La storia di 'Big Rom' Lukaku: un'infanzia di sacrifici per una vita di successo
"Un giorno tornai a casa da scuola e vidi mia madre in lacrime. Le dissi: 'Vedrai che cambierà, presto giocherò nell'Anderlecht. Staremo bene e non dovrai più preoccuparti.' Avevo 6 anni".
L'infanzia di Romelu Lukaku è terribile: nato in Belgio da genitori congolesi e primogenito, presto si rende conto della difficile condizione in cui vive. Il padre Roger è un calciatore professionista, con esperienze anche nella Nazionale dello Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo), ma a fine carriera e i soldi iniziano a scarseggiare. Ciò che può permettersi la famiglia per il sostentamento dei due piccoli è niente più di un po' di pane e una tazza di latte. Spesso mancava l'elettricità, così come l'acqua calda per fare la doccia. 'Mia mamma scaldava un bollitore sul fornello e io mi mettevo nella doccia gettandomi l'acqua sulla testa con una tazza'.
Romelu ha una passione, quasi sicuramente ereditata dal padre: il calcio. Non può vedere le partite, perché la TV in casa non c'è, ma è informato e conosce praticamente tutto sul calcio belga e non solo. Nonostante i 6 anni e un atteggiamento comunque sempre positivo dei genitori per nascondere le difficoltà, è già un bambino molto intelligente e capisce che la situazione sta diventando insostenibile. Un giorno, di ritorno da scuola, nota qualcosa di strano: sua mamma sta mescolando la tazza in cui versa il latte, dopo aver aggiunto dell'acqua. La famiglia non ha più la disponibilità economica per garantire una sufficiente quantità di latte alla settimana. Il fratello maggiore, che si sente anche responsabile nei confronti del piccolo Jordan, promette a sua mamma che diventerà un calciatore professionista e ripagherà tutti gli sforzi compiuti dai genitori fino a quel momento. Responsabilità non da poco!
Fin da piccolo, il padre lo porta con sé agli allenamenti: l'amore per il calcio nasce inevitabilmente a Liegi, dove Romelu inizia a prendere confidenza con il pallone. A 11 anni mostra una superiorità fisica spaventosa nei confronti dei suoi pari età: qualità che viene notata dai dirigenti del Lierse, club belga che gode di un affermato settore giovanile, in cui segna 121 gol in 68 partite (quasi 2 a partita!). L'Anderlecht lo preleva assieme ad altri 12 giovani promettenti: è la svolta per lui, che vede avvicinarsi la promessa fatta alla mamma qualche anno prima. A Bruxelles, trascorre 3 anni nelle giovanili (2006-2009), fino all'inevitabile passaggio in prima squadra, frutto di 131 gol in 93 presenze.
L'ultima stagione nelle giovanili rende l'idea delle ambizioni del giovani Lukaku, che ha già le spalle larghe per reggere pressioni importanti e alcuni momenti di difficoltà inevitabili nell'arco di una carriera. Ma cos'ha di così speciale questo ragazzo? Beh, nell'ultima stagione prima di diventare professionista, Romelu ha 15 anni e gioca già nell'under 19. L'allenatore non lo tiene spesso in considerazione e, per dimostrare che quest'ultimo stesse sbagliando, propone una scommessa: 25 gol entro dicembre se schierato titolare, oppure panchina per il resto della stagione. Raggiunge l'obiettivo addirittura con un mese d'anticipo, senza dimenticare che i compagni di squadra avevano 3-4 anni più di lui. Abbiamo capito ora di chi stiamo parlando? Forza della natura!
Il 24 maggio 2009 rappresenta il coronamento del suo sogno da bambino: nello spareggio per il titolo tra il suo Anderlecht e lo Standard Liegi, che avevano chiuso la stagione al primo posto a pari punti, Lukaku entra al 65' nella partita di ritorno. I suoi usciranno sconfitti da quella doppia sfida, ma nessuna delusione sportiva potrà mai prendere il sopravvento sul traguardo raggiunto dal gigante belga in quella giornata primaverile di quasi 12 anni fa. 'Abbiamo perso la finale quel giorno, ma io ero già in paradiso. Ho mantenuto la promessa fatta a mia madre. Quello era il momento in cui sapevo che saremmo stati bene per sempre'.
Il ragazzo non si sente arrivato, è lui il primo a ritenere che questo sia il primo grande passo di una brillante carriera: vengono fuori i valori trasmessi dalla sua famiglia, che prima lo avevano aiutato a superare un'infanzia per certi versi tragica, e ora devono essere il punto di riferimento per gestire la fama che sta via via acquisendo.
La sua struttura imponente è la prerogativa, il punto di forza dell'attaccante belga (da qui il soprannome 'Big Rom'). Dopo la delusione dello spareggio perso, nel maggio 2010 Lukaku festeggia campionato e classifica marcatori, oltre a esordire per la prima volta da titolare con la maglia della Nazionale belga. Con un bottino complessivo di 41 gol in 98 presenze, Big Rom si congeda dal paese in cui è nato e cresciuto, per intraprendere un'esperienza all'estero.
Nell'agosto 2011 firma un contratto quinquennale con il Chelsea, ma tra lo scarso impiego, retrocessioni in seconda squadra e prestiti qua e là, la sua esperienza con la maglia dei Blues non può considerarsi positiva, pur avendo conquistato il prestigioso titolo dell'FA Cup. Il prestito annuale al West Bromwich Albion frutta 17 gol nel campionato 2012-2013, grazie ai quali la squadra si issa all'ottavo posto in classifica: risultato di tutto rispetto, visto l'iniziale obiettivo della salvezza.
L'anno successivo prosegue nel segno della continuità. Sempre con la formula del prestito annuale, si trasferisce all'Everton dove, con i suoi 15 gol stagionali, contribuisce al raggiungimento del record di punti (72) in una stagione per i Toffees. Record su record, perché il riscatto esercitato dalla società di Liverpool nei suoi confronti, per una cifra pari a 28 milioni di sterline, coincide con il più caro investimento nella storia del club. In forza a Goodison Park fino al 2016, Lukaku diventa il primo straniero nella storia della Premier League a segnare 80 gol prima dei 24 anni. Cifre da capogiro!
Un ulteriore salto di qualità vede il centravanti belga trasferirsi al Manchester United per la cifra spaventosa di 90 milioni di sterline, tra parte fissa e bonus. Tuttavia, il suo rendimento nei due anni coi Reds non si rivela tanto soddisfacente come ci si aspettava, complice anche un progetto societario a dir poco discutibile caratterizzato da qualche cambio di troppo in panchina, da Van Gaal a Mourinho. Nella prestigiosa cornice dell'Old Trafford, tuttavia, taglia il traguardo delle 100 marcature in Premier, divenendo il più giovane della storia a riuscirci.
L'approdo di Antonio Conte all'Inter apre nuovi scenari, nuove motivazioni e progetti nella carriera di Lukaku, che aveva dimostrato in tempi non sospetti una certa simpatia verso il nostro Paese e più volte aveva speso buone parole nel confronti della Serie A. Aggiungiamoci pure che, già dai tempi del Chelsea, il tecnico pugliese aveva tentato in ogni modo di acquistare il gigante belga, e il gioco è fatto: l'investimento più caro nella storia del club nerazzurro consegna nelle mani dell'ex allenatore della Juventus il suo numero 9, che per caratteristiche tecniche è del tutto funzionale alla manovra offensiva di Conte.
L'impatto dell'ex Everton e United nel nostro campionato è semplicemente devastante, non solo per i gol ma anche per il rapporto stretto che si è creato con l'allenatore e soprattutto con la tifoseria. Nonostante sia un giocatore dell'Inter da appena un anno e mezzo, è già diventato un leader della rosa: non si accontenta mai, a volte utilizza anche parole dure in conferenza stampa per caricare la squadra ed è un esempio per i compagni. Emblematiche le sue parole dopo la vittoria sofferta in casa contro il Torino (4-2 da 0-2), pronunciate per altro con un italiano quasi impeccabile: 'Bene la vittoria, ma non possiamo considerarci ancora una grande squadra se soffriamo ogni domenica in questo modo'. Anche la conoscenza della lingua è un fattore determinante che ha aiutato indubbiamente il ragazzo ad ambientarsi più velocemente nella sua nuova casa.
Grazie alla sua attuale esperienza in Italia, abbiamo imparato a conoscere meglio sia il calciatore che l'uomo: la sua storia è un esempio e deve essere da insegnamento per tutti i giovani che vogliono intraprendere uno sport e pensano di non riuscire ad arrivare. Guardate lui: cresciuto nella miseria e nella povertà, è diventato uno degli attaccanti più forti sul panorama europeo grazie alla sua tenacia, alla sua fame, al suo spirito di sacrificio, uniti ai valori trasmessigli dalla famiglia, che Romelu porta sempre con sé e che traspaiono da ogni sua intervista e da ogni suo atteggiamento in campo e fuori.
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