La storia dei loghi della Juventus
Nel corso della sua storia, la società bianconera ha più volte cambiato il suo stemma, cercando di anticipare la concorrenza e di seguire i modelli provenienti da oltre lo Stivale. La Vecchia Signora ha ora bisogno di un confronto con il suo passato per tornare alle vette quantomeno della Serie A, come per anni ha abituato i propri tifosi.
Inizia così un viaggio nel passato all'interno della storia della Juventus, dove diversi loghi hanno segnato diverse epoche.
1. Il debutto: 1905 - 1921
Il primo marchio distintivo societario della Juventus appare nel 1905, ben otto anni dopo la fondazione del club da parte di alcuni giovani (caratteristica da cui deriverà poi il nome del club, richiamandola in latino) ragazzi del Liceo Classico D'Azeglio. Nella sua prima versione lo stemma si presenta bicromo (bianco e nero erano gli unici colori) e includeva gli svolazzi ispirati allo stemma cittadino di Torino del XIX secolo.
Il primo marchio bianconero presenta, inoltre, un ovale verticale rigato con un toro in piedi sulle zampe posteriori, al di sopra del quale si trova una grande corona e la scritta “Juventus” su fondo bianco. Non è dunque ancora presente la zebra come animale identificativo, ma solo il toro della città di Torino. Sulla sua testa era posta, inoltre, una piccola corona turrita, simbolo della Repubblica. La peculiarità del logo era la presenza in alto di un cinto bianco su cui erano scritte le parole che dipingevano lo spirito societario. Basato su una frase del I secolo, in lingua latina, attribuita al teologo cristiano Paolo di Tarso, il motto recitava: “Non coronabitur nisi qui legitime certaverit”. Tradotta dall'antica lingua dello Stivale, l'espressione era tradotta con “Non riceve la corona se non chi ha combattuto secondo le regole”.
Questo simbolo debutterà nell'anno del primo scudetto della Juve (1904/05), ma non avrà la fortuna di assistere a tanti altri successi, complice anche l'esplodere del primo conflitto mondiale.
2. Spuntano i primi colori: 1921 - 1929
Messo alle spalle il periodo della Prima Guerra Mondiale, la Juventus torna a lavorare sul proprio logo ed ottiene una versione più semplificata rispetto alla prima creazione. Scompaiono in questo nuovo logo gli elementi esterni alla figura, riproponendo così in primo piano l'ovale caratteristico del club.
La principale novità è data dalla scelta di implementare nel lavoro altri colori oltre al binomio bianco - nero (mantenuti sullo sfondo in rappresentazione delle strisce bianconere che definiscono il club dal 1901, quando Tom Savage sostutuì le prime divise rosa logore con maglie più resistenti provenienti da Nottingham). Appaiono così sulla scena altre due tinte: la prima è il color oro, che dipingerà i contorni, le lettere del club, la corona ed il toro; la seconda è una particolare tonalità di blu, definita "Blu de Pinedo". Il nome del colore, che riempiva lo sfondo alle spalle del simbolo di Torino e del nome del club, deriva dall'aviatore Francesco De Pinedo, il quale descrisse proprio come di un blu quasi elettrico il colore del cielo visto dal suo aereo.
3. La comparsa della zebra: 1929 - 1931
Bisogna attendere più di trenta anni dalla fondazione della Juventus Football Club prima di assistere all'approdo sul logo ufficiale della celebre zebra. L’ispirazione per la sostituzione dell'animale identificativo della società arrivò dal giornalista Carlo Bergoglio. Noto vignettista conosciuto con lo pseudonimo di Carlin, il giornalista torinese suggerì di sostituire il toro con una zebra, in modo che il logo Juventus rispecchiasse il soprannome della squadra. Entra così nell'immaginario collettivo l'immagine di una zebra rampante guardante all'ovest, simbolo inoltre di antica nobiltà.
La rivoluzione colpì anche l'impostazione grafica e cromatica del logo. Lo stemma bianconero abbandonò la sua accentuata forma ellittica per allargarsi di più in pancia, lasciando spazio a nove strisce e non più sette all'interno dell'ovale. Scompaiono, inoltre, il blu e l'oro, lasciando così prevalere in matrimonio con la nuova zebra posta al centro il binomio bianco e nero.
4. Tra passato e presente: 1931 - 1979
La presenza della zebra durerà solamente due anni sullo stemma bianconero, lasciando nuovamente spazio negli anni '30 al toro su due zampe. In generale, si trattò di un ritorno al passato, a quel marchio che negli anni '20 aveva caratterizzato i bianconeri. La forma ovale torna ad essere così più ellittica, lasciando nuovamente spazio a sette strisce e a quattro colori identificativi (bianco, nero, blu e oro).
La grande novità, dettata anche dai cambiamenti tecnici e tecnologici del periodo, la si riscontra nella denominazione del club. Il nome JUVENTUS cambierà il proprio carattere tipografico: la prima lettera della scritta J e l’ultima S furono allungate in maniera tale da riuscire ad adattarsi alla forma ovale del logo. A questa cambiamento si aggiungerà poi quello relativo alla corona turrita, che fu messa maggiormente in evidenza e perciò risultò più grande e massiccia.
La versione del logo subirà, però, delle piccole variazioni verso il 1940. La Juventus abbandona nuovamente oro e blu, aggiungendo però un'altra tonalità ai classici bianco e nero: si tratta del grigio, che riempe lo sfondo alle spalle del nome JUVENTUS, ma colora anche la corona ed il toro. Rappresenta questo il primo di numerosi passi indietro fatti dalla società dal punto di vista stilistico. Cambia, infatti, nuovamente anche il font, che torna quello delle annate 1929-1931; la corona ed il toro vengono ridimensionati, lasciando così lo spazio centrale alla denominazione del club (che passa così dalla parte alta dello stemma a quella centrale).
Nel 1971 la Juve dimostrò di non aver dimenticato il passato ed ideò un restyling del marchio che prevedeva il ritorno del fondo blu per lo scudo e la scritta, mentre un classico oro contornava lo stemma e riempiva le lettere del club. Quello bianconero fu un aggiornamento prettamente cromatico, perché dal punto di vista stilistico non cambiò nulla.
5. Juventus optical art: 1979 - 1990
Gli anni '70 in Italia vedono esplodere artisticamente il fenomeno della Optical Art, una corrente artistica grafica fondata dall'ungherese Victor Vasarely che si fonda sulla giustapposizione cromatica di semplici figure geometriche per creare potenti illusioni ottiche (cercando così il massimo coinvolgimento per l’osservatore, colpito dalla pienezza dei valori visivi).
Questa tendenza colpirà anche la Serie A e porterà al restyling di diversi concept della massima serie. Tra questi c'è anche quello della Juventus, che rompe completamente con la sua tradizione e regala ai propri tifosi un prodotto completamente innovativo. Lo scudo cittadino è abbandonato completamente, lasciando spazio alla semplice figura di una zebra rampante (la stessa zebra introdotta tra il 1929 ed il 1931), ottenuta attraverso un gioco di filamenti neri che intrecciati danno visione dello storico animale bianconero. La zebra è messa in risalto in una posizione di assoluto rilievo, spingendo allo stesso tempo la denominazione JUVENTUS F.C. in basso, come un payoff di una pubblicità contemporanea. Presente, inoltre, alla sinistra della zebra (la cui silhouette ricordava anche quella del cavallino rampante della Ferrari) è la storica stella dei dieci scudetti vinti, un simbolo di riconoscenza e superiorità che verrà aggiornato quando i torinesi sfonderanno il muro dei venti campionati.
La versione stereoscopica del logo non resterà intatta fino al prossimo cambio, ma andrà contro a delle variazioni nel 1982. Più nel dettaglio, furono le proporzioni ad essere riviste: la grandezza della zebra fu diminuita; la denominazione del club in basso fu abbandonata, spostandola in alto a formare un arco sopra la zebra. Scompaiono anche le stelle, rendendo il logo allo stesso tempo aggressivo, ma più minimal.
6. Appuntamento con la storia: 1990 - 2004
Smaltita l'influenza della Optical Art, negli anni '90 la Juventus decide di sposare nuovamente la tradizione, ma con una grafica decisamente più aggiornata. Si raccoglie al Delle Alpi nuovamente l'ovale con sette strisce al suo interno, ma più stretto ai lati rispetto al passato (tanto da rappresentare solo in minima parte la prima e l'ultima striscia). Al centro la corona ed il toro, che torna a sostituire la zebra nello scudo cittadino, si presentano in una veste semplice e stilizzata, lasciando solo all'immaginazione i dettagli delle due figure.
La novità arrivò dal punto di vista cromatico. La società decise di allontanarsi dal colore oro per sposare una tinta gialla accesa, dimostrando di avere a cuore la tradizione che ha sempre caratterizzato la Vecchia Signora, ma allo stesso tempo di essere pronta a fare le variazioni necessarie per essere sempre sulla cresta dell'onda. Spiccano sopra l'ovale, inoltre, le due stelle in tinta gialla, la stessa del contorno dello stemma.
Sarà questo il simbolo che più resterà impresso nella mente dei tifosi bianconeri dell'ultima generazione prima del nuovo millennio. Quella Juventus fu in grado di giocare alla pari con tutte le formazioni più forti d'Europa, arrivando a vincere diverse coppe europee e regalando alle rispettive Nazionali atleti di grande calibro e spessore.
7. Il primo cambio del nuovo millennio: 2004 - 2017
Nei primi anni 2000 la Juventus in campo vola ed inizia così a ragionare sulla propria presenza fuori dal terreno di gioco, forte anche delle nuove tecnologie sviluppatesi. Nasce così quello che oggi è l'unico logo tridimensionale della storia bianconera, simbolo di passione, ma allo stesso tempo di sofferenze indescrivibili - è lo stemma che ha accompagnato i tifosi della Vecchia Signora nella contorta situazione Calciopoli, nonché al ritorno in Serie A tra settimi posti e sogni infranti.
Si arriva così nel 2004, quando la società della Famiglia Agnelli affida all’agenzia Interbrand il progetto di posizionamento e restyling del proprio marchio. Prendendo spunto da quello già esistente, il nuovo marchio si caratterizza per un trattamento grafico decisamente moderno ed elegante, conservando il colore oro solamente in un arco al di sotto del nome. La scritta venne impressa in un’area bianca convessa, conferendo al nome JUVENTUS (più leggibile e chiaro) quell'effetto di tridimensionalità che si puntava ad ottenere per guadagnarne il più possibile dai nuovi media elettronici. È mantenuto, inoltre, il legame con la città di Torino, anche se la valenza dell'elemento identitario (rappresentati in nero e con dimensioni minori rispetto al passato) cade anno dopo anno.
8. La rivoluzione finale: J dal 2017
Juventus ed Interbrand tornano a creare nuovamente assieme dopo il logo del 2004 e tredici anni dopo annunciano la nuova ed ultima veste (al momento quantomeno) del marchio Juve, la celebre J. Presentato in una grande serata di gala, il nuovo simbolo della juventinità sarebbe diventato in poco tempo l'emblema di una nuova rivoluzione stilistica nel mondo del calcio, ora come mai incrociato con quello del marketing.
Agli occhi si tratta di una semplice doppia J stilizzata, ma nel profondo nasconde molto di più. Nasconde il desiderio della Juventus di allargare il proprio bacino di utenza oltre oceano, di creare un brand in cui le persone possano identificarsi per valori e caratteristiche. Allo stesso tempo si tratta di un logo poco invasivo, che può accompagnare chiunque nell'arco della propria giornata che sia sulla propria pelle o attraverso dei supporti elettronici.
Tutto emerge da un disegno decisamente minimal, pulito e ridotto al minimo secondo la tendenza del flat design. Con due lettere Interbrand è stato in grado di richiamare non solo il nome Juventus in sé, grazie alla lettera J tanto cara al celebre avvocato Agnelli e alla piazza bianconera, ma anche l'effetto strisce (le due strisce nere su sfondo bianco riportano proprio alle strisce bianconere della casacca juventina, ma l'effetto funziona anche a colori invertiti) e l'effetto scudo in secondo piano. Le due lettere, per come sono posizionate nello spazio, ricreano visivamente il classico scudetto all'interno di cui ogni società si rispecchia.
L'ultima versione permette alla Vecchia Signora di proseguire la propria crescita a livello nazionale e globale, in un continuo processo di evoluzione. Una crescita che ci si aspetta ora dagli uomini di Allegri, perché il logo deve essere accompagnato da uomini che siano in grado di farne la storia.
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