Dalot: "Ibra il padre di tutti. Se vinciamo le ultime 10 partite vinciamo lo Scudetto. Tra 4 anni grande Milan"

Diogo Dalot
Diogo Dalot / Alessandro Sabattini/Getty Images
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Diogo Dalot, terzino del Milan ma di proprietà del Manchester United, arrivato in prestito in Italia, ha parlato ai microfoni di O Jogo. Il giocatore ha parlato della sua esperienza italiana ma anche del futuro, prima dell'Europeo Under 21.

Europeo?

"Tutti vogliono vincere e noi non facciamo eccezione. Capisco le aspettative dei portoghesi, ma abbiamo tre partite molto difficili davanti, perché a questo livello non ci sono partite facili. Nelle qualificazioni abbiamo battuto alcune squadre che chiaramente non erano al nostro livello, ora non sarà così. Ci sono squadre molto forti, a cominciare da Inghilterra, Croazia e Svizzera che fanno parte del nostro girone. Direi anche Francia, Italia e Spagna. Quasi tutte le squadre hanno giocatori di altissimo livello".

Ibrahimovic?

"E' il padre di tutti. Ci sono poche cose che non possiamo imparare. Tutto quello che fa, il modo in cui affronta le partite, l'allenamento, la preparazione all'allenamento, il post-allenamento ogni giorno… È incredibile, è come se avesse 20 anni. Se a 39 anni, con quello che hai vinto, con tutto quello che hai fatto, mantieni questa fame e convinzione di giocare, io, che sto iniziando la mia carriera, che voglio giocare al suo livello, vincere quello che ha vinto lui, giocare le partite che ha giocato, non dovrei pensare allo stesso modo? Fuori dal campo è esattamente la stessa persona che è dentro. È una persona normale, ama giocare, stare con i suoi compagni, parlare. E poi c'è il lato Zlatan. Detto così è perfetto, perché tutti capiranno. Quel lato che solo lui ha. È difficile per qualcuno essere come lui".

Gli obiettivi?

"Onestamente, l'obiettivo a questo punto deve essere partita per partita. Due mesi fa, quando eravamo primi, era per mantenere le distanze, anche se era naturale pensare che l'Inter si stesse avvicinando. A questo punto è importante vincere la prossima partita, fare il nostro. Credo che se vinciamo le 10 partite che restano, vinceremo il campionato, ma sappiamo che è difficile e dobbiamo pensare partita per partita, pensare con calma e poi, ovviamente, aspettare che sbaglino e ci diano quell'opportunità. Tutti sanno che l'obiettivo principale del club è garantire la Champions, ma vorremmo sognare di più, perché abbiamo dimostrato in questa stagione che possiamo lottare per questo".

Diogo Dalot
Diogo Dalot / Alessandro Sabattini/Getty Images

Il futuro?

"Non è il momento di decidere, non ha senso nemmeno pensare a come andranno a finire le cose. Voglio mantenere la stessa linea di pensiero che ho avuto finora, che è concentrarmi sul Milan, per poter giocare e per poter aiutare la squadra fino alla fine della stagione. Poi vedremo, a seconda di ciò che è meglio per tutte le parti. Devo stare tranquillo, fare quello che ho fatto finora e cercare ogni giorno di aiutare questo grande club che mi ha dato quello che cercavo in questa stagione: avere abbastanza minuti. Fino alla fine della fase a gironi di Europa League, ho sempre giocato una partita a settimana. A gennaio ho giocato cinque o sei partite di fila, cosa che non accadeva da molto tempo. Ma, più importante di questo, da quando sono arrivato non c'è stata una partita in cui non fossi disponibile. Fisicamente ero pronto, questo per me vale molto, soprattutto rispetto all'anno scorso, quando purtroppo ho avuto due infortuni che mi hanno tenuto a parte".

Il progetto Milan?

"Se in questa stagione facciamo qualcosa di importante, soprattutto la qualificazione alla Champions, credo sia un bel passo, il primo per riportare il Milan sulle vette che merita. C'è qualcosa da costruire, diverso dagli ultimi anni. Sebbene molte persone non conoscano questi giocatori, tra 4 o 5 anni smetteremo di essere giovani e sconosciuti e se in quel periodo il club avrà costruito una palmarés si potrà iniziare a paragonarci alle squadre che il Milan aveva in altri tempi". 

Chi ti ha impressionato di più?

"Quello che più mi ha impressionato è Bennacer, centrocampista. Lo conoscevo già, ma sono rimasto più impressionato dopo essermi allenato e aver giocato con lui. È fantastico per il suo corpo, perché tutti conosciamo il pregiudizio che esiste oggi con i giocatori della sua statura [1,75 m], ma ha un'incredibile capacità di usare il suo corpo con intensità, aggressività e qualità. E ha un sinistro fantastico. Spero che un giorno diventi uno dei migliori giocatori del mondo, ha tutto per farlo".

Leao?

"Lo conosco dall'età di 14/15 anni e senza dubbio mi ha facilitato l'adattamento. Stare con lui ogni giorno ha aiutato nell'integrazione ed è stato bello condividere con lui lo spogliatoio ancora una volta. La sua abilità calcistica è evidente, non ci sono dubbi. Il resto dipende da lui, dalla volontà in certi momenti, dal lavoro che mette in campo durante la stagione. Ha fatto una stagione fantastica, ha tutte le carte in regola per essere un grande giocatore, uno dei riferimenti del nostro Paese. Spero sinceramente che la sua testa rimarrà sempre concentrata sull'essere il miglior giocatore possibile, sull'essere la migliore versione di Rafael Leão, deve ancora arrivarci, ma credo che ne sia consapevole e voglia lavorare per questo".


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