Mateo Retegui spiega la sua situazione contrattuale, parla del futuro e dell'Italia

Mateo Retegui
Mateo Retegui / Claudio Villa/GettyImages
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Mateo Retegui ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. L'attaccante italo-argentino, recentemente entrato nella cronaca sportiva italiana per la convocazione con la maglia azzurra e per i due gol messi a segno contro Inghilterra e Malta, sogna un futuro in Serie A. Nella lunga chiacchierata con la rosea ha parlato dei suoi idoli, della sua situazione attuale al Tigre, del suo futuro - probabilmente in Europa - e anche, naturalmente, della nazionale.

Il suo passato e i suoi i idoli
"Prima di giocare a calcio, giocavo a hockey. Devi correre tutto il tempo e devi dare una mano in ogni zona del campo. Il calcio è uno sport di squadra e credo molto in questo concetto. Mi sento un giocatore più completo e la pressione non mi fa paura. Ammiro e seguo tanti giocatori: Haaland del Manchester City è uno di quelli, un numero 9 letale. Poi mi piacciono Lewandowski, Ibrahimovic. Sono tutti dei grandi leader".

La situazione contrattuale in Argentina
"Ho un contratto con il Tigre per due anni, ma il Boca Juniors lo scorso novembre aveva l'opzione per riprendermi. Non si è fatto sentire nessuno. A fine dicembre ho parlato con il mio allenatore dicendogli che il Tigre per me è più di un club e che sarei voluto rimanere, a meno di un'offerta irrinunciabile per il club dall'estero. A gennaio l'allenatore - di allora - del Boca Juniors mi ha detto che era pronto a riprendermi già questa stagione, ma io avevo dato la parola al Tigre. Per rispetto della società avrei accettato solo di andare all'estero. Qui in Argentino ci sono tutte le mie radici, per il momento... perché il futuro potrebbe essere in Europa".

Il suo futuro (probabilmente) in Europa.
"Il presidente mi ha detto che a luglio potrebbe essere che io venga ceduto. A me piace l'idea, è un sogno giocare nei più grandi club d'Europa. Tifo per tante squadre in Italia. Con l'Inter non c'è niente di concreto e non so cosa stia succedendo. Papà si sta occupando del mio futuro, io ho la testa al 100% sul Tigre. Non so se sia vero il derby di mercato per me. Mi piacerebbe molto giocare in Italia, ma è ancora presto. Però sarebbe bellissimo diventare un protagonista del campionato, uno che segna tanti gol. Così come mi piacerebbe segnarne tanti altri anche con l'Italia, una delle nazionali più importanti della storia".

La chiamata della Nazionale
"A inizio anno stavo tornando a casa da un allenamento e mio padre mi chiama per dirmi che aveva una bella notizia. Mai mi sarei immaginato una notizia del genere, nemmeno nel più bello dei sogni avrei potuto pensare di giocare per l'Italia, a Napoli, nello stadio che porta il nome di Diego Armando Maradona. È stato stupendo debuttare con gli azzurri in quello stadio. Bellissimo! Avrei solo voluti vincere, sarebbe stato il debutto perfetto. Appena papà mi ha detto che Mancini mi voleva io ho detto subito sì, non c'era molto da pensarc.. Non ho parlato con Mancini prima di venire in Italia, lo ha fatto mio padre. Poi con il mister ho parlato molto a Coverciano, soprattutto di tattica e di come lui intende giocare. Devo ringraziare tutti, dallo staff ai compagni che mi hanno accolto e fatto sentire a casa. Ho provato a sfruttare al massimo ogni giorno per conoscere l'ambiente e per capire meglio il calcio europeo. È diverso da quello argentino: più veloce, dinamico, intenso. Si adatta a me e mi piace! So che adesso c'è tanta aspettative su di me, quindi devo prepararmi ancora meglio a livello fisico e mentale in caso di nuova chiamata dall'Italia. Sto studiando la lingua: in realtà la capisco perfettamente e la parlo già, ma sono un perfezionista e mi vergono a farmi sentire fino a che non la parlerò davvero bene. Lo stesso per l'inglese. Spero di esserci il 15 giugno contro la Spagna in Nations League, ma è Mancini a deciderlo".