Marcel Desailly, intelligenza tattica ed umanità: il battesimo perfetto
Storia particolare, toccante e ricca di colpi di scena quella di Odonkey Abbey, meglio conosciuto da tutto il mondo calcistico come Marcel Desailly, ex centrocampista di Nantes, Milan e Chelsea. Storia, dunque, da narrare all'interno del nostro settimanale, con dedica speciale al centrocampista francese che tanto ha entusiasmato, emozionato e fatto divertire gli amanti di calcio e non solo. Riviviamo la carriera di Desailly, il gigante buono dalle origini ghanesi che, a modo suo, ha rivoluzionato il proprio modo di stare in campo, guadagnandosi negli anni la maglia numero 8 e, quindi, la nostra attenzione.
Marcel Desailly nasce ad Accra, in Ghana, il 7 settembre 1968 e prima di ricevere il nome tramite cui tutti noi lo conosciamo oggi, egli era Odonkey Abbey. La madre sposò il console francese Marcel Louis Desailly che, per allargare la fama della propria famiglia ed affidarle un taglio maggiormente francese, decise di ribattezzare il piccolo Odonkey nel celebre Marcel, Marcel Desailly. A differenza di alcuni numeri 8 descritti nelle settimane scorse, Marcel non si appassiona al mondo del calcio tramite la figura del padre o del patrigno francese, ma ringrazia ed osserva le gesta del fratello Seth, che a 22 anni gioca in pianta stabile nel Nantes campione di Francia. Purtroppo, nel novembre 1984, proprio Seth perse la vita in un incidente d'auto ed il piccolo Marcel, appena 16enne, apprese la tragica notizia dal migliore amico, Didier Deschamps (proprio quel Deschamps!); da una parte lo shock, dall'altra un'incredibile voglia di rivalsa, ambizione, vendetta per la scomparsa del fratello maggiore da cui stava imparando, imitandolo e seguendolo ovunque assieme alla famiglia.
Ha inizio da qui la celebre carriera di Desailly: dal 1986 al 1992 veste la casacca dello stesso Nantes in cui era stato protagonista il fratello, convincendo ed incantando nel ruolo di stopper anche la dirigenza del Marsiglia, che lo acquista. Trascorre presso l'OM un anno e mezzo breve, ma intensissimo e ricco di soddisfazioni: si piazza di prepotenza al centro del reparto difensivo, proteggendo un giovane Barthez tra i pali e precedendo il compagno Deschamps, ritrovato nella città del Vecchio Porto, distinguendosi come perfetto numero 6 (aspettate...). Non solo: il Marsiglia di quegli anni è squadra blasonata, forte, solida, importante e trionfa sia in Ligue 1 sia nella prima edizione della rinominata Coppa dei Campioni, in finale contro il Milan. Marcel Desailly, a soli 25 anni, si laurea campione d’Europa, neutralizzando con maestria il cigno di Utrecht Van Basten ed il Pallone d’Oro Jeanne-Pierre Papin, ma anche facendo spalancare gli occhi al D.S. rossonero Ariedo Braida, che contatta il presidente Berlusconi e lo convince ad acquistare il giocatore francese.
Acquistato per 10,7 miliardi di lire, Desailly arriva a Milano in punta di piedi: non solo i 3 slot di stranieri lo vedono ultimo nelle gerarchie, alle spalle di Van Basten, Savicevic, Boban, Laudrup e Papin stesso, ma anche la difesa, suo reparto di gioco, appare stracolma di talenti e veri e propri maestri del settore, come Baresi, Costacurta, Tassotti e Maldini. Insomma, non sembra esserci spazio per Marcel, che intanto esordisce il 21 novembre 1993 con la maglia rossonera, a Napoli, per poi dar seguito alle sue buone prestazioni nel corso della stagione. Capello, infatti, ne legge le doti in fase di interdizione prima ed impostazione poi, provandolo 10 metri più avanti rispetto al suo ruolo originario: ne nasce un centrocampista perfetto, di rottura e talento, di quantità e qualità. Battesimo vincente quello di Don Fabio, che fa di Desailly un numero 8 di spessore ed uno dei centrocampisti difensivi più forti del panorama mondiale del tempo, ma anche della storia. Nella stagione 1993-94, inoltre, il Milan alza il Double, vincendo sia la Serie A sia la Champions League, in finale contro il Bracellona, permettendo a Marcel di far parte di quel ristretto novero di giocatori che hanno vinto due competizioni internazionali consecutive.
Se questa è stata la prima stagione di Desailly al Milan, non si immaginano le restanti quattro, giusto? In realtà, queste non andarono esattamente secondo pronostici: i successivi quattro anni del francese al Milan furono contrassegnati da due cocenti sconfitte, quindi le due in finale di Coppa Intercontinentale ('93 e '94) e quella in finale di Champions League contro l'Ajax ('96), ma anche dalla vittoria del suo secondo Scudetto in maglia rossonera (trofeo col quale si chiuderà il proprio ciclo italiano). 186 presenze in cinque stagioni: poca roba? Non esattamente, se si considera che Desailly le giocò tutte quante da titolare, come perno centrale, tanto da mediano di rottura quanto da regista dai piedi buoni: binomio e caratteristiche perfette, su cui posarono attenzione gli occhi di un certo Sir Alex Ferguson. Sembrava fatta per il francese in Inghilterra, direzione Manchester, ma così non fu. Il francese atterrò sempre in patria inglese, certo, ma fu più semplice del previsto scegliere lo spogliatoio di mister Gianluca Vialli, che sedeva allora sulla panchina del Chelsea.
In maglia Blues, Desailly mette in mostra ancora una volta orgoglio, carattere, mentalità esperta: capisce che a trent'anni il fisico non lo supporta come prima, non gli permette di sgroppare e rincorrere chiunque. Ed ecco, allora, una seconda esperienza da numero 6: retrocessione sulla linea difensiva, non disdegnando mai sortite in avanti e, soprattutto, forgiando una promessa come il John Terry che tutti abbiamo ammirato negli anni a venire. Dalla stagione 1998-99 alla stagione 2003-04 Marcel trionfa ancora, guadagnandosi l'affetto dei tifosi del Chelsea e, non da meno, la fascia di capitano, con cui guiderà i compagni in ben 94 partite sulle 222 giocate con la maglia blu di Londra addosso. Non solo, alza al cielo una Coppa d'Inghilterra ed una Charity Shield, per poi lasciare la fascia allo stesso Terry durante la stagione 2003-04, appunto la sua ultima. Il 2004 è anche l'anno in cui dirà stop alla Nazionale francese, dopo 116 presenze e 6 gol, dopo aver vinto due Confederations Cup, un Mondiale ed un Europeo (quello del 2000, ce lo ricordiamo bene purtroppo).
"Se parli troppo la gente si abitua e dopo non fa più effetto. Io parlo solo quando c’è qualcosa d’importante da dire."
Viene racchiusa in questa frase l'essenza, l'umanità e l'umiltà di un giocatore indiscutibilmente tra i più a cuore ed amati del proprio tempo, in un connubio ancora una volta perfetto tra la forza fisica, mentale e tecnica del calciatore professionista e la professionalità, diligenza e generosità dell'uomo. Le parole di Marcel, cresciuto nel ricordo del fratello scomparso, non possono far altro che far riflettere i calciatori e gli appassionati di sport tutti, in un'epoca, quella moderna, che gode sempre meno di queste mentalità umili ed al tempo stesso vincenti.
Ebbene sì, Marcel Desailly fa parte della nostra dedica ai numeri 8 più forti di sempre anche per la propria bontà, la propria applicazione, l'ostinato coraggio di proseguire e migliorarsi nonostante tutto ed infine, dulcis in fundo, la sua duplice, storica ed esemplare trasformazione: da Odonkey Abbey a Marcel Desailly, da difensore centrale a centrocampista. Grazie!
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