La lenta discesa agli inferi del Manchester United
Il regista Paolo Sorrentino racconta che Fellini, in un momento di grande difficoltà, si era messo a incontrare compulsivamente psicoanalisti: “A ciascuno si presentava cortese, si sedeva di fronte, estraeva una foto di se stesso a tredici anni e, con la voce candida che ce lo ha fatto amare, diceva pacato mostrando la foto: Dottore, io voglio tornare a questa foto. Lei mi può aiutare?”. Il Manchester United avrebbe un intero album da mostrare al suo psicologo. Un album con dentro le foto della Champions del 2008, l'ultima della sua storia. La foto della finale dell'anno dopo, meno gioiosa, per via della sconfitta subita dal Barcellona di Guardiola, poi quella della finale del 2011, con lo stesso esito finale, contro la stessa squadra, contro lo stesso allenatore, magari un po' stropicciata, ma ancora lì, perché sono foto cariche di orgoglio. Ci sono anche foto più polverose in questo album, alcune sono addirittura color seppia, risalenti ad un tempo che molti di noi non riescono neanche a immaginare, a colori.
I Red Devils sono il club di calcio con più tifosi al mondo. Si parla di circa 750 milioni di persone che supportano, ognuno a suo modo, il club di Manchester. Per farci rendere conto della grandezza del numero, basti sapere che si tratta all'incirca della stessa popolazione dell'intero continente europeo. Sono anche tra le squadre che ha speso di più negli ultimi dieci anni, nonostante questi trasferimenti non si siano dimostrati spesso all'altezza delle aspettative e non abbiano mai portato ai risultati sperati.
Lo psicanalista noterebbe subito che qualcosa nel 2013 cambia. Perché le foto da lì in poi sono un po' più rovinate, sembra che siano state trattate con meno attenzione, alcune mancano addirittura. E poi c'è un dettaglio, che dettaglio non è. Da quell'anno, per la prima volta dopo 27 anni insieme, in quelle foto non c'è più Sir Alex Ferguson. E Ferguson non era certo una comparsa, anzi, era il protagonista, il simbolo di quel Manchester, il vero e proprio capitano della squadra, che con lui in panchina vince 2 Champions League, 13 Premier e un totale di 38 trofei, diventando l'allenatore più vincente della storia del calcio.
L'ultima partita di Sir Alex è un fantascientifico 5-5, sul campo del West Bromwich, che rimonta grazie alla tripletta di una giovane promessa belga, in prestito dal Chelsea, Romelu Lukaku, che anni dopo si troverà a giocare proprio per i Devils. Ma la foto che conclude questa storia è stata scattata all'Old Trafford, casa sua, com'è giusto che sia, tra i festeggiamenti per la Premier League vinta qualche giornata prima e il Theatre of Dreams che non smette di piangere l'addio della sua leggenda. Cosa è successo dopo? Perché la maggior parte delle foto di quest'album da questo momento iniziano ad essere rovinate, strappate, più malinconiche?
A sostituire Ferguson, quello che da molti ai tempi veniva considerato il suo erede: David Moyes, che veniva da un decennio alla guida dell'Everton. Un altro scozzese, un altro tecnico che doveva guidare un progetto che guardava al presente e al futuro, visto anche il contratto di ben sei anni. Verrà esonerato alla 34ª giornata, sostituito da Ryan Giggs che farà da allenatore-giocatore. In quell'annata il Manchester United termina la stagione al settimo posto, il suo peggior risultato in Premier League, e rimane fuori da tutte le competizioni europee per la prima volta dal 1989. La sua foto, nell'album, è strappata e bagnata dalle lacrime di chi aveva avuto un colpo di fulmine, ma è stato deluso subito dopo.
L'anno dopo arriva Louis Van Gaal, che riesce sempre a trovare un modo per infilarsi in più storie calcistiche possibili. Con Van Gaal arriva anche una campagna acquisti faraonica, con un esborso totale di circa 200 milioni di euro e gli acquisti di top player come Di María e Falcao. A posteriori, era chiaro che anche quest'annata non sarebbe stata quella del riscatto, della ripartenza. Le altre new-entry erano degli azzardi, che in Premier League paghi profumatamente, e se vogliamo vedere tutto come un grande romanzo, una squadra che aveva vinto tanto in una simbiosi quasi romantica con il suo allenatore, non avrebbe mai potuto ricominciare da un calciomercato stellare, ma con poco raziocinio, che da ora in poi sarà, purtroppo per i Red Devils, una costante.
Nel biennio di Van Gaal, i tifosi vedono arrivare un quarto e un quinto posto, con conseguente esclusione dalla Champions League, e i malumori all'Old Trafford, pian piano, si fanno sempre più forti. Per la stagione 2016/17 la dirigenza decide per un cambiamento radicale, ma anche questo, poco appoggiato (almeno inizialmente) dai tifosi. La panchina va a José Mourinho. Forse, però, non era abbastanza, e si decide quindi di infrangere il record per il trasferimento più oneroso della storia del calcio, e (ri)prende tra le sue fila Paul Pogba, dalla Juventus che l'aveva soffiato a parametro zero proprio ai Red Devils, per 105 milioni di euro.
Il primo anno del portoghese termina con un deludente sesto posto in campionato, ma anche con la vittoria del Community Shield, della League Cup e, soprattutto dell'Europa League (che permette la partecipazione alla Champions), sotto il segno anche dell'altro nuovo volto della rosa, Zlatan Ibrahimović. Questa è l'annata migliore del Manchester post-Ferguson, e forse l'unica fotografia che l'Old Trafford tiene ancora stretta a sé, meno preziosa delle altre, ma pur sempre legata a ricordi piacevoli. Tuttavia, non essere tornati ancora come si era prima, tanti anni fa, è una ferita aperta nei tifosi Red, che si infetta di malinconia ogni anno che passa.
Il secondo anno del portoghese alla guida dei diavoli rossi non riesce a mantenere le promesse che sembravano essere state fatte la stagione precedente. Il campionato lo conclude al secondo posto, certo, ma con ben 19 punti di distacco dall'altra squadra di Manchester, il City. Il Manchester City ha un ruolo importante in questo vortice di delusioni. Se nell'era Ferguson, lo United era la squadra nettamente più forte della città, con il City che boccheggiava a metà classifica, con l'arrivo degli sceicchi i Citizens sono riusciti a vincere tanto (due Premier consecutive, la prima a riuscirci), e a formare una squadra piena di campioni, ma anche un progetto solido e valido, per quanto ancora non di successo in Europa.
A dicembre del 2018, dopo un inizio stagione che è stato il peggiore dal 1990, a 19 punti dalla vetta, Mourinho viene esonerato e gli subentra, inizialmente come traghettatore Ole Gunnar Solskjær, una delle leggende del club, che proprio con Ferguson aveva riempito la sua bacheca di trofei su trofei, tra cui la Champions League '98/99, decisa in finale proprio da un gol del Baby-faced Assassin e che permise ai Devils di entrare nel novero delle squadre che possono vantare un triplete.
Solskjær comincia benissimo, anzi comincia straordinariamente. diventando il primo allenatore nella storia del Manchester United a vincere le prime sei partite di campionato da tecnico. Il campionato vede i diavoli al sesto posto, ma in Champions riescono ad arrivare fino ai quarti, cosa che non succedeva da 5 anni. Man mano, la squadra calerà sensibilmente, ritornando per l'ennesima volta al punto di partenza.
La stagione 2019/20 inizia male, ma il Manchester United riesce a recuperare con ottime prestazioni post-lockdown, grazie anche al contributo di uno dei pochi acquisti azzeccati degli ultimi 7 anni, Bruno Fernandes. Il terzo posto comunque non sembra essere abbastanza dati i 33 punti di differenza con il Liverpool al primo posto. Per fare un confronto, ci sono più punti di distacco tra Liverpool e United che tra lo United e il penultimo posto.
Solskjær non è mai sembrato un allenatore totalmente in controllo della situazione, e ciò è simbolo del disordine organizzativo che sembra essere alla base del progetto Manchester United. Uno dei punti di forza della gestione Ferguson era l'accentramento del potere tutto nelle sue mani, in particolare per quanto riguarda la questione mercato, che infatti, dopo la fine della sua era, nonostante spese faraoniche, è sempre risultato deludente e caotico. Ma dopo? Cosa doveva fare i Manchester? Evolversi nella direzione delle altre squadre, o tentare un approccio più conservatore?
Il Manchester è diviso tra la voglia nostalgica di avere in panchina un manager all'inglese, trovare l'erede di Sir Alex, e quello di costruire una squadra moderna, che però sembra obbligare ad una scelta di tecnici e staff preparati, che si dividono i compiti in modo particellare. In questo limbo, i Red Devils non stanno riuscendo ad evadere dalle sabbie mobili e, nonostante le buone prestazioni nel finale della scorsa stagione, questa è iniziata con più bassi che alti (da segnalare la sconfitta per 1-6 contro il Tottenham allenato dall'ex José Mourinho), e la squadra sembra lontana dal regalare gioie ai suoi tifosi, almeno per questa stagione. Per l'ennesima stagione.
Lo United non riesce più a tornare quello di una volta, ed oramai è palese, per un problema di progetto, che continua sull'onda di acquisti che sembrano essere poco coerenti con la squadra e dai costi esorbitanti, un allenatore che non riesce mai a convincere del tutto e, non per ultimo, uno stadio che non viene rinnovato (e sappiamo quanto lo stadio sia importante per una squadra, specialmente se inglese). Le foto delle antiche glorie stanno sbiadendo, e quelle delle più recenti avventure si cerca di dimenticarle, le si lascia in un cassetto. Ma per quanto ancora i tifosi dovranno accarezzare quell'album, pensando tra sé e sé che quest'anno torneranno come erano una volta?
Questo video, con questa fotografia triste, uggiosa, molto inglese, un bambino che dice che non ha idoli tra i giocatori della sua squadra del cuore, è la perfetta rappresentazione della malinconia che abbraccia tutto il tifo dei Red Devils, e, un po', anche questo articolo. La seduta è finita.
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