La carriera di Claudio Marchisio: nato e cresciuto con la maglia della Juventus
Per tutti Claudio Marchisio, per i tifosi della Juventus semplicemente il Principino. Oggi raccontiamo la carriera di uno dei centrocampisti italiani più forti degli anni 2010, ma, soprattutto, di una delle ultime bandiera del nostro calcio. Un giocatore nato e cresciuto indossando i colori bianco e nero come seconda pelle e che, per amore di quei colori, ha dato tutto alla Vecchia Signora.
La crescita nelle giovanili della Juve
E' il 1993. Un bambino di appena 7 anni, magro e biondino entra nelle giovanili della Juventus, la squadra del suo cuore. Come raccontato dallo stesso Marchisio, in quel momento non pensava di fare del calcio la sua professione. No, lui, diversamente da tanti altri bimbi, semplicemente era contento di giocare a calcio, per di più con quella maglia. Era un gioco. Ben presto, però, il piccolo Claudio dimostra qualità fuori dall'ordinario, avanza di categoria ogni anno e cambia ruolo. Passa da attaccante a centrocampista. Non aveva, infatti, il fisico per fare il centravanti. Lì, invece, in mezzo al campo poteva mostrare tutta la sua classe. Chiude la trafila, giocando e vincendo da capitano il Torneo di Viareggio del 2005 e il campionato del 2005/2006 con la formazione Primavera.
La chance nella Juve con la retrocessione in B dei bianconeri
Dopo esser stato convocato più volte da Fabio Capello in Prima squadra (senza, però, mai debuttare), accade un evento tragico per il tifoso Claudio, ma che cambierà la sua carriera: Calciopoli. La Juventus, durante il famoso processo del 2006, viene retrocessa d'ufficio in Serie B e, a quel punto, molti campioni partono. Tra gli altri lasciano Cannavaro, Thuram, Zambrotta, Vieira, Ibrahimovic. I bianconeri, con una nuova dirigenza e con un nuovo allenatore, Diddier Deschamps, allora deve rifare la squadra e, così, accanto ai nuovi acquisti vengono inseriti tra i grandi alcuni Primavera quali De Ceglie, Giovinco e, appunto, Claudio Marchisio. Il piccolo Lord, come viene soprannominato dal compagno Balzaretti, inizia la stagione da riserva, ma, poi, convince l'allenatore francese chiudendo da titolare.
Il prestito all'Empoli
Nonostante il finale in crescendo e l'immediata promozione in Serie A, Deschamps lascia e Marchisio viene mandato a farsi le ossa. Non torna, però, in Serie B, ma debutta, finalmente, nel massimo campionato. Non solo. A rilevarlo in prestito, assieme al compagno e amico di una vita Sebastian Giovinco, è l'Empoli che, complice un grande torneo la stagione precedente, si era qualificato alla Coppa UEFA. Con la casacca dei toscani, quindi, Marchisio ha la possibilità di debuttare anche in Europa. Lì, inoltre, come già successo con Deschamps, dopo un periodo iniziale da riserva, l'allenatore, Gigi Cagni, lo promuove a titolare fisso, affidandogli le chiavi della squadra. Nonostante il suo talento a centrocampo e quello di Giovinco in attacco, oltre la presenza dei terzini che avrebbero vinto lo Scudetto con il Milan nel 2011, Abate e Antonini, l'Empoli non riesce a salvarsi.
Il legame (infinito) con la Juve
Dopo un solo anno lontano, Marchisio fa, così, ritorno alla Juventus. Quelli sono anni bui per la società bianconera che si sta ancora ricostruendo. Dopo il secondo posto del 2008/2009, infatti, la squadra guidata da Ciro Ferrara e, poi, da Zaccheroni chiude la stagione dopo con un pessimo settimo posto. Nel 2010/2011 arriva Del Neri, ma è ancora settimo posto. Proprio in questo periodo estremamente negativo per la Juventus, però, Claudio Marchisio si afferma, imponendosi come uno dei punti cardine della squadra bianconera, indossando in qualche occasione, addirittura, la fascia di capitano. Alla fine di quella stagione balorda, sulla panchina si siede Antonio Conte. Con lui Marchisio vive il periodo più felice della sua carriera. Sotto la guida dell'ex capitano bianconero, infatti, il Principino vince 3 scudetti consecutivi da protagonista assoluto. Oltre alla BBC in difesa, gran parte del merito di quelle vittorie sono dovute al formidabile centrocampo composto da Marchisio, Pirlo e Vidal. Per via degli infortuni, però, Conte si affiderà sempre più a Pogba che gli toglierà la maglia da titolare. Maglia che ritroverà con Allegri, il quale, nel 2014/2015, lo schiererà titolare nel suo 4-3-1-2 che contenderà la Champions al Barcellona. Dopo l'addio di Pirlo, però, gli cucirà addosso il ruolo di regista. Con l'allenatore toscano vincerà altri 4 scudetti e 4 coppe Italia consecutive, ma, a causa dei ripetuti infortuni, negli ultimi due anni non riuscirà a esser protagonista. Per questo, lascia la Juventus.
L'esperienza finale allo Zenit
Estate del 2018. Siamo a pochi giorni dall'inizio del campionato 2018/2019. Come un fulmine a ciel sereno, arriva la notizia: Claudio Marchisio ha rescisso consensualmente con la Juventus. I tifosi invadono i suoi social per omaggiarlo e ringraziarlo. Alcuni giornali fantasticano su un suo passaggio tra le fila di una delle rivali dei bianconeri (il Milan). Marchisio, però, è una bandiera bianconera, non potrebbe mai farlo. Infatti decide, al pari di Del Piero, per l'esilio spontaneo. Si accasa in Russia, allo Zenit San Pietroburgo. Lì gli viene subito affidata la maglia numero 10 e vince immediatamente un altro campionato. Tuttavia gli infortuni lo martoriano anche in Russia e, così, dopo una sola stagione sceglie di non continuare. In seguito alla riabilitazione, infine, declina le offerte ricevute e prende la decisione di appendere definitivamente le scarpette al chiodo. A soli 33 anni, Marchisio si ritira.
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