Maignan: "Scudetto? Mi aspettavo di vincere. Io portiere per una scommessa persa"

Mike Maignan
Mike Maignan / Nicolò Campo/GettyImages
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Mike Maignan, nel corso della sua prima stagione con la maglia del Milan, ha stupito tutti fra i pali. Il portiere francese ha raccolto l'eredità lasciata da Gianluigi Donnarumma, contribuendo alla vittoria finale dello scudetto rossonero. L'estremo difensore allenato da Pioli - recentemente - ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN in cui ha parlato a tutto tondo. Dal rapporto con Zlatan Ibrahimovic a una curiosità sulla scelta del suo ruolo, per poi passare anche dallo studio degli attaccanti. Ecco quanto affermato.

Sul ruolo di portiere: "Quello del portiere è un ruolo difficile, in cui si è soli. Devi fare un lavoro molto preciso, per cui serve una mentalità e una personalità molto forte, perché spesso il portiere è l’uomo più importante della squadra."

La curiosità sul ruolo: "Da piccolo volevo fare il centrocampista o l’attaccante, insomma il giocatore di movimento. Sono diventato portiere perché ho perso una scommessa con un mio allenatore, Romain Damiano. Dovevo andare a fare il test a Clairefontaine, e mi ha detto che se fossi arrivato all’ultimo step mi avrebbe confermato portiere. E così è stato".

Sullo scudetto: "Mi aspettavo di vincere subito. Prima di venire al Milan ho parlato a lungo con la società, e la prima cosa che ho detto è che volevo portare insieme a tutti i miei compagni il Milan al suo livello”.

Su Ibrahimovic: "Mi ricordo il primo anno in prima squadra a Parigi. Durante un allenamento, facciamo un lavoro sulle conclusioni degli attaccanti. Tutti sapevamo quanto Ibra calciasse forte. Ha calciato una palla molto forte, da dentro l’area, per cercare di sfidarmi. L’ho parata. A fine allenamento, dentro lo spogliatoio, mi ha detto che gli piaceva la mia mentalità, e di continuare così. Oggi, otto anni dopo, siamo qui insieme".

Mike Maignan
Mike Maignan / Nicolò Campo/GettyImages

Sul confronto con Donnarumma: "L’anno scorso non ho sentito la pressione, anche se inevitabilmente ho visto che la gente ha fatto molti paragoni tra me e Donnarumma. A me però questo non cambia niente. Prima di ogni partita io mi isolo, perché fuori la gente parla troppo e io non voglio sentire su di me la loro pressione. Mi aiuto con la musica, o cerco di chiudermi ‘nel mio mondo".

Sul rapporto con Dida: "Quando sono arrivato a Milano abbiamo parlato tanto, da subito. Io cerco sempre di imparare da lui, capire con lui dove posso migliorare, conoscere il Milan: lui mi ha sempre aiutato tanto".

Su Stefano Pioli: "Il Mister ci parla sempre: prima di ogni partita, ogni giorno, ci parla per trasmetterci volontà e fiducia. Prima e durante l’intervallo del derby decisivo dello scorso campionato, ha parlato con tutti noi per farci sentire la fiducia".

Sullo studio degli attaccanti: "L’attaccante è un ruolo che mi piace moltissimo. Quando guardo le partite, guardo più gli attaccanti dei portieri: così quando gli attaccanti arrivano davanti a me, posso provare a capire prima cosa possono fare, se calciano o optano per un passaggio".

Sui tifosi:  "Abbiamo i tifosi migliori d’Italia. Ci hanno dato molta forza lo scorso anno. Mi ricordo ancora a Roma, contro la Lazio, quando praticamente tutto lo stadio era nostro, o a Sassuolo: a Reggio Emilia eravamo sicuri di vincere, perché avevamo fiducia in noi e per la forza che ci trasmetteva da fuori il popolo rossonero". 


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