Chi è Musa Juwara? Dallo sbarco in Sicilia 4 anni fa fino all'esordio in Serie A

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Il suo nome è Musa Juwara e viene dal Gambia, proprio come il suo compagno di squadra Musa Barrow. Il ragazzo è sbarcato a soli 15 anni e senza genitori sulle costa della Sicilia, dopo aver attraversato il Mediterraneo su un barcone. Era il 10 giugno di quattro anni fa, infatti, quando l'ONG tedesca Fgs Frankfurt sbarcò sulle coste messinesi con a bordo 536 migranti. Il piccolo Musa, nato il 26 dicembre 2001, era uno di questi, partito dal Gambia per lasciarsi alle spalle un passato e un potenziale futuro fatto di dittatura e con pochissime possibilità di emergere. I genitori lo avevano fatto imbarcare su un gommone per cercare fortuna in Italia e lui è solo uno dei 25mila minori che, in quell'anno, sono arrivati nel nostro Paese completamente soli.

AS Roma v Chievo Verona - Serie A Primavera Playoffs
AS Roma v Chievo Verona - Serie A Primavera Playoffs / Alessandro Sabattini/Getty Images

Durante il periodo trascorso nel centro di accoglienza di Ruoti, in provincia di Potenza, Juwara comincia a prendere dimestichezza con il pallone giocando con la Virtus Avigliano, dove l’allenatore Vitantonio Summa decide di prenderlo in custodia per poi fargli da tutore legale prima di diventare suo genitore affidatario insieme alla moglie. Il primo club a scommettere sul giovanissimo Juwara è il Chievo, nel 2017, con cui gioca sotto età nella squadra Primavera, poi Bava lo porta al Torino in prestito e con i granata è grande protagonista del Torneo di Viareggio nel 2019 realizzando tre goal in tre partite. Rientrato al Chievo, con cui esordisce in Serie A nel maggio 2019, si trasferì poi al Bologna e, grazie alla fiducia del mister Mihajlovic che ne intravede le qualità e lo porta in prima squadra, in 6 presenze trova il primo goal in Serie A, firmando con un potente mancino la rete dell'1-1 che ha aperto le porte alla vittoria del Bologna proprio alla Scala del calcio contro l’Inter.

FBL-ITA-SERIEA-INTER-BOLOGNA
FBL-ITA-SERIEA-INTER-BOLOGNA / MIGUEL MEDINA/Getty Images

"È un sogno". Parla a fatica Musa Juwara, travolto dall'emozione. Poche parole per descrivere una sensazione inseguita per anni, un momento significativo per mettersi definitivamente alle spalle un passato che avrebbe costretto tanti altri ad arrendersi. "Il gol è merito di Mihajlovic. Lo ringrazio perché mi ha fatto giocare contro l'Inter. Sono contentissimo per questa giornata, ho solo 18 anni e ho segnato a San Siro, la ricorderò per tutta la vita", le sue parole, emozionato, dopo la partita. Una domenica indimenticabile, quattro anni dopo quella lunghissima traversata.

Musa, come ogni giovane promessa del calcio, vorrebbe essere ricordato e apprezzato solo per le sue qualità tecniche. La sua storia si lega però a quella di incredibili campioni e ci ricorda la forza dirompente dello sport, che non si ferma davanti ad un limite o ad una barriera prestabilita. Lo sport unisce e non fa differenze, lo sport esalta la qualità, lo sport è meritocrazia: se sudi e ti alleni raggiungi i tuoi obiettivi, altrimenti sarà solo tempo sprecato.


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