Milan, Pioli tecnico e Rangnick DT: chiave di volta o soluzione forzata?

AC Milan v Bologna FC - Serie A
AC Milan v Bologna FC - Serie A / Marco Luzzani/Getty Images
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Ieri sera, il Milan ha proseguito la sua striscia positiva, annientando 5-1 il Bologna di Sinisa Mihajlovic. Con quella di ieri, infatti, i rossoneri sono arrivati a sei vittorie e due pareggi da quando è ricominciato il campionato. Prestazioni e punti che hanno riportato i ragazzi di Pioli a sperare di raggiungere la quinta posizione, la prima dopo quelli validi per la Champions League e che manderebbe il Milan direttamente ai gironi di Europa League, senza passare dai preliminari. Una rimonta che sta inducendo la dirigenza rossonera a ripensare alla posizione di Pioli.

Fino a qualche settimana fa, infatti, l'allenatore ex Fiorentina sembrava destinato a chiudere la stagione e salutare. D'altronde che Ralf Rangnick sia l'uomo scelto da Gazidis per guidare il Milan a partire dalla prossima stagione, è, ormai da mesi, come si suol dire, il segreto di Pulcinella. In questi giorni, invece, secondo alcune indiscrezioni, la dirigenza del Diavolo starebbe pensando di tenere Pioli anche il prossimo anno, senza, tuttavia, rinunciare all'ex dirigente della Red Bull.

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FBL-AUT-TIPICO-BUNDESLIGA-SALZBURG-GRAZ / BARBARA GINDL/Getty Images

L'idea, infatti, sarebbe quella di lasciare il tecnico italiano in panchina e far agire Rangnick da direttore tecnico, almeno per una stagione. Una soluzione che, a pensarci bene, permetterebbe al tedesco di ambientarsi con calma nella nuova realtà, capire il calcio italiano, le sue dinamiche, confermando, nel frattempo, un allenatore che sta facendo molto bene, che ha plasmato la squadra e con cui è schierato l'intero spogliatoio.

Da non sottovalutare, inoltre, che la stagione 2020/2021 avrà inizio il 12 settembre e, dunque, ci sarebbe poco tempo per attuare una rivoluzione tecnica. A sostegno di questa tesi, infine, c'è da ricordare come lo stesso Rangnick non sarebbe nuovo a una soluzione del genere. Al Lipsia ha spesso agito da direttore tecnico, guardando dall'alto il lavoro di Hasenhuttl o, più recentemente, quello di Nagelsmann.

Soluzione perfetta, quindi? Non proprio. Tanto per cominciare, se è vero che l'ormai ex dirigente della Red Bull abbia sovrinteso i lavori di altri tecnici, è anche vero che gli allenatori erano stati scelti da lui in persona. In questo caso, invece, a Rangnick sarebbe imposto Pioli, il quale, a differenza di Hasenhuttl e Nagelsmann, non condivide la stessa idea di calcio del tedesco. L'ex Schalke 04, infatti, vuole impostare, come in tutte le sue squadre, un tipo di calcio dinamico, veloce, 'alla Klopp' per intenderci. Un calcio a cui Pioli si potrebbe anche adattare, ma che, comunque, non corrisponde per natura alla sua idea di gioco e che equivarrebbe a un'invasione di campo.

AC Milan v Bologna FC - Serie A
AC Milan v Bologna FC - Serie A / Jonathan Moscrop/Getty Images

Non solo la tattica, inoltre. Il calcio di Rangnick è fondato anche, e soprattutto, sulla forte presenza di giocatori giovani e promettenti da far sbocciare. Con lui nelle vesti di allenatore e dirigente, d'altronde, sono cresciuti calciatori del calibro di Manè, Firmino, Werner e Upamecano. Un'altra condizione che mal si concilia con Pioli. Non è un caso, infatti, se il Milan abbia cominciato a carburare quando sono arrivati giocatori un pò più esperti quali Ibrahimovic e Kjaer e che i calciatori che meglio stanno facendo durante la sua gestione siano Rebic, Kessiè e Calhanoglu, che hanno dai 24 anni in su. Eccezion fatta per Theo Hernandez e Bennacer, tra l'altro, i giovani stanno faticando con lui. Pensiamo soprattutto a Paquetà e Leao.

Infine, poi, c'è da considerare che, se lo spogliatoio è dalla parte di Pioli, molti componenti di quest'ultimo potrebbero partire. La scelta di affidare tutto nelle mani di Rangnick, d'altronde, presuppone una rivoluzione totale anche, e soprattutto, per quanto concerne la rosa. Una soluzione, quella che porterebbe i due a coesistere, dunque, non solo imperfetta, ma anche forzata. Se si è scelti il progetto Rangnick, d'altronde, non si cerchino compromessi deleteri.


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