La storia della Coppa Italia: il trofeo tanto bistrattato che deve le sue fortune e sfortune alla Coppa delle Coppe

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FBL-ITA-CUP-LAZIO-ATALANTA / VINCENZO PINTO/Getty Images
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Nonostante sia un trofeo e, solo per questo motivo, dovrebbe essere ambita, la nostra coppa nazionale, la Coppa Italia, viene enormemente bistrattata. Vincerla, infatti, viene visto come un traguardo di non così grande rilevanza, quasi fosse una coppa di poco valore con la conseguenza che tante, troppe, volte si assiste a partite con formazioni imbottite di riserve. Una bassa considerazione, tuttavia, di cui non godono le altre coppe nazionali. Se si pensa all'Inghilterra, infatti, la FA Cup, complice anche il periodo d'oro del calcio britannico, è seguitissima e portarla a casa è sinonimo di prestigio anche per i club più importanti.

La colpa di questa situazione è della Coppa delle Coppe a cui, però, la Coppa Italia deve anche la sua nascita, o meglio, rinascita. La coppa nazionale, infatti, vede la luce nel 1922 quando la Federcalcio, per via del campionato svuotato di diverse squadre che fondarono la Confederazione Calcistica Italiana, diede vita a una coppa che riempisse il calendario sportivo. In quell'occasione, il Vado, squadra di seconda serie, si fregiò del titolo, diventando la prima storica vincitrice della Coppa Italia. Dopo quell'edizione, però, seguì un lungo stop.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

La Coppa Italia venne riportata in vita per la seconda volta nel 1935 con un format che ricalcava la Coppa d'Inghilterra (c'era il famoso replay in caso di pareggio) e con annessa la possibilità, per la vincitrice, di partecipare alla Coppa dell'Europa Centrale. Durante questo seconda vita il Torino (il Grande Torino) diventa la prima squadra a fare il double e la Juventus la prima formazione a vincere due edizioni. Tuttavia anche questo nuovo esperimento fallisce ben presto, stavolta a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Arriviamo, così, al terzo e definitivo tentativo che avviene nel 1958, anno in cui la Coppa Italia torna a disputarsi per un unico scopo: la qualificazione alla non ancora nascitura Coppa delle Coppe. In realtà la competizione nazionale sarebbe dovuta ripartire nella stagione successiva, 1958/1959, ma per via della mancata qualificazione dell'Italia al mondiale di quell'anno, si decise di anticipare. In quell'edizione nacquero il trofeo attuale e l'abitudine della vincitrice, la prima fu la Lazio, di fregiarsi della coccarda tricolore nella maglia della stagione successiva.

Nel 1960 prende il via la Coppa delle Coppe e, in Italia, si rinnova il format della Coppa Italia che prevede, ora, l'esclusione delle squadre di Serie C e l'entrata posticipata delle grandi. Questa non sarà comunque l'unica modifica effettuata negli anni '60. Nel 1967, infatti, viene abolita la finale a due che viene sostituita da un girone con le quattro semifinaliste, una scelta che porterà minore attenzione. Pochi anni dopo, però, i vertici della politica italiana del calcio si resero conto del flop della nuova formula e cambiarono ancora. D'altronde nel 1970/1971 il girone finale si concluse con un ex aequo che portò allo spareggio tra Milan e Torino, vinto dai granata. Quella fu la prima Coppa Italia decisa ai rigori. Singolare la scelta dei rossoneri di far calciare tutti i rigori a Rivera, copiati poi dal Toro dopo l'errore di Cereser e la perfetta esecuzione di Maddè, il quale tirerà gli altri 5.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

Venne, così, ristabilita la finale a due, anche se non venne abbandonata la formula dei gruppi. Le ultime otto, infatti, venivano divise in due gironi con le capoliste che si sarebbero sfidate in una partita unica a Roma di fronte al Presidente della Repubblica. Da ricordare anche che negli anni '70 si assistette al primo, e sin qui unico, Derby di Milano in finale. Nel 1977 si giocò, infatti, Milan-Inter, vinto a sorpresa dai rossoneri che in Serie A rischiarono la retrocessione.

Si giunge, così, all'epoca successiva, gli anni '80 che si aprono con il ritorno nella competizione delle squadre di Serie C e l'aggiunta di una nuova regola usata nelle coppe europee: i gol fuori casa. Inoltre la finale tornò a essere divisa in due gare, andata e ritorno. Grande protagonista di questo decennio fu la Sampdoria che alzò la Coppa Italia al cielo tre volte, diventando la prima, in seguito al successo del 1987/1988, a guadagnarsi la partecipazione alla prima Supercoppa italiana.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

Dopo gli anni '90, in cui la Coppa Italia servì da trampolino per il Parma che taglierà diversi traguardi in quell'epoca, nel nuovo millennio la coppa nazionale perde nuovamente interesse. Colpa della Coppa delle Coppe, come dicevamo all'inizio. Sì, perché a causa dell'abolizione del trofeo europeo e dell'ampliamento dei posti validi per Champions e Coppa UEFA in campionato, la Coppa Italia diventa un trofeo di secondaria importanza. Il suo successo, infatti, era unicamente dovuto al fatto che solo vincendola si staccava il pass per la Coppa delle Coppe, secondo trofeo europeo per importanza dietro alla Champions League.

Si cerca, così, vanamente di rilanciare la competizione nel 2007 con la decisione di tornare alla finale unica da disputare a Roma, ma serve a ben poco. In quegli anni, inoltre, a fare il ruolo del leone furono Inter e Roma che si giocarono cinque finali (3 vittorie nerazzurre e due giallorosse), dando vita anche in Coppa Italia al duopolio che reggeva in campionato. In seguito, negli anni 2010, il Napoli tornò alla vittoria dopo 23 anni di digiuno, mentre la Juve, grazie alle ripetute vittorie, toccherà, unica al momento, il traguardo dei 10 successi nella competizione. Proprio Napoli e Juventus si affronteranno mercoledì. I bianconeri torneranno a dettare legge o i partenopei si aggiudicheranno coppa e qualificazione in Europa League?


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