Maldini: "Con il giusto progetto si può tornare a vincere"
Se il Milan è riuscito a rialzarsi dal periodo di crisi in cui era sprofondato negli ultimi anni, il merito va anche a Paolo Maldini. L'ex capitano rossonero è tornato a Milanello nel 2018, dopo che Elliot aveva assunto la presidenza della società. Grazie a una strategia lungimirante incentrata sui giovani, il Milan è oggi un modello da seguire per tutte le squadre d'Europa.
Qualche giorno fa, proprio Maldini ha rilasciato un'intervista a So Foot, toccando un grande numero di temi sul passato, presente e futuro del Milan.
Il Milan senza Maldini
"Da quando ho smesso, il Milan è comunque riuscito a vincere uno scudetto e a partecipare più volte alla Champions League. C'è stato un cambio generazionale molto significativo. Se non prevedi un futuro cambio di generazione, allora è difficile avere risultati positivi. Chi arrivò subito dopo quel Milan vincente, non riuscì a fare bene. Devi pianificare costantemente. Successivamente, c'è stata una campagna di acquisti molto costosa, ma tutto si è fermato in diciotto mesi. Ciò che rende grande un club è senza dubbio la stabilità della dirigenza e della squadra. Negli ultimi anni di presidenza Berlusconi e nell'anno e mezzo di proprietà cinese, non c'è stata stabilità".
Il ritorno dell'ex capitano rossonero
"Ho giocato fino al 2009, poi la vita mi ha regalato nuove esperienze, a volte lontane dal calcio, quindi non vedevo il mio ritorno necessario. Naturalmente, il Milan sarà sempre la mia passione, come il calcio. Visto che c'è stata la possibilità di ricoprire un ruolo da protagonista nel club, deciso di coglierla. Sono stato chiamato quando il club era sotto la bandiera cinese e, sinceramente, non avevo necessariamente in mente di avere un ruolo operativo all'interno del club".
Milan targato Maldini
"Sono stato chiamato da Leonardo, ma avevamo una visione diversa sul come costruire la squadra. Il primo anno abbiamo fatto investimenti importanti, perciò l'anno seguente, le necessità economiche imponevano l'austerità agli acquisti. Decidemmo così di scommettere sui giovani. Le persone che lavorano con me (Zvonimir Boban e Ricky Massara) sanno che lavorare per il Milan significa rispettare la sua storia. Volevamo costruire un progetto con l'idea di essere vincente nel breve periodo. Devo dire che oggi abbiamo trovato un equilibrio. Il Milan ha abbassato l'età media dei giocatori, è la squadra più giovane d'Italia, una delle squadre più giovani d'Europa. La strada è stata tracciata. L'esperienza serve ad essere attento ad avere guide, giocatori più esperti, a guidare i più giovani".
Come convincere un giocatore
"Il Milan non si qualifica per la Champions League da otto anni, ma quando il Milan chiama, i giocatori di tutto il mondo sognano ancora. Ovviamente guardiamo al futuro, ma il passato conta eccome. È vero che per noi è più difficile portare un giocatore qui oggi. Economicamente chiediamo ai nuovi giocatori di fare dei sacrifici. Questi sono giocatori che hanno rinunciato a molti soldi pur di venire qui. Dobbiamo essere creativi perché non possiamo combattere con gli altri club. L'ho sempre detto: il fair play finanziario ha fatto bene al calcio perché c'è meno debito, ma ha allargato il divario tra i grandi club e chi vuole investire e rientrare nella competizione. Il Milan ha le stesse entrate che aveva nel 2000. Sono passati vent'anni e da allora il mondo è andato in una direzione diversa".
Sul progetto
"Abbiamo avviato il nostro progetto prima che si verificasse questa pandemia. E ora tante squadre si chiedono perché il Milan sia riuscito ad essere autosufficiente. Credo che siamo presi come esempio di un club virtuoso e vedremo se vinceremo anche in futuro. Per quanto riguarda gli acquisti di giocatori, cerchi di prendere quelli che ritieni più funzionali al tuo progetto, e c'è anche un mercato di persone che lavorano con i club, e che sono gli scout, gli osservatori, i leader. Spetta alla proprietà e ai leader dei diversi settori scegliere le persone giuste. Credo che il Milan sia considerato un club virtuoso. Oggi il Milan non può permettersi di avere un top player dal punto di vista finanziario. Quando saremo stati in Champions League quattro o cinque volte di seguito, potremo fare altri sacrifici dal punto di vista economico".
Più comprensione
Sono passati otto anni dall'ultima Champions che abbiamo giocato. Se avessimo detto: quest'anno vinceremo tutto sarebbe un errore. C'è più comprensione nei confronti dei giocatori, hanno bisogno di tempo. Un anno fa eravamo decimi ed eravamo visti come una squadra perdente. Ovviamente ci vuole tempo. Se cambi strategia ogni anno, diventa difficile, perché fai pressione sui giocatori in particolare, ed è più complicato. I giocatori sono già sotto pressione, sanno che questa maglia, questa storia, San Siro, le persone, stanno mettendo pressione. Se dai un'idea più precisa del tuo tempismo e di dove vuoi andare, questo può solo aiutare".
Il parere sugli stadi vuoti
"Se aiutano? Non lo so. Forse all'inizio un po'. È passato un anno da quando siamo la squadra che conquista più punti in campionato. Nel periodo pre-pandemia abbiamo avuto una media di 55.000 spettatori. Adesso saremmo a 70.000. La pressione può essere davvero forte quando le cose vanno male, ma quando le cose vanno bene San Siro ti trascina. Peccato che le persone non abbiano potuto beneficiare di una squadra vivace, frizzante, coraggiosa, come accade da un anno".
E il futuro?
"A causa del Covid la situazione cambia di mese in mese. Speravamo, che gli stadi potessero riaprire, per avere gli sponsor per la partita e poter investire ancora di più, ma tutto ciò non è avvenuto. Quindi non possiamo immaginare come sarà la prossima finestra di trasferimento. Fa un po' paura. Siamo partiti con l'idea di un progetto e l'abbiamo iniziato prima della pandemia, quindi eravamo, in un certo senso, più preparati di altri".
Cosa manca per tornare a vincere?
"Difficile da dire. Essendo una squadra giovane, i nostri giovani sono probabilmente destinati a migliorare rispetto a quelli che hanno una certa età. Il fatto che la rosa sia così giovane ci fa pensare che negli anni questi giocatori progrediranno".
L'impronta di Ibrahimovic
"Ci sono giocatori che lasciano un segno diverso dagli altri e Zlatan è uno di loro. È un motivatore, un personaggio apparentemente difficile, ma per chi riesce a trarre tutte le sue buone qualità, è una risorsa enorme. Il club è al di sopra di ogni giocatore, e questo vale per tutti, perché nasce dal nostro modo di concepire la nostra professione di leader. Questo discorso sarà sempre attuale".
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