Matri annuncia il ritiro: "Andare via dal Milan una pugnalata. La Juve la donna di cui mi sono innamorato"
Alessandro Matri annuncia il ritiro dal mondo del calcio. Il centravanti ha rescisso il contratto con il Brescia a gennaio e non avendo ricevuto offerte importanti e non avendo più gli stimoli giusti, ha deciso di appendere le scarpe al chiodo. Ospite di Casa Sky Sport, l'attaccante ha ripercorso le tappe della sua carriera. Ecco le sue dichiarazioni riportate da CalcioNews24.com.
Il primo Scudetto con la Juve?
"Sono ricordi indelebili, è impossibile non emozionarsi. Sono già passati otto anni, sembrava ieri. È stata la mia annata migliore, non ho risentito del cambio di squadra a gennaio. Sono stato tre anni a Cagliari, poi mi sono trasferito alla Juventus sentendomi subito a casa. Tanto da segnare nove gol in sedici partite. Non ho rimpianti, ma mi sarebbe piaciuto giocare qualche partita in più in bianconero".
Futuro?
"Ho realizzato i miei sogni. Quando mi sono affacciato al calcio professionistico, mai avrei pensato di fare una carriera simile. Ora ho risolto con il Brescia, però credo di smettere col calcio. Ho preso questa decisione dopo aver visto com’è andata la stagione. In più sono venuti a mancare alcuni stimoli. Non ha senso di restare in una piazza dove non posso dare molto. E le richieste erano poche. Mi mancheranno le abitudini, ma ho preso coscienza, solo un’occasione importante mi avrebbe fatto ripartire".
Milan e Juve?
"Era la realizzazione di un sogno, la mia mamma calcistica. La Juventus invece è la donna di cui mi sono innamorato. Andò male, volevo dimostrare il mio valore. Mi sono autocaricato di responsabilità senza sapere reggere le pressioni. Andare via fu una pugnalata, chiesi a Galliani di cedermi. Mi sentivo male non potendo dare il mio contributo".
Esultanza?
"È nata con Andrea Lazzari durante un periodo in cui giocavamo poco. È una frase volgare diretta a chi ci criticava".
Il gol più bello con la Juve?
"Quello in Coppa Italia contro contro la Lazio. Ci ha permesso di conquistare il decimo trofeo. Ma ho fatto anche altri gol importanti, come ad esempio quello al Milan ma si parla solo del gol-non gol di Muntari, poi il gol dell'1-0 nel primo Inter-Juve".
Cagliari?
"Avevo 24 anni e un’ambizione. I tifosi non hanno apprezzato il cambiamento di maglia".
Gli allenatori?
"Allegri è il mio padre calcistico, l’ho avuto a Cagliari, Milano e Torino. Mi ha sempre trasmesso fiducia e mi ha permesso di rendere al meglio. È il numero uno perché non adatta i giocatori alla sua idea di calcio, ma sfrutta le qualità dei calciatori a disposizione. Ho avuto anche la fortuna di allenarmi con Conte, un fenomeno. Con De Zerbi ho coltivato un rapporto di guerra e amore".
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