La storia dei diritti tv in Italia e le cifre incassate dalla Serie A dagli anni '80

Un viaggio lungo oltre quarant'anni: dalla RAI a DAZN. Dai 6 miliardi di lire ai 900 milioni di euro.

La storia dei diritti tv in Italia
La storia dei diritti tv in Italia / Nicolò Campo/GettyImages
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Recentemente la Lega Calcio ha assegnato i diritti televisivi della Serie A per il quinquennio che va dalla stagione 2024-25 alla stagione 2028-29. Un accordo, quello con DAZN e SKY da circa 900 milioni di euro a stagione (senza considerare i diritti tv all’estero, ancora invenduti) con la possibilità di aumentare questa cifra in proporzione all’aumento degli abbonati DAZN.

È stata una trattativa lunga e incerta con l’assegnazione avvenuta sul gong, al termine di lunghe settimane di trattative private tra la Lega Calcio e le emittenti televisive. D’altronde l’obiettivo minimo stabilito dalla stessa Serie A era di ottenere un contratto da 1 miliardo di euro all’anno dalla vendita dei diritti televisivi in Italia.

Diritti televisivi diventati ormai fondamentali per la sopravvivenza della Serie A e del calcio italiano. E pensare che fino alla stagione 1995-96 i ricavi da stadio di ogni club di Serie A e Serie B superavano i ricavi dai diritti tv. Ma prima di addentrarci tra stagioni, cifre e percentuali, è giusto raccontare un po’ di storia sui diritti tv della Serie A.

La storia dei diritti televisivi in Italia nel calcio

Il tema sui diritti televisivi del calcio in Italia viene a galla a cavallo tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80. Fino a quel momento non esisteva una legge, una regola, un modello legato alla vendita dei diritti televisivi dei match del calcio italiano. Qualsiasi tv privata poteva entrare in qualsiasi stadio per filmare e trasmettere la partita ai suoi utenti. L’ingresso di giornalisti e operatori vari legati alle televisioni veniva organizzato dai Comuni.

Poche televisioni però potevano permettersi di organizzare la ripresa e la messa in onda delle partite. La pubblicità infatti era ancora agli inizi e non portava grossi guadagni: basti pensare che gli introiti pubblicitari della RAI erano legati soprattutto a Carosello. Eppure la RAI dal 1960 - appunto senza pagare diritti televisivi - trasmetteva in tutta Italia (tranne nella provincia della squadra di casa), in differita, un tempo di un match di Serie A.

Sul modello angloamericano, tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80, anche in Italia si inizia a mettere nero su bianco un regolamento per la vendita dei diritti televisivi. In quel periodo non esistevano canali a pagamento e la vendita dei diritti tv era legata esclusivamente alle emittenti in chiaro, ossia la RAI, che diventò così concessionario unico della Lega Calcio per la trasmissione del calcio in tutta Italia. Questo modello durò dal 1978 al 1993, anno della seconda grande rivoluzione legata alla vendita dei diritti televisivi.

Sempre seguendo il modello anglosassone, anche il Bel Paese supera la visione di calcio visibile gratuitamente a tutti e inserisce i diritti televisivi criptati: l’obiettivo naturalmente è portare più denaro nelle casse dei club e permettere ai soli abbonati ad una emittente la visione totale di una partita. Così dal 1993 la vendita dei diritti tv per il calcio italiano si divide in:

  • Diritti in chiaro
  • Diritti criptato (a pagamento)

Il 1993 è l’anno di TELE+ e del primo contratto triennale con una emittente a pagamento. Nasce così il posticipo serale della domenica, trasmesso proprio da Tele+ ai propri abbonati in esclusiva. Tutte le altre partite di ogni giornata rimanevano in mano alla RAI. Al termine del contratto, TELE+ strappa un nuovo accordo - sempre triennale - con la Lega Calcio, acquisendo i diritti tv criptati di tutte le gare di Serie A.

A conclusione del secondo ciclo triennale di TELE+ avviene una terza rivoluzione. Se fino a quel momento la Lega Calcio trattava collettivamente - per Serie A e Serie B - la vendita dei diritti televisivi, dal 1999 viene introdotta la vendita singola dei diritti tv, ossia ogni club doveva trattare autonomamente - e strappare una cifra a proprio vantaggio - la vendita dei diritti televisivi per la trasmissione dei propri match casalinghi. Questo portò all’arrivo di una seconda emittente satellitare: Stream.

TELE+ e STREAM fino alla stagione 2002-03 si sono divise quasi equamente le squadre di Serie A (anche se cosiddette strisciate Juventus, Inter e Milan erano sempre in mano a TELE+). Nel 2003 STREAM e TELE+ si fondono portano alla nascita di SKY, che dal 2003 conquista il monopolio dei diritti tv satellitari e portando anche alla creazione di Gioco Calcio, una sorta di Canale della Lega dove venivano trasmesse le partite dei club che non trovarono l’accordo con la nuova emittente satellitare. Questo canale durò meno di una stagione e SKY prese il controllo totale della Serie A.

Durante la stagione 2004-05 avviene l’ennesima rivoluzione: l’arrivo del digitale terrestre come nuova tecnologia di trasmissione porta ad un nuovo cambiamento nella vendita dei diritti tv in Italia, dividendosi in:

  • Diritti in chiaro
  • Diritti satellitari
  • Diritti terrestri (digitale terrestre)

SKY si ritrova sempre in mano in diritti televisivi satellitari, mentre per il digitale terrestre nascono diverse piattaforme che si spartiscono idiritti terrestri: sono gli anni di MEDIASET PREMIUM, CARTAPIÙ (LA7) e DAHLIA TV. In questi anni SKY investe anche nel digitale terrestre e a partire dalla stagione 2010-11 torna in vigore la vendita dei diritti tv centralizzata e non in mano ai singoli club, tornando quindi al modello utilizzato fino al 1999.

A partire dal 2018 subentra anche il servizio di streaming DAZN a fare concorrenza a SKY. Infatti per il ciclo triennale 2018-2021 i diritti tv vengono venduti a SKY e DAZN ma con match in esclusiva per entrambe le piattaforme: a SKY vengono assegnate 7 gare su 10 per ogni turno di campionato e le restanti 3 gare vengono assegnate alla nuova piattaforma (almeno per l’Italia) DAZN. Tre anni dopo la Lega Calcio assegna a DAZN tutta la Serie A (con 3 partite a giornata in co-esclusiva con SKY). Formula confermata recentemente con il nuovo ciclo quinquennale dei diritti tv della massima divisione italiana.

Quanto ha incassato la Serie A dai diritti televisivi nella sua storia?

Conclusa la parte dedicata alla storia, posso iniziare a snocciolare qualche numero. Se hai letto il paragrafo precedente, ti ricorderai sicuramente del periodo che va a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 e il 1993, quello che porta a regolarizzare la presenza di telecamere e operatori televisivi nei campi di Serie A (e non solo). Bene, in quel periodo la RAI - unico concessionario della Lega Calcio per la trasmissione del calcio in tv - ha investito in totale 632 miliardi di vecchie lire.

Con questa cifra ha avuto l’esclusiva per il calcio in tv in chiaro di Serie A, Serie B, Coppa Italia e Supercoppa Italiana, di fatto chiudendo le porte alle tv private che prima di questo accordo avevano la possibilità di entrare nei campi senza infrangere nessuna regola.

L’ingresso delle tv a pagamento ha portato ad un aumento vertiginoso degli incassi da parte della Lega Calcio che per il triennio 1993-96 ha incassato da RAI e TELE+ ben 571 miliardi di vecchie lire (di poco sotto la cifra incassata in totale dal ‘78 al ‘93). Il triennio successivo (1996-99) con TELE+ che ottiene l’ok per la totale copertura della Serie A, la Lega Calcio incassa (compresa la parte in chiaro di RAI e TMC) 1238 miliardi di lire.

Proprio durante questo triennio avviene una doppia svolta per la Serie A e il calcio italiano:

  • I ricavi da diritti televisivi dei club superano i ricavi da stadio
  • Si cambia la spartizione dei diritti tv tra Serie A e B

Fino a quel momento infatti le cifre che incassava la Lega Calcio dalla vendita dei diritti tv veniva divisa in parti uguali tra le società di Serie A e Serie B. Dalla stagione 1997-98 i diritti tv in chiaro vengono spartiti al 58% per la Serie A e il restante 42% per la Serie B, mentre i diritti tv criptati vengono spartiti al 75% per la Serie A e il restante 25% per la Serie B. Inoltre la distribuzione avviene in proporzione alla posizione in campionato e all’audience.

Concluso questo triennio, nel 1999 si passa dalla trattativa collettiva dei diritti tv alle trattative singole tra i club e le emittenti televisive. Questo modello dura undici anni, fino all’estate 2010. In questo periodo la Serie A - non senza problemi soprattutto per le società medio-piccole, che più volte hanno forzato la mano per tornare alle trattative collettive - ha incassato circa 5700 milioni di euro in totale: dai circa 400 milioni di euro annui dei primi anni 2000 fino ad una media di circa 640 milioni di euro a stagione del triennio 2007-10.

Dal 2010 riparte la vendita collettiva dei diritti televisivi per la Serie A e nel biennio fino al 2012 la Serie A incassa tra diritti tv criptati e in chiaro circa 1720 milioni di euro in totale, con una media di 860 milioni di euro a stagione. Il triennio che va dalla stagione 2012-13 alla stagione 2014-15 porta nelle casse della Lega Calcio ben 2487 milioni di euro, con una media di 829 milioni di euro a stagione senza considerare i diritti tv in chiaro. A questi vanno aggiunti infatti i circa 88 milioni di euro totali (in tre stagioni) tra diritti radio e tv in chiaro, più servizi internet e mobile.

I successivi cicli triennali, ossia 2015-18, 2018-21 e 2021-24 permettono alla Lega Calcio di incassare stabilmente una cifra superiore ai 900 milioni di euro a stagione per i diritti tv della Serie A - sempre considerando solo l’Italia e non i diritti tv ceduti all’estero. Si va quindi dai 943 milioni di euro l’anno del triennio 2015-18, ai 973 milioni (a stagione) incassati da SKY e DAZN dal 2018 al 2021 fino al bando assegnato sempre alle due emittenti televisive per il ciclo 2021-24 da 927 milioni di euro annui.

*I dati sui diritti televisivi sono relativi solo all’Italia e non all’estero.

La stagione 2024-25 segnerà un’altra svolta. La vendita dei diritti tv della Serie A non avverrà più su base triennale ma quinquennale. La Lega Calcio infatti ha già assegnato a DAZN e SKY i diritti televisivi delle prossime cinque stagioni del campionato per un totale di 900 milioni di euro l’anno, in ribasso rispetto agli ultimi bandi, anche se la cifra potrà aumentare nel caso in cui DAZN dovesse migliorare sensibilmente il numero di abbonati e di conseguenza il suo fatturato.

Riepilogo delle cifre legate ai diritti tv in Italia della Serie A

  • 1978-1981 - 6 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI)
  • 1981-1984 - 42 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI)
  • 1984-1987 - 79 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI)
  • 1987-1990 - 180 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI)
  • 1990-1993 - 325 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI)
  • 1993-1996 - 571 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI: 423 miliardi di lire; Diritti tv criptati a TELE+: 148 miliardi di lire)
  • 1996-1999 - 1238 miliardi di lire (Diritti tv in chiaro alla RAI: 600 miliardi di lire; Diritti tv criptati TELE+ 638 miliardi di lire)
  • 1999-2002 - 1278 milioni di euro (Diritti tv criptati a TELE+ e STREAM)
  • 2002-2003 - 492 milioni di euro (Diritti tv criptati a TELE+ e STREAM)
  • 2003-2004 - 500 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY e GIOCO CALCIO)
  • 2004-2007 - 1500 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY, MEDIASET PREMIUM e CARTAPIÙ
  • 2007-2010 - 1930 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY, MEDIASET PREMIUM, CARTAPIÙ e DAHLIA TV)
  • 2010-2011 - 849 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY, MEDIASET PREMIUM e DAHLIA TV)
  • 2011-2012 - 871 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY e MEDIASET PREMIUM)
  • 2012-2015 - 2487 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY e MEDIASET PREMIUM)
  • 2015-2018 - 2829 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY e MEDIASET PREMIUM)
  • 2018-2021 - 2919 milioni di euro (Diritti tv criptati a SKY e DAZN)
  • 2021-2024 - 2781 milioni di euro (Diritti tv criptati a DAZN e SKY)
  • 2024-2029 - 4500 milioni di euro (Diritti tv criptati a DAZN e SKY)