Il Milan uscirà ridimensionato dopo la sconfitta nel Derby?

Zlatan Ibrahimovic
Zlatan Ibrahimovic / Jonathan Moscrop/Getty Images
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Difficile metter da parte e dimenticare quanto di buono costruito e fatto intravedere dagli uomini di Pioli sino ad oggi, anche dopo una sconfitta come quella cocente e pressoché irrimediabile contro l'Inter, nel Derby. Difficilissimo, vero, ma i numeri sono sotto gli occhi di tutti e, proprio per questo motivo, non si può che parlare di un Diavolo diverso, ferito, meno aggressivo e ruggente del solito, non solo nei big match ma anche contro compagini tecnicamente inferiori e ben più che alla portata, almeno sulla carta.

Non godiamo più di un Milan in grado di rovesciare i favori del pronostico, di emergere dalle difficoltà ed impressionare per gol siglati e prestazioni offerte: anzi, notiamo un Milan arrendevole, spesso abulico, fuori dalla partita e distratto.

NUMERI 2021

Srdjan Stevanovic/Getty Images

Ed a proposito di numeri, il 2021 racconta di un Milan che sembra aver effettuato il più classico dei testa-coda: nei tredici match disputati tra Serie A, Coppa Italia ed Europa League, la squadra guidata da Ibrahimovic ha messo assieme quattro sconfitte in campionato sulle nove gare disputate, un pareggio (poi tramutatosi in vittoria ai supplementari) ed una sconfitta in Coppa Italia (Torino e Derby) ed un pari in Europa, contro lo Stella Rossa ed in superiorità numerica. Un trend paradossalmente negativo, dalle complicazioni più fisico-mentali che di classifica: fino alla scorsa giornata, infatti, i rossoneri avevano mantenuto il primato di Serie A tanto orgogliosamente osannato e raggiunto a cavallo tra 2020 e 2021, disputando un torneo ordinato, fatto di prestazioni ed atteggiamenti incoraggianti e positivi, non soffrendo mai pressioni mediatiche e, appunto, di graduatoria.

Ora, al contrario, il Milan sembra alle corde: solo 13 gol fatti nelle ultime 9 partite di Serie A, con una media decisamente inferiore rispetto, per esempio, ai mesi di Novembre e Dicembre, quando disputando lo stesso numero di match i rossoneri siglavano la bellezza di 20 gol (media di 1,4 e 2,2 a partita): che cambiamento!

CALENDARIO

Milan-Inter, Calhanoglu
Milan-Inter, Calhanoglu / Soccrates Images/Getty Images

E se Pioli ed il suo staff credessero mai che il periodo di difficoltà sia ormai alle spalle, verrebbero immediatamente smentiti da un calendario irto di pericoli, curve insidiose e pochi rettilinei verso la riconquista della vetta: nella settimana che segue il tracollo del Derby, i rossoneri dovranno affrontare il ritorno dei sedicesimi di Europa League, contro la Stella Rossa - a Milano - e successivamente un vero e proprio scontro diretto per un posto in Champions e per la testa del campionato, contro la Roma di Fonseca. E non finisce qui, perché nel bel mezzo di Sanremo (dove presenzierà il totem Ibra) ci saranno la partita infrasettimanale contro l'Udinese (3 Marzo) e l'insidiosa trasferta di Verona (7 Marzo) ad aprire un mese di Marzo che metterà di fronte ai rossoneri anche il Napoli di Gattuso (14 Marzo).

E se il traguardo ottavi di finale di Europa League dovesse essere centrato (obiettivo numero uno tanto per aumentare gli stimoli mentali che per proseguire in Europa), il Milan dovrà giocare andata e ritorno di questi rispettivamente 11 e 18 Marzo. Insomma, tanto della stagione dei rossoneri, dopo la debacle di La Spezia e del Derby, dipenderà dalla prima metà del mese prossimo, dopo il ritorno europeo e la trasferta di Roma.

COSA MANCA

Milan-Inter, Pioli ed Ibrahimovic, che esce per infortunio
Milan-Inter, Pioli ed Ibrahimovic, che esce per infortunio / Jonathan Moscrop/Getty Images

Ma dove sta mancando il Milan? Quale meccanismo del giochino tecnico-tattico dei rossoneri può dirsi e/o sembrare rotto? E come si potrebbe aggiustare?

Parto dall'ultima domanda per rispondere circa a tutte quante: il Milan può iniziare adesso a risentire della pressione mediatica, di classifica, degli avversari che continuano la loro rincorsa al titolo e quindi, ora più che mai, servono le stesse armi con cui Pioli aveva risollevato il Diavolo dai bassifondi di classifica nella stagione 2019-20: mentalità guerriera, grande umiltà ed una professionalità fuori dal comune. Il Milan deve tornare a macinare chilometri e gioco prima ancora che gol e spettacolo, deve paradossalmente ritornare ad essere meno spumeggiante ma più cinico e preciso sotto-porta, poggiando sempre su Zlatan Ibrahimovic ma usufruendo della leggiadra spensieratezza di giovani e carismatici come Leao, Kessie, Theo e Saelemaekers su tutti.
Chi è tornato da Covid ed infortuni non sembra essere più lo stesso giocatore della prima parte di stagione, dicasi quindi per un Ante Rebic che appare altalenante ed indisponente, per un Calhanoglu alla ricerca della forma e della vivacità perduta ed un Simon Kjaer che ieri non è per nulla apparso quell'umile baluardo difensivo che tutti abbiamo apprezzato di recente.

Manca anche l'equilibrio e la qualità di Bennacer, certo, ma tutti ora devono dare quel qualcosa in più: il tempo per riprendere forza, consapevolezza e vetta della classifica c'è tutto, ma serve l'ausilio tecnico-tattico di tutti i giocatori chiamati in causa. E prima d'ogni altra cosa, questi devono aver fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità, facendo un passo indietro e mettendosi a testa bassa. Allora sì che il Diavolo tornerà on fire.


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