Le emittenti televisive regionali e non mainstream sono il futuro del calcio in TV?

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Videocamera / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Nel corso degli ultimi anni siamo stati abituati a sottoscrivere abbonamenti alle varie pay-tv quali Sky, la vecchia Mediaset Premium e anche ad alcuni servizi in streaming come DAZN e Amazon Prime Video per vedere i match della nostra squadra preferita e non. Di recente però, la notizia fresca è del colpo grosso di una tv regionale, Telelombardia (del gruppo Mediapason) che ha acquisito i diritti per la fase finale della Copa Del Rey. Qualsiasi cittadino italiano potrà quindi vedere attraverso il canale 10 del digitale terrestre il doppio confronto in semifinale tra Barcellona e Real Madrid. Un'ipotesi che fino a qualche anno fa sembrava utopica, svelata poi nel corso della giornata di martedì 21 febbraio dal direttore Fabio Ravezzani: "Ho il piacere di comunicarvi che Telelombardia e tv collegate hanno acquisito in esclusiva i diritti della fase finale di Coppa del Re. Cinque sfide formidabili (Real-Barca andata e ritorno) da vedere in diretta a partire da mercoledì prossimo".

Un annuncio che ha lasciato tutti di stucco. Una conquista che avrà lasciato tanti appassionati di calcio estero non indifferenti, vista la possibilità di vedere match di altissimo livello a costo zero, in chiaro. Eppure se torniamo indietro nel tempo c'è stato l'esempio di Gazzetta TV (del gruppo RCS) che acquistò i diritti televisivi per la trasmissione delle gare della Copa America, il tutto senza chiedere neanche mezzo centesimo agli spettatori. Negli scorsi anni - se consideriamo anche le squadre di club - era impensabile uno scenario simile.

Le uniche televisioni a dare un segnale forte verso le partite in chiaro sono state SportItalia (tra campionati minori e giovanili) e la new entry Mola con l'acquisto dei diritti tv della Copa Libertadores, ancora visibili in modo totalmente gratuito tramite il servizio di streaming indonesiano.

La mossa di Telelombardia di aggiudicarsi i diritti della fase conclusiva della Coppa di Spagna, adesso, pone una domanda ai telespettatori: le emittenti "meno blasonate" e/o regionali e/o altri servizi gratis sono il futuro del calcio?

C'è un dato da considerare in tutto questo: la pirateria nel calcio ha portato 267 milioni di danni in un anno, secondo Ipsos, con Agcom che ha deciso di intervenire a "gamba tesa" oscurando siti in tempo reale e non dopo soli tre giorni. Che c'entra la pirateria con l'argomento principale?

Il discorso è abbastanza evidente: se da un lato è giusto porre certi paletti per il calcio in TV, dall'altro invece bisogna rendere il calcio meno "esclusivo", più coinvolgente. Una cifra da capogiro quella sottolineata in precedenza, dei numeri che - ancora una volta - sottolineano come l'utente faccia fatica ad iscriversi alle piattaforme in streaming oltre ad abbonarsi cercando - in questo caso - un escamotage per vedere ogni singolo incontro.

Telelombardia è solo l'ultimo esempio di come, con un bando accessibile, si possa rimediare a un target più alto per ottenere più ascolti ed anche un modo per ogni amante del calcio di godersi sfide che - nella maggior parte dei casi - non sempre sono visibili a tutti. Un piccolo, ma forse, un enorme passo verso un calcio "per tutti". E se questo serve a rendere questo sport meno dannoso per i tifosi allora ben vengano bandi più giusti ed equilibrati. La Copa del Rey su un'emittente regionale, uno scenario epico quanto surreale. E anche il passo verso un futuro per il calcio sempre più inclusivo.