La Serie A per Pasqua: un tabù da 46 anni, con polemiche più recenti

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/GettyImages
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Il trentesimo turno di Serie A si distingue per uno svolgimento certo insolito, interamente suddiviso tra sabato e lunedì, fermo nella giornata di Pasqua. L'assenza di partite la domenica di Pasqua è ormai una consuetudine, a tutti gli effetti una certezza addirittura da 46 anni a questa parte (al di là di eccezioni tanto sporadiche quanto discusse).

Nonostante la presenza di un turno del massimo campionato a cavallo tra il 30 marzo e il primo aprile, insomma, si è optato per spalmare le varie partite tra sabato e lunedì di Pasquetta: Calcio e Finanza dedica oggi un approfondimento alla tradizione che vuole la Pasqua priva di calcio, ormai tradizionalmente. Addirittura dal 1978 la Serie A non scende in campo per Pasqua, in quell'occasione - 26 marzo '78 - scesero in campo tutte le squadre del campionato, in contemporanea.

Al di là di quel turno, con tutta la Serie A in campo, si sottolineano due posticipi: Perugia-Inter nell'aprile del 2004 e Reggina-Udinese cinque anni più tardi, situazioni che portarono con sé una coda polemica soprattutto in ambiente religioso. Nel primo caso si optò per la scelta di giocare per Pasqua a causa degli impegni nerazzurri in Coppa UEFA, con conseguente disappunto del vescovo di Perugia. Una situazione che si è ripetuta poi per Reggina-Udinese, quando monsignor Giorgio Constantino sottolineò quanto fosse inopportuno distrarre i fedeli dalla ricorrenza religiosa.

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