La storia del Valencia più forte di sempre...ma eterno secondo, come Hector Cuper

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Può una delle squadre più forti e complete di fine anni '90 rimanere nella storia pur senza vincere nessun trofeo? Sì, se ti chiami Valencia. Chi non ricorda l'epopea del club spagnolo che all'alba del nuovo millennio si era installata tra le grandi d'Europa grazie al lavoro di Hector Cuper?

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Peccato però che quella squadra, così forte e completa, non porterà a casa nessun trofeo con l'allenatore argentino: né in Spagna, né in Europa. Anzi, le avventure oltre confine 1999 e 2000 resteranno le due più grandi delusioni della storia del Valencia: del resto perdere due finali di Champions League è una cosa dura, durissima da digerire. Tanto da "regalare" (anche dopo lo scudetto perso con l'Inter nel 2002) a Hector Cuper l'etichetta di "eterno secondo".

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Champions League 1999-2000

La prima delusione arriva nel 2000. E dire che la Champions League degli spagnoli era cominciata nel modo migliore possibile: passaggio alla seconda fase a gironi grazie al primo posto nel gruppo F, davanti al Bayern Monaco, con 3 vittorie e 3 pareggi. Non male, no? I valenciani poi arriveranno alle spalle del Manchester United, qualificandosi ai quarti di finale da secondi. Qui, però, il compito sembra subito difficilissimo: c'è la Lazio. Almeno sulla carta, perchè gli spagnoli spazzeranno via i biancocelesti (che probabilmente avevano all'epoca la squadra più forte della loro storia) con un aggregato di 5-3 grazie ad El Piojo Claudio Lopez, letteralmente scatenato.

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La squadra di Cuper gira che è una meraviglia, trascinata anche da Gaizka Mendieta, uno dei talenti più puri prodotti dal calcio spagnolo (basco, nel suo caso). In semifinale ancora una vittoria complessiva 5-3, stavolta con il Barcellona. Il Valencia è in finale di Champions League dove, all'appuntamento con la storia, troverà il solito Real Madrid. Il 24 maggio 2000, nell'ultimo atto allo Stade de France, Cuper schiera questo undici: Cañizares; Angloma, Dukić, Pellegrino, Gerardo; Mendieta, Farinòs, Kily Gonzalez; Gerard; Lopez, Angulo. Sarà una disfatta, un ko senza se e senza ma. Il Real Madrid, con le reti di Morientes, Mc Manaman e Raul vincerà con un perentorio 3-0. Prima, grande delusione.

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Il triste "bis" del 2000-2001

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Non c'è tempo per piangersi addosso per Cuper e il Valencia, perchè il calcio offre sempre una seconda possibilità, nonostante l'epurazione. Il club bianconero, infatti, ha ceduto alcuni dei protagonisti di quella cavalcata. Su tutti Claudio Lopez (alla Lazio), poi Javier Farinos (all'Inter) e Gerard Lopez (al Barcellona) . E arriva già nella stagione successiva. Gli spagnoli superano agevolmente la prima fase a gironi davanti a Lione, Olympiacos ed Herenveen, così come la seconda, dove il Valencia passa da primo in classifica a pari merito con il Manchester United. Ai quarti per la squadra di Cuper c'è il temibile Arsenal. La sconfitta 2-1 di Highbury fa temere il peggio, ma il gol fuori casa diventerà decisivo, visto che nel ritorno del Mestalla decide l'ariete John Carew e il Valencia passa per la regola dei gol in trasferta. In semifinale c'è ancora una squadra inglese: il sorprendente Leeds di Kewell e Viduka. A Elland Road si chiude a reti inviolate, con la gara di ritorno che sarà senza storia: in Spagna vince il Valencia 3-0 grazie alla doppietta di Sanchez e al timbro di Mendieta. Si vola in finale, ancora una volta.

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A San Siro c'è il Bayern Monaco, che ha eliminato in semifinale il Real Madrid, proprio la squadra che l'anno precedente ha richiuso il sogno del Valencia nel cassetto. Il 23 maggio 2001 Hector Cuper schiera questo undici titolare: Cañizares; Angloma, Ayala, Pellegrino, Carbone; Mendieta, Baraja, Kily Gonzalez; Aimar; Carew, Sanchez. Stavolta le cose sembrano mettersi subito nel verso giusto: dopo 3' il Valencia va in vantaggio con Mendieta. Ok, è presto, ma basta restare concentrati e fare del proprio meglio, in fondo. E la squadra di Cuper ci riesce fino a tutto il primo tempo. Nella ripresa, però, una ingenuità di Amedeo Carboni al 5' regala un rigore al Bayern Monaco. Dal dischetto Effenberg non sbaglia, è 1-1. Il risultato non cambierà e resterà in parità fino alla fine, anche dei tempi supplementari. Servirà la lotteria dei calci di rigore.

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Una roulette che sembrerà infinita, dopo i 14 tiri dal dischetto. Il Bayern sbaglierà il primo rigore con Paulo Sergio: sembra diverso, stavolta. Almeno fino a che non falliranno anche Zahovic e Carboni. Linke realizza l'ultimo rigore per i tedeschi, il peso della storia è sulle spalle di Mauricio Pellegrino. Il difensore guarda Oliver Khan, poi sceglie l'angolo e parte con la rincorsa. Il portiere tedesco respinge, poi parte con la classica "corsa della vittoria" verso il centro del campo. E' finita per il Valencia, ancora una volta, come l'anno prima. Cuper saluterà per accasarsi all'Inter, sostituito da Rafa Benitez, che almeno due anni dopo riuscirà a far vincere al Valencia la Liga. Ma il rimpianto europeo, doppio, resta e resterà e per sempre.


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