La Corte di Giustizia valuterà il ricorso di Agnelli: monito per la giustizia sportiva?

Un rinvio dal sapore di successo per Agnelli e Arrivabene
Agnelli
Agnelli / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Sono settimane, forse ancor meglio mesi, concitati e turbolenti per le istituzioni calcistiche a livello europeo: i pronunciamenti a tema Superlega (tra dicembre e maggio) hanno in qualche modo ridefinito i contorni del discorso, andando a riconoscere il regime di monopolio in cui operano UEFA e FIFA, situazione definita incompatibile col principio di libera concorrenza. Ancora una volta il Lussemburgo diventerà la sede di una decisione importante per il sistema calcio, si parla in questo caso delle sentenze sul caso plusvalenze che tanti danni ha comportato per la Juventus.

Nello specifico Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene hanno visto accogliere di fatto il loro ricorso al TAR: il rinvio del caso alla Corte Europea segue quanto auspicato dagli ex dirigenti bianconeri, fermamente convinti di poter ribaltare quanto stabilito nei loro confronti. Il TAR del Lazio, spiega oggi Tuttosport, attende dunque dei chiarimenti dalla Corte di Giustizia Europea su questioni riconosciute come anomale e potenzialmente decisive. Si sottolineano in particolare le possibili conseguenze dirompenti sulla giustizia sportiva, conseguenze in cui si addentra oggi il quotidiano. Rappresenta già un successo in sé il rinvio alla Corte Europea, fatto tutt'altro che comune, ma i temi principali della questione sono tre e tutti ugualmente cruciali.

I tre punti critici

Innanzitutto ci si pone l'interrogativo (con tanto di precedente legato alla Federazione Internazionale di pattinaggio sul ghiaccio) sulla tutela giurisdizionale: è corretto che non ci si possa appellare a un tribunale ordinario per annullare una sanzione particolarmente dura e afflittiva? Le sentenze della Corte Costituzionale, due nello specifico, hanno ribadito l'autonomia della giustizia sportiva (andando a impedire ricorsi alla giustizia ordinaria) ma il dubbio riconosciuto dal TAR riguarda questioni - come quella in oggetto - dall'indubbio peso sugli interessi economici o sulla vita personale delle persone. Niente, insomma, che possa restare circoscritto al solo ambito sportivo.

Un altro dubbio sollevato dal TAR riguarda l'articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva, quello connesso alla "lealtà e probità sportiva". Si tratta di una norma vaga nei suoi contorni ma che può condurre a condanne più pesanti: conseguenze come ad esempio i 30 mesi a Paratici o i 24 mesi ad Agnelli richiederebbero articoli più circostanziati e precisi rispetto a quelli attuali.

Infine, ultimo ma non ultimo, il tema dei diritti del lavoratore: il TAR chiede alla Corte se sia lecito che la giustizia sportiva possa compromettere in modo pesante la carriera di un lavoratore (considerata la durata delle squalifiche), senza che quest'ultimo possa appellarsi al di fuori del contesto sportivo. Secondo Tuttoport è verosimile che la Corte di Giustizia si esprima sostanzialmente in favore di Agnelli e Arrivabene, un potenziale colpo pesante per la giustizia sportiva e per l'autonomia di cui fin qui ha goduto.

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