Le cinque sostituzioni a partita sono davvero positive?

La nuova regolamentazione per la chiusura della stagione post-coronavirus modifica la regola delle sostituzioni. Se ne possono fare in tutto cinque e non più solo tre, come d’abitudine, in 3 momenti di gioco. Il tecnico bianconero ne ha effettuate quattro in due momenti diversi, cambiando all’alba del secondo tempo tre uomini contemporaneamente: fuori Pjanic, Matuidi e Douglas Costa, dentro Bernardeschi, Rabiot e Khedira. "Lì ho fatto una caz..ta, mi sono fatto prendere dall’entusiasmo. Cambiando tre giocatori, muta l’equilibrio della squadra. È un rischio che ci siamo presi, forse le devo selezionare in più frazioni".

Un banale errore di valutazione dovuto alla novità della regola. Più che della mossa scelta, in verità, Sarri non è rimasto soddisfatto dell’impatto che i tre hanno avuto sulla partita: si attendeva infatti un approccio più consistente dai subentrati, che invece non hanno marcato alcuna differenza contro un Milan in inferiorità numerica.

Se, da una parte, la possibilità di avere due cambi in più rispetto a prima aiuta i giocatori a non affaticarsi troppo, dall'altra parte, compiendo tutte le sostituzioni, rischi di stravolgere improvvisamente l'equilibrio tattico della squadra in campo, causando l'effetto opposto di quello sperato. Un'arma a doppio taglio quindi, ma che si imparerà ad utilizzare con il passare delle partite, almeno si spera.

Non è semplice azzeccare 3 cambi, figuriamoci 5. Lo stile e la duttilità di un allenatore influirà di molto. Se un allenatore è propenso a cambiare modulo e tattica durante una gara, questa regola lo aiuterà nelle sue idee e nel modo di applicarle, favorendo un maggiore dinamismo tattico atto a modificare l'andamento della partita. Questa nuova possibilità non è da sottovalutare, ha la capacità innovare un sistemi di gioco e di proporre un calcio nuovo. Le possibilità, come le difficoltà, sono tante, ma sono sicuro che la genialità degli allenatori più fantasiosi potrà sorprenderci.

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