Marotta: "Zhang ha versato 800 milioni nell'Inter. La tecnologia può darci una mano"
Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, ha rilasciato delle dichiarazioni a margine dell'evento di presentazione della ricerca "Brave New Sport" di Infront Italia. Il dirigente nerazzurro ha toccato diversi temi quali il Var e i big data per la scoperta di giovani talenti, oltre a spiegare le differenze tra una proprietà italiana e una straniera. Ecco quanto affermato.
La premessa: "Vorrei fare una premessa: sono un dirigente datato, quando ho iniziato era un calcio romantico con mecenati, che prendevano a cuore le sorti del club che gestivano. Questo è il calcio che ho iniziato a fare, un calcio che mi ha portato indietro nel tempo: per dimostrare come è cambiato dico che allora l'innovazione principale fu la moviola negli anni '60. Poi gradualmente si è passati alla tecnologia: le società non erano più con il mecenatismo al centro ma sono diventate modello di business, dove bisogna rispettare concetti di innovazione e sostenibilità. Oggi il focus del dibattito rappresenta questo concetto", riporta Calciomercato.com
Sui big data per lo scouting e il Var: "Nell'ambito calcistico è evidente che la tecnologia ci può dare una mano:oggi abbiamo a che fare col VAR, che non è un'attività tecnologica che debella gli errori ma li limita. C'è la goal line Technology e poi la parte che riguarda l'aspetto agonistico: analisi, algoritmi,match analysis. Noi come Inter abbiamo al nostro interno, se consideriamo la filiera, circa 20 match analisti. E poi c'è l'aspetto dello scouting: prima si andava solo a vedere le partite dal vivo, oggi c'è un'organizzazione che può stare in una stanza e attraverso strumenti può seguire l'evento e cercare i talenti futuri. Anche un dirigente come me ha l'obbligo di adeguarsi, sono le esigenze di cercare la sostenibilità: attraverso il digitale ci sono tante innovazioni. Racconto un piccolo aneddoto: Umberto Saba ha descritto il gol da parte del portiere che lo ha subito, oggi col cellulare vedi il gol del Napoli anche se stai andando allo stadio a Barcellona".
Sulle differenze tra una proprietà italiana e una straniera: "Se la domanda è riferita al passaggio Juventus-Inter,la Juve ha una proprietà che dura da cent’anni e crea valori aggiunti che è difficile avere da altre parti, come l’appartenenza e la programmazione. All’Inter sono cambiate in otto anni tre proprietà, quindi c’è stata un’instabilità che ha determinato una fatica maggiore. Ma bene che siano arrivate le proprietà straniere, perché hanno dato sostenibilità a club come Inter e Milan. La famiglia Zhang ha profuso sforzi notevoli versando 800 milioni nell’Inter, che non è poco. Poi bisogna saper creare una squadra vincente, anche dietro le quinte col management".
Sulle innovazioni: "Qui tutti i processi innovativi vanno considerati, all’Inter per esempio abbiamo Performance Lab che aiuta a migliorare l’attività agonistica di un calciatore, diventato ormai più un atleta. La tecnologia aiuta a migliorare le performance: nell’atletica i record ormai vengono bruciati di continuo perché ci si allena molto meglio rispetto al passato. Oggi la visione dell’atleta è diversa grazie anche alla nuova visione scientifica della quale ormai gode qualunque atleta, anche sul piano psicologico. Quando ho iniziato a 15 anni avevamo il calzolaio vicino allo spogliatoio per sistemare i tacchetti, oggi abbiamo figure come nutrizionisti e psicologi. Il gioco del calcio rimane comunque fondamentale, se consideriamo una società di calcio come una entertainment company lo spettacolo va garantito comunque. Ne va del risultato finale".
Sull'engagement dei tifosi: "Sì, è normale innovare. Dobbiamo capire cosa vuole il nostro tifoso-cliente, anche se magari il tifoso si sentirà offeso da questa definizione visto che il tifo è visto come una religione. Dobbiamo però essere molto attenti a quelle che sono le esigenze delle nuove generazioni. Nei primi anni Duemila avevi due broadcaster e l’evento era la partita; oggi la partita non attrae come prima, al punto che ora vogliamo diversificare il nostro prodotto con attenzione al nostro interlocutore. È normale che i social e i token devono essere attenzionati, è una evoluzione strutturale dell’azienda: oggi l’organigramma di un club è di due pagine nell’album Panini, si creano profili nuovi nelle società di calcio. Prima c’erano ex calciatori, oggi siamo società di intrattenimento e i profili devono essere nella logica che il mercato chiede".
Sul futuro dello sport: "Chiaro che la tecnologia avrà un ruolo importante, ma lo spettacolo è parte fondamentale del nostro business e quindi sarei per migliorare il livello dello spettacolo offerto, che negli ultimi anni, parlando di calcio italiano, è retrocesso. Auspico che la tecnologia possa aiutarci a gestire meglio le aziende".
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