Lavezzi: "Juve e Inter? Non potevo tradire la mia Napoli. Prendevo in giro Mazzarri per i capelli"
Non parlava da tre anni El Pocho Lavezzi. L'ex attaccante di Napoli e PSG ha concesso un'intervista a Sky Sport, tornando a parlare del suo amore per la piazza partenopea ma anche della sua carriera e dei suoi progetti. Ecco le sue parole.
Il ritiro?
“Mi è passata la voglia di giocare, sono arrivato a un punto in allenamento a pensare: "Che cavolo sto facendo qui?". Avevo ancora delle proposte per giocare in Europa, America e Argentina, ma credo fosse arrivato il momento di dire basta”.
Tornare in Italia?
“C'è stata la possibilità, ma a Napoli ho fatto la storia, non sarei andato a giocare in un'altra squadra. I momenti che ho passato lì sono stati bellissimi e quei ricordi restano. Voglio tanto bene alla città e c'è un rapporto che dura ancora e sono sempre stato sincero con i tifosi. Gli voglio più bene che ai miei genitori (ride, ndr). Napoli è stata una grande esperienza per me, è stata la prima squadra dopo aver lasciato l'Argentina: sono cresciuto tanto come calciatore e come uomo. L'Italia è un Paese che stimo tantissimo. C'è stato un rapporto genuino tra me e Napoli. Il segreto è questo: mi hanno apprezzato come un napoletano. Ho avuto il rispetto di una città che mi permetteva di essere felice giocando a calcio”.
L'addio al Napoli?
"Ci eravamo messi d'accordo con il presidente. È stato un anno dove avevo bisogno di prendere aria. Siamo persone normali, con la mia famiglia".
Mio figlio?
"Mio figlio gioca al Rosario Central, in Argentina. Deve dimostrare ancora tanto, ma tecnicamente è più forte di me. Mi piacerebbe che si felice. Giocare a calcio oggi lo rende felice e io sono contento”.
Reja?
“È un momento particolare e bello. Rispetto tanto Reja perché calcisticamente mi ha fatto crescere tanto, mi ha saputo gestire perché da giovane ero un ragazzo complicato. Sono storie che rimangono tra i calciatori e gli allenatori”.
Mazzarri?
"L'ho fatto diventare pazzo, lo prendevo in giro per i capelli (ride, ndr). È una persona che stimo tanto, ho imparato tanto con lui. Le persone che ho conosciuto in Italia mi hanno fatto crescere tanto”.
Il primo gol in A?
“Quel giorno ho fatto un'ottima partita, ho fatto gol e mi sono divertito tantissimo. In quel giorno i tifosi mi hanno conosciuto. Sono arrivato a Napoli che ero un po' in sovrappeso, poi ho iniziato a mangiar bene e sono tornato in forma".
Maradona?
“Parlare di Diego significa parlare del calcio. La gente mi ha apprezzato, ho sempre cercato di dare il massimo. Quando l'ho potuto fare, ho dato del mio meglio. Quando ho saputo della morte di Diego ero dispiaciuto, veder finire così la sua vita è stato un brutto. Non sono qui per giudicare nessuno, mi dispiace che sia morto così giovane. Il coro che mi riservavano i tifosi uguale a quello di Diego? Una sensazione unica, essere riconosciuti da una città in questo modo è sempre bello. Uscire era un po' difficile (ride, ndr)”.
Juve e Inter?
“Juventus? Non sarei mai andato. Inter? C'è stato qualcosa, ma ho deciso di non andare e trasferirmi in Cina. C'era stata anche la possibilità prima”.
Partita d'addio?
“La mia idea era di farla, l'avrei voluta fare a Napoli. Adesso c'è la pandemia, non so come andrà”.
Il futuro?
“Non so cosa voglio fare, non c'ho pensato. Mi godo il momento anche se c'è il Covid-19 che non ti permette di fare ciò che vuoi, ma io non mi posso lamentare”.
Gattuso?
“Ha creato un'identità alla squadra con la personalità che aveva da giocatore. Oggi il Napoli è in ottima forma, spero che possa continuare così per arrivare in Champions”.
Insigne?
“Oggi è un uomo. Quando ci allenavamo insieme era piccolo, oggi ha fascia da capitano, gioca con la Nazionale e rappresenta molto per il Napoli e il calcio italiano. Fa piacere tutto questo”.
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