La UEFA deciderà se una plusvalenza è buona o meno?
Di Marco Deiana
"Ma cosa è diventato il calcio? Una giungla?". Rubo una celebre frase di Alberto Malesani per provare ad analizzare e capire la nuova idea della UEFA, anticipata da una indiscrezione de L'Equipe. Ossia, la Federcalcio Europea starebbe valutando la possibilità di mettere un freno alle plusvalenze. E fin qui nulla di così clamoroso. Ma solamente sulle plusvalenze legate ad uno scambio di calciatori, decidendo in autonomia (?), tramite algoritmi (?), tramite un organo creato ad hoc (?) la valutazione dei calciatori.
In parole povere. Due club si scambiano due calciatori e li valutano entrambi 50 milioni di euro. Se per la UEFA questa cifra corrisponde al valore di mercato dei due calciatori dà il via libera all'inserimento a bilancio della plusvalenza, in caso contrario non permetterà l'inserimento della cifra a bilancio.
E il 28 giugno il comitato esecutivo dell’organismo europeo potrebbe dare il via libera a questa proposta, che diventerebbe operativa già da questa sessione estiva di calciomercato, che partirà ufficialmente il primo luglio.
Perché questa idea non convince e qual è l'alternativa più semplice
Su quali basi la UEFA può decidere se il valore di mercato di un giocatore è congruo o meno? Si baserà sui dati di qualche portale calcistico, creerà un algoritmo o si affiderà ad una sorta di giura di competenza che dopo varie analisi dei giocatori deciderà l'esatto valore di mercato di un calciatore? Ma soprattutto, quando viene considerato scambio di giocatori? Quando il trasferimento dei due calciatori avviene nella stessa giornata o quando due calciatori si scambiano la squadra anche a distanza di quattro-cinque giorni l'uno dall'altro? (Esempio: se Arthur e Pjanic avessero cambiato squadra a distanza di una settimana l'uno dall'altro, la UEFA l'avrebbe comunque considerato uno scambio tra Juventus e Barcellona?). Tanti dubbi che verranno, si spera, sciolti dal comitato esecutivo già il prossimo 28 giugno.
In realtà questa soluzione - almeno per ora, in attesa dell'ufficialità - sembra convincere poco. Una soluzione che di fatto cambia completamente l'approccio al mercato e rischia di creare divergenze e divisioni (come se non bastassero già quelle all'interno del terreno di gioco).
Il tutto è legato sempre al Fair Play Finanziario e alla necessità dei club di raggiungere determinati obiettivi economici per non incorrere in sanzioni (economiche e non solo). Ma l'alternativa a questo ipotetico potere decisionale che si prenderà la UEFA sulle plusvalenze c'è. Ed è (forse) molto più semplice di quel che si possa pensare. Escludere le plusvalenze dal fatturato dei club (per l'iscrizione alle competizioni europee), naturalmente con una riorganizzazione delle regole legate al Fair Play Finanziario. È una soluzione un po' drastica, ma probabilmente - almeno a parere del sottoscritto - più democratica rispetto ad una Federazione che decide autonomamente (anche con eventuali algoritmi) se una plusvalenza è giusta o meno.
La UEFA inoltre è al lavoro per rendere più equi tutti i mercato nazionali a livello europeo. Un gruppo di lavoro sta analizzando l'impatto di tasse e oneri sociali nelle varie nazioni europee per trovare un meccanismo che possa livellare e rendere i costi tutti uguali tra le varie federazioni. E in questo caso, se dovesse riuscirci, tanti applausi.