La visione di RedBird (proprietà Milan) dalle parole di Gerry Cardinale

Gerry Cardinale
Gerry Cardinale / Anadolu Agency/GettyImages
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A sei/sette mesi dall'acquisizione ufficiale del Milan, lo scorso 2 marzo Gerry Cardinale ha partecipato al Football Summit del Financial Times come keynote speaker. Tra i temi trattati dal fondatore di RedBird non poteva mancare proprio il club rossonero, occasione utile per descrivere la sua visione e il suo approccio negli investimenti della sua azienda.

Dalla mentalità aziendale al progetto RedBird con il Milan passando per l'obiettivo stadio e la presenza (o meno) di Gerry Cardinale allo stadio in occasione dei match della squadra rossonera.

La mentalità imprenditoriale di RedBird

"Non siamo il tipo di investitori che si presentano e comprano. Non firmiamo assegni, noi scriviamo business plan. Tutto si basa su un business plan. Oggi tutti hanno soldi. Fino a 20 anni fa presentarsi con un capitale era un vantaggio competitivo, oggi devi essere il migliore. Il Milan è uno dei grandi marchi del calcio europeo, ha il secondo maggior numero di Champions League vinte nella storia dopo il Real Madrid. Si tratta di un asset non sufficientemente gestito. A noi piace portare il nostro capitale e la nostra capacità operativa in un ecosistema e migliorarlo. Ed è quello che faremo qui".

Il progetto RedBird per il Milan

"Noi amiamo costruire imprese. Sono un po' preoccupato per quello che vedo nel capitale che si sta investendo nello sport. Lo sport è una bolla da un po' di tempo. Nel momento in cui si inizia a parlare di sport come asset class, penso bisognerebbe fermarsi e riflettere. Direi che Elliott ha fatto un ottimo lavoro nei quattro anni in cui ha avuto la proprietà del Milan, l'hanno portata ad un punto in cui qualcuno come me può prendere il testimone per alzare il livello. So che il nostro modello ha funzionato, ho 20 anni di lavoro alle spalle. Quando guardiamo al Milan, guardiamo all'ecosistema e partiamo da quello quando scrivamo il business plan. Ci sono tre componenti dell'ecosistema: la Serie A, i tifosi e il Comune di Milano. C'è l'opportunità di portare un capitale di trasformazione, una mentalità di costruzione, mentalità imprenditoriale e di professionalizzare il modo in cui questi beni sono gestiti e amministrati. Non c'è dubbio che ci sia una partnership tra pubblico e privato nel calcio europeo, bisogna accettarlo. In America è diverso, i proprietari possiedono la squadra e i tifosi sono passivi".

L'assenza di Cardinale allo stadio

"Nella mia carriera in Goldman Sachs ti insegnano a iniziare una frase con noi, non con io. Quindi questo concetto di proprietà personalizzata non ha senso per me. Se vogliamo entrare e trasformare questo ecosistema in modo responsabile, dobbiamo avere una mentalità di squadra. Sono al telefono più volte al giorno con la nostra dirigenza. Il mio presentarmi non cambierà nulla. Il mio lavoro consiste nell'assicurarmi di fornire le necessarie risorse per essere competitivi e nessuno è più competitivo di me. Voglio vincere uno Scudetto e una Champions League ogni anno. La realtà è che il motivo per cui questi asset hanno scarso valore è che i risultati sportivi non si possono controllare. Il bello dello sport è questo: non è controllabile. Per questo mi concentro su quello che possiamo controllare".

Come intende lavorare RedBird con il Milan

"Il vero segreto è che non si possono comprare le vittorie. Non si possono comprare i campionati. Quindi il nostro compito è quello di ridurre l'ampiezza e la volatilità. Lo scopo non è quello di attrarre capitale infinito per continuare a pagare troppo le cose. Il punto è ridurre l'ampiezza e la volatilità in modo da ottenere prestazioni costanti. Se si ottengono risultati costanti, il valore della squadra aumenterà e nel partenariato pubblico-privato offrirete una proposta di valore a quel partner molto importante che sono i tifosi".

Sulla costruzione del nuovo stadio per il Milan

"Quando abbiamo acquistato il Milan non abbiamo sottoscritto la costruzione di un nuovo stadio. In Italia non ce n'è uno nuovo dal 2011, quello costruito dalla Juventus. Siamo consapevoli dell'importanza di San Siro a Milano e in Italia, ma quando si guarda al marchio del Milan e si guarda alla Serie A, uno dei settori che è sottoutilizzato è quello delle infrastrutture che porta l'evento dal vivo ai tifosi. I tifosi dovrebbero avere accesso a infrastrutture di livello mondiale e quindi stiamo valutando diversi siti, tra questi quello vicino a San Siro, con il pensiero di poter apportare un valore reale e trasformare l'area. Il Meazza è stato costruito nel 1920 e negli anni ha subito delle ristrutturazioni, se vogliamo che il Milan torni ad essere un club di livello mondiale, bisogna farlo a 360 gradi. Ora vedremo se riusciremo a trovare l'opportunità giusta. Se si potesse scegliere lo si costruirebbe da soli (non in condivisione con l'Inter, ndr), in modo da essere padroni di noi stessi".