Miretti: "La Juve era un obiettivo". Fagioli: "U23 è stata utile per la mia crescita"

Fabio Miretti
Fabio Miretti / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Nicolò Fagioli e Fabio Miretti hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni durante la conferenza stampa di presentazione con la Juventus. I due centrocampisti parlano a tutto tondo: dal percorso di crescita fino al momento in cui hanno "sposato" i colori bianconeri, ecco quanto affermato.

Le parole di Fagioli

Sul percorso: "Dai Giovanissimi alla Primavera, poi l'Under 23 per due anni. Sono tornato dopo l'esperienza alla Cremonese, ora sono stabile in prima squadra".

Sulla scelta: "Non è stato difficile, tifavo la Juve, poi Gigi Milani ci ha accompagnato. Ci portava anche allo stadio, era un sogno". 

Sulla crescita: "Essere qui dall'inizio ci avvantaggia, sappiamo cosa chiede la Juve e possiamo essere d'esempio".

Sempre sul percorso: "Ho avuto la fortuna di allenarmi con tantissimi campioni, tra questi Ronaldo, fortuna grandissima. Ho iniziato a 17 anni, la prima tournée con Allegri e poi 6 mesi con Pirlo. Abbiamo deciso di andare in prestito, è stata la scelta azzeccata, ho trovato minutaggio e spazio". 

Sulla permanenza: "Erano 4-5 anni che facevo su e giù, con la società abbiamo deciso di restare e sono contento. C'era la possibilità del prestito, ma sono rimasto".

Sulla partenza dalla C: "L'U23 è stato importante, è difficile imporsi subito in una prima squadra. Da Primavera a Serie A il divario è ampio. Questo passaggio aiuta i giovani a crescere, per essere più pronti per la prima squadra. Credo sia stata una scelta giustissima".

Nicolo Fagioli
Nicolo Fagioli / Marco Canoniero/GettyImages

Le parole di Miretti

Sul percorso: "Sono qui da bambino, ho fatto tutto il percorso. Nelle ultime stagioni ho fatto l'U19, l'U23, dall'anno scorso ho fatto qualche presenza, fino ad arrivare a quest'estate, sono arrivato poco dopo che la squadra iniziasse il ritiro. Mi sono aggiunto e sono stabile nella prima squadra".

Sulla scelta: "C'era stato l'interessamento del Toro, ma ero grande tifoso della Juve. Il servizio che metteva a disposizione la società, ci passava a prendere, era una comodità per tutti. Io con la mia famiglia abbiamo scelto la Juve".

Sulla crescita: "Essere cresciuti nel settore giovanile ci fa arrivare in prima squadra pronti, sappiamo l'importanza di cosa vuol dire vestire questa maglia, cosa chiede la società, i nostri doveri verso la società. Questione di identità che ci portiamo dentro ormai da anni. Certo che in un contesto come la prima squadra, parlo per me, il mio compito è quello di imparare dai giocatori più esperti, non trasmettere i valori che sapranno già. Quanto faccio io è solo imparare".

Sulle differenze tra la prima squadra e il vivaio: "La cosa più difficile, affrontata lo scorso anno, è stata l'adattamento fisico, che può essere dal punto di vista della forza e della velocità, della tecnica, i livelli sono diversi in U19 e U23. Un aspetto che m'ha messo in difficoltà è stato quello psicologico. Doversi abituare ad allenamenti e partite con la prima squadra, passando anche dalle partite con U23 e u19. Ritmi diversi e difficoltà diverse".

Sui modelli: "Nedved era il mio idolo, il nostro vice presidente. Man mano, sono cresciuto e ho cambiato ruolo, quindi il mio punto di riferimento è De Bruyne".

Sull'essere alla Juve: "Un sogno. Negli anni è diventato un obiettivo, aver raggiunto quest'obiettivo è motivo d'orgoglio. A volte non ti accorgi della fortuna che hai, della società che ti mette a disposizione e lo sottovaluti. Se ti fermi a pensare alla fortuna che hai, ti senti orgoglioso di tutti i sacrifici fatti durante gli anni. Essere qui è motivo d'orgoglio. Il prestito? Non so, sono rimasto qua, le mie forze e il mio pensiero è concentrato alla Juve, sono felice di essere qui".