Dalle stelle alle stalle, il Parma dell'era Tanzi sparito con il crac Parmalat
Dalle stalle alle stelle e viceversa. Si può riassumere così l'ultima parte della storia del calcistica di un Parma che, dopo i fasti di inizio e fine anni '90 - clamorosi per quella doveva essere solo una "matricola" - ha dovuto ingoiare l'amaro rospo del fallimento vent'anni più tardi.
L'inizio (ma anche la fine) di quella favola ha un nome e cognome: Calisto Tanzi. Gli anni in cui l'imprenditore è stato proprietario del Parma (subentrò a Ceresini nel 1990) sono coincisi con il periodo più vincente dell'intera storia gialloblù, ma anche con quello più drammatico. Per raccontare quella squadra che fece la storia vincendo la bellezza di 2 Coppe Uefa, 1 Supercoppa europea, 3 Coppe Italia e 1 Coppa delle Coppe, bisogna tornare all'intuizione del Tanzi imprenditore, che gestisce l'azienda casearia di famiglia trasformandola in una vera e propria multinazionale: la Parmalat. Grazie a questa società, che campeggerà come main sponsor sulle maglie gialloblù, la squadra emiliana vivrà fasti mai visti dalle parti del Tardini.
Per capire la portata delle imprese fatte da quel Parma guidato da Alberto Malesani, basta leggere la formazione titolare: in porta Buffon, in difesa Thuram, Sensini e Fabio Cannavaro, a centrocampo Boghossian e Dino Baggio, sugli esterni della trequarti Fuser e Vanoli con Veron al centro, dietro al tandem d'attacco composto da Crespo e Chiesa. Rileggendola viene da chiedersi come questa squadra, nonostante i tanti successi, non sia riuscita a vincere almeno uno scudetto. Ma quando raggiungi la vetta puoi solo cadere giù. Ed è proprio quello che accadde al Parma, per colpe non sue, ma di chi lo gestiva: Calisto Tanzi e la sua Parmalat.
Verso la fine del 2003 cominciano a circolare voci sempre più strane intorno alla creatura di Calisto Tanzi. Voci che si tramutano in indagini e subito dopo in uno degli scandali finanziari italiani più importanti di sempre. Tanzi si dimise dal CdA di Parmalat, con le indagini che travolgono entrambe le società e smascherano un clamoroso buco di bilancio di circa 14 miliardi di euro. Colui che aveva reso grande il Parma venne arrestato e condannato a 18 anni di reclusione, mentre il club gialloblù cominciò a galleggiare e lottare tra la Serie A e la Serie B fino al 2015, quando arrivò il triste fallimento.
La risalita, però, cominciò subito: dalla Serie D, con tre promozioni di fila, il Parma è potuto tornare quasi subito in Serie A. Come una fenice risorta dalle proprie ceneri, anche se i fasti di un tempo difficilmente potranno tornare.
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