Le proposte dei club di Serie A per cambiare il calcio italiano

Il calcio italiano cerca nuove regole e nuovi capisaldi per diventare più sostenibile finanziariamente e per favorire lo spettacolo: già detto della diversità di vedute sulla riduzione delle squadre di Serie A, con le big che spingono su quel fronte, occorre dar conto delle proposte che i club di massima serie presenteranno alla FIGC per porre le basi di una riforma. La Repubblica si sofferma proprio sulle idee dei club di Serie A, input degni di nota che di fatto dovranno rappresentare la base della piattaforma ipotizzata per la riforma. Tanti i temi in ballo: dal sostegno della politica alla sicurezza negli stadi, senza dimenticare la volontà di ridurre il numero di partite e di migliorare il rendimento degli arbitri.
La riforma pensata dai club di Serie A
Si parte da una Serie A che rivendica un maggior peso politico, reclamando la possibilità di avere l'ultima parola sulle votazioni del Consiglio Federale relative al massimo campionato e, soprattutto, puntando ad avere voce in capitolo sulle iscrizioni al campionato. Al contempo i club auspicano la presenza di un rappresentante aggiuntivo in Consiglio (che rifletterebbe del resto il passaggio al professionismo del campionato femminile).
A livello di mutualità nei confronti delle serie inferiori si sottolinea la richiesta di connettere il meccanismo di assistenza all'impiego di calciatori di proprietà di club di Serie A in squadra di Serie C, una Serie C che dovrebbe presentare criteri maggiormente selettivi (con una riduzione complessiva dei club professionistici). Connesso al tema delle serie inferiori si sottolinea anche il discorso delle seconde squadre: i club di A si aspettano che ogni club possa avere una seconda squadra e che sia contemplata anche la possibilità di una retrocessione nei Dilettanti.
Al contempo è in ballo anche il fronte delle multiproprietà, con l'intenzione di ripristinarle. C'è poi il tema del Salary Cap affine al modello spagnolo, con l'obiettivo di evitare spese eccessive rispetto al fatturato, con possibilità di bloccare i tesseramenti per i club inadempienti. Anche i meccanismi connessi alla retrocessione dalla A alla B cambierebbero, i club di massima serie auspicano un taglio del 30% agli stipendi dei calciatori e una riduzione delle cifre previste dal cosiddetto paracadute.
Un altro aspetto spesso al centro di discussioni e di richieste è quello del numero di extracomunitari consentiti: l'intenzione dei club di Serie A è quella di veder ampliare tale possibilità, con l'acquisto di due nuovi extracomunitari a stagione senza l'obbligo di cederne altri. Anche la durata dei contratti è sul tavolo: attualmente la massima durata è di 5 anni ma l'idea è quella di portarla a 8 anni.
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La questione arbitrale, più che mai d'attualità nelle ultime settimane, non può ovviamente mancare e passa da un lato dal passaggio al professionismo arbitrale e dall'altro dall'inserimento del VAR a chiamata, di challenge in linea con quelli che si vedono in altri sport. Il tutto con maggiore trasparenza grazie alla trasmissione, già in diretta, dei dialoghi che intercorrono tra VAR e direttore di gara.
Tante le idee anche sulla Coppa Italia, con l'intenzione di base di ridurre il numero di partite e con l'idea di far valere l'accesso alla finale (e non la sola vittoria) come criterio di accesso alle coppe europee. La riduzione delle partite non riguarda ovviamente la sola Coppa Italia: c'è sul tavolo la volontà di chiedere a FIFA e UEFA di ridurre le partite delle Nazionali e di riscrivere, insomma, il modello di qualificazione ai Mondiali e agli Europei.
A livello politico non mancano aspetti cruciali: da un lato la volontà di ripristinare il Decreto Crescita e dall'altro la richiesta, nota da tempo, di abolire il divieto di sponsorizzazioni connesse alle scommesse. C'è infine spazio anche per il tema della sicurezza negli stadi, con la volontà di inserire il riconoscimento facciale e di ripristinare i voucher per gli steward.