La Juve non ingrana: mancano continuità di risultati e di prestazioni

Pirlo all'esordio da allenatore contro la Sampdoria
Pirlo all'esordio da allenatore contro la Sampdoria / MIGUEL MEDINA/Getty Images
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Pressing alto, recupero immediato del pallone e dominio del gioco: questi sono i cardini su cui si fondano i principi di calcio del nuovo progetto bianconero targato Andrea Pirlo. Chiamato dalla società quasi all'improvviso per sostituire l'esonerato Maurizio Sarri, il Maestro si è calato immediatamente nella nuova veste di allenatore, con la calma e la personalità che lo contraddistinguono.

Tuttavia, l'inizio di stagione della Juventus non è stato certamente dei migliori: dopo 10 giornate di campionato la Vecchia Signora si trova al terzo posto in classifica, a pari punti col Napoli (20), dopo aver totalizzato 5 vittorie e altrettanti pareggi (compresa la vittoria a tavolino proprio sui partenopei) ed è qualificata agli ottavi di Champions (molto probabilmente da seconda nel girone dietro al Barcellona).

Incuriosisce e non poco la maniera in cui questi risultati sono arrivati, alternando prestazioni brillanti (vedi Cagliari, e Dinamo Kiev in Champions) ad altre in cui la Juventus è sembrata a dir poco irriconoscibile (Crotone e Benevento). C'è una spiegazione a questa mancanza di continuità, tanto nei risultati quanto nel rendimento dei singoli e della squadra?

Juventus v Dynamo Kyiv: Group G - UEFA Champions League
Juventus v Dynamo Kyiv: Group G - UEFA Champions League / DeFodi Images/Getty Images

In tutte le partite della stagione, Pirlo non ha mai schierato per due volte lo stesso 'undici', sintomo del fatto che stia ancora cercando l'assetto migliore. Il reparto difensivo è mobile, con un terzino di spinta, come Cuadrado, che in fase offensiva si alza spesso oltre la linea dei centrocampisti, mentre dall'altra parte Danilo resta in copertura insieme ai due centrali; in fase difensiva poi, il colombiano si allinea ai suoi compagni di reparto formando una classica linea a 4. Dove sembra andare nettamente in difficoltà in queste prime uscite stagionali è nella zona del centrocampo. L'allenatore ha ritenuto in varie interviste di non avere gli uomini necessari per sostenere un centrocampo a 3 e si sta affidando sistematicamente a una disposizione a 4 con due tra Bentancur, Arthur, Rabiot e McKennie in mediana e due esterni prettamente offensivi. Qui la Juventus soffre maledettamente, perché Chiesa, Kulusevski e lo stesso Ramsey non sono predisposti alla fase difensiva: soprattutto sui cambi gioco è evidente come il reparto vada in difficoltà. Un esempio chiaro ci è dato dalla partita di Champions vinta per 3-0 in casa contro la Dinamo Kiev: ogni volta che i russi effettuavano un cambio di fronte dalla parte sinistra, Alex Sandro si vedeva costretto a lasciare la sua zona di competenza per andare a chiudere sull'uomo di Ramsey, il quale copriva una posizione molto centrale e di conseguenza era costantemente preso in mezzo.

Questo modulo, gioco forza, costringe Pirlo a rinunciare a uno tra Morata e Dybala per affiancare l'intoccabile CR7; d'altro canto è pur vero che, contando sulla possibilità di effettuare 5 sostituzioni, l'allenatore può attingere dalla panchina e cambiare volto alla squadra in corso d'opera.

Al di là dell'aspetto tattico, che è sicuramente fondamentale, gioca un ruolo fondamentale anche la mentalità. Nel corso della sessione di mercato estiva, uno degli obiettivi della società è stato quello di ringiovanire la rosa, privandosi di elementi come Higuain e Matuidi e inserendo giovani di qualità come i già citati Chiesa e Kulusevski. E' inevitabile che, provenendo da squadre comunque blasonate ma che lottano per altri obiettivi, abbiano bisogno di tempo per adattarsi a un ambiente che ogni anno è abituato a lottare per vincere ogni competizione a cui partecipa. Sotto questo punto di vista, la crescita di De Ligt è stata esponenziale e la sua assenza nelle prime partite stagionali si è fatta sicuramente sentire.

Juventus v Torino FC - Serie A
Juventus v Torino FC - Serie A / DeFodi Images/Getty Images

Una considerazione sul momento Juve va fatta sulla gestione del gruppo: colpiscono le parole di Szczesny quando, nell'intervista di un pre-partita di Champions, dice: 'Devo stare attento a ciò che dico perchè se parlo male gioca Buffon'. Sono parole che indicano solidità e il rispetto delle gerarchie che lo spogliatoio dimostra verso il proprio allenatore è fondamentale. Non era scontato, soprattutto perchè molti componenti della rosa attuale sono stati compagni di squadra di Pirlo. Tuttavia, la gestione di Ronaldo per la trasferta di Benevento ha fatto non poco discutere, soprattutto alla luce del punto che i bianconeri hanno concesso alla squadra di Filippo Inzaghi. Perchè non farlo riposare contro la Dinamo Kiev, in una partita ininfluente ai fini della qualificazione?

A proposito di Benevento: dopo quella partita, Pirlo aveva sottolineato un aspetto negativo della sua squadra, ovvero l'interpretazione dei momenti della partita. Il gol del pareggio campano, infatti, arriva allo scadere del primo tempo, su un calcio d'angolo che poteva essere evitato, in quanto i bianconeri avevano subito una ripartenza dopo aver perso malamente il pallone. Un episodio simile era successo due settimane prima a Roma contro la Lazio: in quel caso fu Dybala a consegnare il pallone ai biancocelesti che, sugli sviluppi di una grande azione personale di Correa, segnarono il gol del pareggio con Caicedo al 93'.

I presupposti per fare bene ci sono tutti: i giocatori credono nelle idee del proprio allenatore e l'abbraccio finale al termine del derby vinto nel finale è la testimonianza di un gruppo unito che rema dalla stessa parte.


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