Macellari: "L'aspetto mentale ti dà e ti toglie tutto. Potevo arrivare ai Mondiali"

La nostra intervista a Fabio Macellari, ex esterno sinistro di Cagliari, Inter e Lecce.
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Esclusiva - Una vita da esterno sinistro, una carriera condita da gioie e dolori e che adesso ha trovato finalmente stabilità lontano dal mondo del calcio, nel suo casolare. Fabio Macellari ha vestito le maglie di Cagliari, Inter e Lecce. L'ex calciatore ha ripercorso ai nostri microfoni alcune tappe della sua carriera, oltre ad esprimere la sua opinione sul momento attuale dei sardi, dei pugliesi e dei nerazzurri. Un solo rimpianto: quello di non aver giocato a lungo ad alti livelli. Ecco quanto emerso.

Cominciamo dal momento positivo di una sua ex squadra: il Cagliari. I sardi hanno battuto Frosinone e Genoa, e la prossima è contro la Juve. Che tipo di approccio si aspetta alla gara?

"Il Cagliari ha vinto le ultime due partite e tutto è possibile. Ovviamente bisogna andare sul campo della Juventus per vincere, e mi aspetto che possano fare di tutto per cercare di vincere".

Pensa che la sovrabbondanza in attacco possa essere un problema per l'allenatore o possa essere importante?

"Penso che questo in una squadra come il Cagliari possa essere uno stimolo per i giocatori che giocano in avanti. Penso che non ci sia questo problema e a Cagliari non ci deve essere, le scelte di Ranieri vanno rispettate e chi entra deve dare il massimo".

Dal Cagliari all'Inter: che ricordo ha della sua esperienza a Milano?

"In nerazzurro è stata un'esperienza bellissima. Quell'anno (2000-01 ndr.) non fu bello, uscimmo dalla Coppa Campioni, ne abbiamo fatte cinque in Coppa Uefa e sette in campionato. L'impatto però fu ottimo perché io vengo da Sesto San Giovanni, e ho visto il 4-0 dell'Inter con due gol di Rummenigge e due di Altobelli quindi giocare Inter-Juve in casa con il risultato finale di 2-2 con i gol di Zidane e credo Seedorf capisci che è una bella sensazione".

C'è un calciatore con il quale ha legato di più?

"Sì, ci sono Laurent Blanc, Gigi Di Biagio, Clarence Seedorf, Ronaldo, Zanetti e Cordoba, però quelli con cui ho legato di più sono Di Biagio, Blanc e Ronaldo".

Sappiamo che lei era un difensore. Quali sono le differenze tra il calcio odierno e il calcio degli inizi anni 2000? Crede che la fase difensiva venga curata poco?

"Ai miei tempi facevo tutta la fascia. Ho visto Cagliari-Ascoli l'anno scorso, ero ospite di Bucchi. Ho visto che gli esterni non hanno la ben che minima idea di quello che devono fare, di come mettere in mezzo il pallone. L'esterno non serve più a un gioco, a volte mi sembra che l'esterno sia una pedina che non serve più".

Stasera c'è Salisburgo - Inter, chi può essere della partita?

"Tiferò Inter ovviamente, penso che la squadra sia la cosa più importante. Penso che le idee di Inzaghi siano molto chiare, ha già fatto vedere tatticamente di essere un ottimo allenatore e di saper gestire il gruppo. Credo che conterà di più quello che l'allenatore riuscirà a trasmettere al gruppo".

Qual è il ricordo più bello e che non ha mai dimenticato della sua esperienza col Cagliari?

"Sicuramente il 4-3 contro la Roma (stagione 1998-1999 ndr.), e il 2-0 all'esordio contro l'Inter".

Il Lecce, altra sua ex squadra, non sta vivendo un buon momento. Cosa serve ai pugliesi per risollevarsi?


"Io ho visto tutto là, ho visto il peggio e il meglio. Non c'è bisogno di tattiche, c'è bisogno di un allenatore che possa trasmettere le emozioni e quello che devi dare a te stesso lo devi dare anche al pubblico. Il Via del Mare è come il Sant'Elia: è come se ci fossero due uomini in più".

Quanto è importante l'aspetto mentale nel calcio?

"Conta tutto, con l'aspetto mentale sono arrivato al top del top. Con lo stesso aspetto mentale ho rovinato la mia carriera, sarei potuto andare ai Mondiali dato che ero il preferito di Lippi e fare parte dei 22 dell'Italia del 2006. Fabio Grosso è un eccezionale esterno sinistro, ma sicuramente sarei stato in panchina. L'aspetto mentale può darti tutto e allo stesso tempo toglierti tutto".

Lei ha dichiarato che adesso cura il suo orto e che a volte lavora in un panificio con degli amici. Si aspettava questa seconda vita? Le manca il calcio?

"Il bello del mio modo di essere è che adesso sono al mio casolare, con la mia compagna che amo tantissimo. Il calcio inteso per me, a differenza di alcuni ex calciatori, dev'essere una passione fortissima come quella di essere in campo. Ora per me non lo è, non è così forte. Mi interesso di tutto, ma per il momento mi godo la mia vita nel mio casolare. Per ora sono qua fuori che sento freddissimo per poter parlare e rilasciare quest'intervista (ride, ndr.) perché dentro non prende. Mi godo il mio casolare, penso che questo sia il mio futuro".