Le prossime tappe per Nicolò Fagioli tra allenamento, piano terapeutico e incontri

  • L'input che ha condotto alla squalifica di 7 mesi più 5 di prescrizioni alternative
  • Fagioli potrà allenarsi con la Juve?
  • Il centrocampista sarà un testimonial per sensibilizzare sul tema delle ludopatia
Fagioli
Fagioli / Marco Canoniero/GettyImages
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Tra ieri e oggi sono emerse sia l'entità effettiva della squalifica di Nicolò Fagioli, dopo l'accordo con la Procura per 12 mesi tra assenza forzata dal campo e "prescrizioni alternative", che le esternazioni dello stesso centrocampista della Juventus sulla situazione vissuta e su tutte le criticità connesse. La formula del patteggiamento presenta diversi punti meritevoli di approfondimento, aspetti da chiarire che derivano evidentemente da una situazione più unica che rara nel contesto calcistico italiano.

Fagioli potrà allenarsi con la squadra?

Non ci sono divieti legati al lavoro da svolgere in gruppo, sottolinea La Gazzetta dello Sport: di fatto la decisione sulle modalità di allenamento di Fagioli spetterà alla società e non dipenderà dalla sentenza resa nota ufficialmente ieri pomeriggio.

Il criterio dietro all'accordo Procura-Fagioli

Il punto si lega in questo caso alla volontà, espressa anche da Gravina, di unire l'aspetto della sanzione a quello del recupero dell'atleta e ancor prima del ragazzo. Una sorta di opportunità legata anche all'intento di trasmettere un messaggio a chiunque soffra di ludopatia (o comunque in un'ottica di prevenzione), senza soffermarsi solo sulla durezza della sanzione. In questo senso i 5 mesi che si aggiungono ai 7 di squalifica effettiva hanno un peso ben evidente, quello di rendere Fagioli un testimone delle derive connesse alla ludopatia: anziché arrivare a 12 mesi effettivi di squalifica - insomma - l'input di Gravina è stato quello di individuare un'occasione per portare la ludopatia al centro del discorso (anche a livello pubblico).

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Gli obblighi per Fagioli (al di là della squalifica)

In aggiunta alla squalifica di 7 mesi la sentenza prevede un piano terapeutico di un minimo di 6 mesi e almeno 10 incontri pubblici (nell'arco di 5 mesi) che abbiano luogo presso centri federali territoriali, associazioni sportive dilettantistiche e centri di recupero per la dipendenza da gioco d'azzardo. Il racconto e la condivisione di quanto accaduto, una situazione peraltro già drammaticamente esposta in Procura, diventeranno insomma una parte integrante del lavoro di recupero del calciatore, rendendolo un testimonial che ponga l'attenzione sui rischi della ludopatia. Gli incontri avranno luogo al termine della squalifica, il piano terapeutico invece prevedrà relazioni bimestrali di cui dar conto alla Procura. Il medico che ha in cura Fagioli è Paolo Jarre, direttore del Dipartimento di patologia delle dipendenze dell'ASL Torino 3.

Cosa accade in caso di mancato rispetto del piano

Qualora il calciatore non tenesse fede a quanto pattuito, quanto insomma descritto fin qui, vedrebbe revocato il patteggiamento raggiunto con la Procura e - a quel punto - andrebbe incontro a una squalifica più lunga (almeno di 3 anni). "Nel caso in cui non sia data completa esecuzione dell'accordo, la Federazione, su comunicazione del competente ufficio, prende atto della intervenuta risoluzione dell’accordo con Comunicato ufficiale e, esclusa la possibilità di concluderne altro ai sensi del comma 1, la Procura federale procede per quanto di sua competenza" (Articolo 126 comma 6 del Codice di Giustizia Sportiva).