La Juventus e la linea verde: una storia virtuosa che parte da lontano
In una stagione condita da tanti momenti difficili la Juventus ha dovuto affrontare molte sfide: una partenza con il freno a mano tirato ha costretto la squadra a rincorrere per cercare di recuperare punti e scalare posizioni in classifica. La penalizzazione che ha colpito la squadra, poi, poteva sulla carta destabilizzare gli animi ma il gruppo, su spinta di Allegri, ha saputo compattarsi per affrontare le difficoltà. Nonostante la (provvisoria) restituzione dei famosi 15 punti in meno resta grande incertezza sul futuro; non mancano voci che vorrebbero la UEFA pronta a estromettere la squadra dalle competizioni europee. Uno scenario ancora lontano dall'essere concreto ma che, già di per sé, preoccupa.
Nell’anno in cui la dea bendata ha deciso di voltare le spalle alla Vecchia Signora, portandole in dono una valanga di infortuni, ad accendere la luce è arrivato un progetto iniziato da tempo, precisamente nel 2018. Stiamo parlando di quella che oggi conosciamo come Juventus Next Gen (dal 2022, alla nascita era Juventus Under-23), progetto voluto da Federico Cherubini sotto la guida dell’ex presidente Andrea Agnelli. E dopo 5 anni sono arrivati i risultati, talenti giovani e pronti a fare la loro parte in Serie A.
Chiaramente non era un’operazione programmata - in questi termini - ma si è fatto di necessità virtù: quando mancavano i centrocampisti ecco arrivare l’acqua nel deserto, i vari Miretti e Fagioli hanno permesso di sopperire all’assenza dei titolari e sono diventati essi stessi delle pedine di tutto riguardo inanellando prestazioni di alto livello e tanta concretezza, non ultima la prova contro il Lecce (con Miretti più volte vicino al gol e tanti scambi di qualità tra i due).
Un graduale percorso di crescita
Un percorso virtuoso basato sui giovani prevede chiaramente alti e bassi, la poca esperienza può portare ad alcuni errori fisiologici ma, al tempo stesso, la giovane età restituisce a tutta la squadra il vigore e le motivazioni che solo dei ragazzi alle prime esperienze possono trasmettere.
Arrivare da un contesto già più competitivo come la Serie C, in cui gioca appunto la Next Gen, aiuta i ragazzi nella formazione di base e li incanala come una vera rampa di lancio in direzione leghe maggiori.
Portare i colori della Juve non è certo facile, iniziare a farlo da giovanissimi e con dei salti graduali può formare non solo il talento ma anche la solidità mentale, sviluppando quel DNA bianconero che permette di reggere la pressione costante a cui si è sottoposti in prima squadra (aspetto talvolta ribadito anche da Allegri).
I benefici della Next Gen
Affiancare le giovani leve ai veterani porta ad acquisire una sicurezza diversa: si ottiene quel tipo di stabilità che favorisce il ricambio dei giovani e l’avvicendarsi dei più attempati senza stravolgere gli equilibri dello spogliatoio. Inoltre permettere ai vari Iling o Soulé di imparare da esperti come Kostic o Di Maria è un lusso che solo i top club si possono permettere: una simile occasione è troppo ghiotta per non essere sfruttata.
Avere una risorsa importante su cui contare, come un vivaio ben connesso alla prima squadra, porta dei benefici tangibili in ogni parte del campo, sia dentro che fuori: resta questo, insomma, lo spirito da perseguire. Con la costanza e l’aiuto di chi milita nel club da tempo i ragazzi posso esprimersi al meglio e non risentire del carico di una maglia così prestigiosa, imparare ad affrontare tutte le vicende del calcio: da milioni di persone che ti osannano ad altrettante che ti fischiano, superare gli errori in cui si può inciampare e restare con i piedi per terra quando si viene esaltati.
Se il meccanismo virtuoso viene costruito un passo alla volta si crea un ambiente sereno e che punta verso un orizzonte verde: continuare a puntare sulla Next Gen resta - in questo particolare momento della Juve e del calcio italiano - la soluzione migliore, un modello da cui dovrebbero soprattutto trarre ispirazione gli altri club.