La grande favorita Inter stecca ancora: cosa blocca i nerazzurri?

Antonio Conte, tecnico nerazzurro
Antonio Conte, tecnico nerazzurro / Giuseppe Bellini/Getty Images
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Roma-Inter 2-2. Risultato che non soddisfa nessuna delle due squadre, rispettivamente terza e seconda sia prima sia dopo il match di ieri, disputatosi alle 12.30. Ma, ammettiamolo, pranzo sicuramente più indigesto quello che avrà masticato Antonio Conte dopo la gara, che ha visto la sua Inter soffrire tanto nel primo tempo, pur comunque avendo occasioni in cui far male alla Roma di Paulo Fonseca, e dominare almeno la prima metà della seconda frazione, quando i nerazzurri han ribaltato la situazione di iniziale svantaggio. Ma cosa ha frenato l'Inter nella metà di secondo tempo mancante? Cosa blocca, puntualmente, i nerazzurri, soprattutto nei big match?

Va detto: Conte ha avuto il merito, ieri come in altre circostanze da quando siede sulla panchina dell'Inter, di aver dato la scossa ai suoi uomini nell'intervallo dell'Olimpico e la differenza si è vista completamente. L'Inter ha alzato il proprio baricentro, ha innalzato il ritmo del pressing, ha letteralmente imbrigliato la Roma amante del gioco palla a terra nella propria metà campo, non lasciando spazio alle ripartenze dei giallorossi: ecco quindi, la fotografia della personalità del tecnico salentino. Carattere, forza, agonismo, pressione, tutti ingredienti mancanti nel primo tempo, determinanti nel ribaltare la situazione e grazie ai quali i nerazzurri, infatti, a circa metà del secondo tempo, si sono trovati, meritatamente, in vantaggio 1-2. Skriniar prima, come massimo emblema della personalità di Conte, ed Hakimi poi, a testimoniare il suo grande periodo di forma, han portato nuovamente il sorriso in casa Inter, nonché la squadra di nuovo a -1 dal Milan capolista. E poi? Black-out. Seconda metà di secondo tempo completamente anomala ed anonima. Da pazza Inter.

Hakimi in progressione durante Roma-Inter
Hakimi in progressione durante Roma-Inter / Giuseppe Bellini/Getty Images

Conte, va detto anche questo, ci ha probabilmente messo del suo, e non per la prima volta: cambi eccessivamente difensivisti, nuovo abbassamento del baricentro e qualche timore di troppo. Gli stessi errori, forse, visti a Madrid in Champions League, nel derby di inizio campionato contro il Milan ed anche nella partita di San Siro contro il Napoli, da cui l'Inter è uscita vincitrice ma demeritando, probabilmente, quella vittoria. Una storia senz'altro già vista, quindi, quella di ieri. Cambi decisamente atti a difendere e mantenere il risultato, quando la Roma, sbilanciata, sarebbe sicuramente stata vulnerabile in contropiede, ma anche gli stessi giocatori entrati dalla panchina non hanno, quasi mai, inciso come ci si sarebbe aspettato. Perisic, Gagliardini e Kolarov. Giocatori importanti, dall'esperienza ingente sia in Italia che in Europa, ma ancora una volta fuori dalla partita e non decisivi nell'immediato. Anzi, parecchio deludenti. Ci chiediamo, vista la sua disponibilità: un giocatore come Sanchez, ieri, avrebbe fatto così male? Comunque peggio di Perisic (tra le altre cose riproposto nel suo non-ruolo di seconda punta accanto a Lukaku)? Difficile saperlo. Conte ha deciso di proteggere il risultato, temendo ancora una volta la riscossa avversaria, e così è stato: Mancini e la Roma han punito un'Inter troppo timorosa e fin troppo rinunciataria, quasi sazia dopo quei grandi 25 minuti grazie ai quali era andata in vantaggio.

La grinta di Antonio Conte
La grinta di Antonio Conte / Giuseppe Bellini/Getty Images

«Ci è venuto un po' il braccino, alla fine subentra l'ansia del risultato, d'altronde a livello psicologico le squadre in vantaggio tendono ad arretrare nel finale», dirà Conte al termine della sfida dell'Olimpico, facendo ancora una volta venire meno il proprio carattere battagliero e cercando alibi, difficilmente riscontrabili nell'ultima parte di gara offerta dalla sua Inter, e che, inoltre, han fatto infuriare gran parte della tifoseria nerazzurra. Non Eriksen, Sensi o Sanchez, bensì Kolarov, Gagliardini e Perisic. L'Inter non ha effettuato ricambi all'altezza ed è la squadra, tra le top italiane, ad aver meno gol giunti dalla panchina. Un dato abbastanza tragico per una squadra dalla rosa ampia, lunga e, per di più, quasi interamente voluta dal proprio tecnico, il più pagato e tra i più vincenti in Italia.

Se a cambi sbagliati, poco incisivi, dettati da timore e paura del big match e dalla pressione tanto mediatica quanto di classifica aggiungiamo che siamo da poco entrati nel mese di gennaio, che dire? L'Inter storicamente soffre la ripresa dopo la pausa natalizia, come dimostrano il passo falso di Genova contro la Samp di Ranieri ed il pari subito ieri nel finale, e quest'anno, tornando alla rosa ampia e qualitativamente parlando stratosferica, avrebbe quantomeno dovuto tentare un cambio di rotta. Niente da fare, l'Inter pazza che Antonio Conte non voleva più vedere esiste ancora, purtroppo per i propri tifosi e la società nerazzurra, scivolata nuovamente a -3 dai cugini del Milan primi in classifica.

Urge ritrovare serenità, incisività dai cambi in corso d'opera e, per quanto riguarda Conte, tentare di riportare dalla propria parte i tifosi interisti, spesso in rotta di collisione col tecnico salentino, visti i suoi trascorsi alla Juventus e le scelte mai troppo convincenti. L'Inter è bloccata, possiamo dire, da pressione, da paura, tanto del proprio tecnico (comunque sempre dalla personalità importante) quanto della classifica, che ora si fa sempre più complicata visto anche il ritorno della Vecchia Signora (in attesa dello scontro diretto), nonchè da un ambiente, quello di Milano, ostile e desideroso di vittorie: e quest'anno più che mai, come non poter dar ragione ai supporters nerazzurri, vista anche l'assenza dalle competizioni europee. Insomma, l'Inter e Conte, oltre che risultati sul campo, si giocano la fiducia della propria tifoseria.


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