Maradona raccontato da Burdisso: "Non lo ringrazierò mai abbastanza. Era il mio eroe"
La morte di Diego Armando Maradona ha colpito tutto il mondo, ma più in particolare i napoletani, che con lui sono riusciti a vincere in Italia ed Europa, e agli argentini, che possono vantare il calciatore probabilmente più forte di sempre. E proprio un argentino, Nicolas Burdisso (ex difensore in Italia di Roma, Inter e Torino), ha raccontato ai microfoni di Calciomercato.com il "suo" Maradona, quello che lo ha allenato in Nazionale Albiceleste tra il 2008 e il 2010, tra ricordi e aneddoti.
Qual è stato il primo pensiero quando ha saputo della morte di Maradona?
"Tristezza. Molta tristezza. Anche se chi conosceva le sue problematiche sapeva che prima o poi sarebbe potuto succedere".
Cosa rappresentava per un argentino?
"Il tutto. Il mondo conosce il calcio argentino grazie a Maradona, così come oggi succede con Messi. Tutti sappiamo che con Diego è morta una parte d'Argentina. Una parte nostra. E' proprio così".
Quand'è stata l'ultima volta che l'ha sentito?
"L'anno scorso, quando lui ha voluto conoscere Daniele De Rossi appena arrivato al Boca. Siamo andati a casa sua e abbiamo parlato per diverse ore. Quel giorno Diego stava davvero bene, abbiamo passato un pomeriggio bellissimo".
E' vero che una volta ha ricevuto una chiamata di Diego a casa?
"Sì, non lo dimenticherò mai. Era il 2004, mia figlia aveva un problema di salute e Maradona mi chiamò per darmi tutto il suo sostegno. Prima di quel giorno l'avevo salutato diverse volte quando veniva a vedere il Boca, ma nulla di più".
Ci parli del Maradona ct dell'Argentina
"Era un carismatico, con idee molto, ma molto precise. Sicuramente aveva bisogno di persone che lo aiutassero nel suo lavoro, ma a livello tattico tirava fuori intuizioni e colpi di genio. Nonostante fosse Maradona, conosceva tutti i giocatori nei minimi dettagli. E questo per un allenatore non poteva che essere un aspetto positivo".
Da ex attaccante le svelava qualche segreto su come difendere meglio?
"Ci dava molti consigli sui tempi di gioco: quando uscire, quando non farlo, perché era meglio un movimento rispetto a un altro... Era molto preciso quando spiegava una cosa, e lo faceva con tutta la squadra. Non è una caratteristica così scontata tra gli allenatori, lui in questo era fantastico".
Ci racconta qualche aneddoto di quel Mondiale?
"Aveva questa vecchia usanza argentina: la sera prima di ogni partita, veniva a bussarci, camera per camera, e si fermava a parlare almeno mezz'ora. Io ero in stanza con Walter Samuel, e mi ricordo che rimanevamo a bocca aperta di fronte ai suoi racconti di quando giocava a Napoli, al Barcellona o con la nazionale: Era fantastico. Quando allenavamo la fase difensiva nei i calci piazzati, invece, voleva battere lui le punizioni. E con quel sinistro la metteva ancora dove voleva".
Se avesse la possibilità di mandare ora un messaggio a Maradona cosa gli direbbe?
"Lo ringrazierei. Poi un'altra volta. E ancora, e ancora. Non mi stancherei mai di farlo. Io sono cresciuto con Diego come idolo e come persona di riferimento. Era il mio eroe".
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