Maldini: "Non andiamo a caccia di statistiche da migliorare, ma di successi. Vi spiego i segreti del Milan"
Paolo Maldini, uno degli artefici della rinascita del Milan, ha parlato del club rossonero ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Il dirigente milanista ha parlato degli obiettivi della squadra allenata da Stefano Pioli e non solo. Ecco le sue dichiarazioni.
Si aspettava questi numeri?
"Non andiamo a caccia di statistiche da migliorare, ma di successi. Sinceramente non mi aspettavo una striscia di imbattibilità tanto lunga in campionato, ma avevo già visto i segnali in gennaio, prima che il mondo si fermasse".
Obiettivi?
"Lo dicono i risultati del 2020, che sono oggettivi, ma la nostra stagione adesso si snoda nell’arco di due anni. E non abbiamo un obiettivo prestabilito, il minimo è fare meglio dell’ultima volta. Ci siamo qualificati in Europa League, quindi l’idea è fare di più. Sarebbe assurdo non cercare di andare in Champions League, anche se dalla proprietà non ci è stato dato un input in questo senso. Scudetto possibile? Il Milan sta sognando e non vuole smettere di farlo. Soprattutto, non mollerà. Ai calciatori chiedo sempre di essere ambiziosi. Serve un obiettivo quasi utopistico per arrivare a quello possibile. Chi temo? Dall’Inter mi aspetto una grade crescita, la Juve ha un allenatore giovane e logicamente bisogna assorbire metodi nuovi. Juve, Inter, ma anche Napoli lotteranno per lo scudetto, e noi non ci faremo da parte. Per me non c'è differenza, penso al nostro percorso. Noi andiamo per la nostra strada".
Quanto contano per la squadra Zlatan Ibrahimovic e altri esperti?
"Sono importanti per favorire la crescita e ora siamo più sicuri di quattro mesi fa. Per i giovani, vincere senza Ibrahimovic, Kjaer, altri uomini fondamentali come Bennacer e Rafael Leao è un buon segnale. Favorisce l’autostima".
Leao?
"Pensiamo che abbia un grande talento. Questa scommessa non è soltanto la scommessa del Milan, ma la sua. La qualità c’è ed è enorme".
Saelemaekers?
"Spesso quando ingaggiamo giocatori molti si fanno condizionare dai nomi e dalle squadre di appartenenza. Quella di Saelemaekers è una bella storia, ma all’interno di questo Milan ce ne sono molte. Penso a Theo Hernandez: sembrava che per lui fosse l’ultima possibilità dopo quella sprecata al Real Madrid, ultima chiamata e la risposta c’è stata. Theo è un ragazzo per bene".
Europa League?
"Abbiamo combattuto tanto per giocarla, sarebbe sciocco disinteressarne adesso. Ripeto che ai miei chiedo sempre ambizione ed entusiasmo. Sono le parole chiave. E poi questo è un club speciale".
Progetto Milan?
"I giovani non vanno giudicati, vanno aspettati. Se si vede la qualità, che pensiamo che ci sia, si aspetta. E la sintonia con la proprietà aiuta, c’è un programma che funziona. C’è stata armonia anche nei momenti difficili".
Pioli?
"Ha un ruolo speciale. Porta pacatezza, equilibrio, conoscenza di calcio. Porta sensibilità, però anche intensità. Pacato e non martello? E’ quello che si percepisce dall’esterno, ma le assicuro che Pioli è sorprendente. Sa essere un martello a modo suo. Step fondamentale nella sua carriera? Credo sia una opportunità per fare il salto, anche per lui. Tutti con lui stanno crescendo. Con il Milan è scattata una scintilla che forse con altri club non è scattata. Perché è successo? Difficile dirlo, ma quando giocavo percepivo la differenza fra questo e altri top club europei. Il Milan incute rispetto, forse proprio perché ha vinto e perso tanto".
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