La carriera di Andrea Pirlo in 7 momenti
Oggi è il 19 maggio, una data importante per il calcio italiano e, anzi, per il mondo del pallone in generale. In questo giorno, infatti, è nato uno dei migliori, se non il migliore, centrocampisti della storia del calcio, Andrea Pirlo. Oggi il Maestro compie 41 anni e, per omaggiarlo, ricordiamo la sua gloriosa carriera attraverso i momenti più importanti.
1. Il prestito al Brescia di Mazzone
Cresciuto nel settore giovanile del Brescia, un giovane Andrea Pirlo debutta con le Rondinelle nel 1995, ma è solo durante la stagione 1996/1997 che entra a far parte stabilmente della prima squadra, di cui è il trequartista. Con la squadra della sua città conquista la promozione in Serie A, salvo poi retrocedere l'anno immediatamente successivo.
Messosi, però, in mostra, nel 1998 lo ingaggia l'Inter, la sua squadra del cuore da bambino. In nerazzurro, tuttavia, è chiuso dalla grande concorrenza. In attacco, infatti, la squadra di Moratti può contare su Roberto Baggio, Ronaldo, Zamorano e Djorkaeff. Passa, così, in prestito alla Reggina, disputando un ottimo campionato e, nel gennaio del 2001, di nuovo al Brescia. Qui trova come allenatore Carlo Mazzone che, volendolo far giocare assieme a Baggio (passato alle Rondinelle), lo sposta davanti alla difesa, tramutandolo in regista e cambiandogli la carriera.
2. Il passaggio al Milan e la prima Champions League
Dopo l'ottima seconda parte di stagione con il Brescia, torna all'Inter, ma non ci resta a lungo. I nerazzurri, anche per esigenze di bilancio, lo cedono ai cugini del Milan per 35 miliardi di lire più il cartellino della meteora Drazen Brncic. Un errore di cui la società di Moratti si rammaricherà presto.
Nonostante fosse stato acquistato come una sorta di vice-Rui Costa, a causa degli infortuni di Ambrosini e Gattuso, Ancelotti, riprendendo quanto fatto da Mazzone, lo posiziona regista. Ruolo che diventa definitivamente suo nella stagione 2002/2003, in cui il Milan, anche se molto offensivo sulla carta data la presenza anche di Seedorf, Rivaldo, Rui Costa e Shevchenko, trova un equilibrio perfetto e conquista la Champions League nella finale tutta italiana contro la Juventus.
3. Il Mondiale 2006
Dopo aver vinto Coppa Italia e Champions League, sempre nel 2003 Pirlo conquista anche la Supercoppa europea contro il Porto e nel 2004 conquista il suo primo Scudetto. Tuttavia la stagione successiva, 2004/2005, avrà un epilogo talmente brutto che lo indurrà a pensare addirittura al ritiro dal calcio giocato.
In quella stagione, infatti, il Milan composto, oltre che dal suo genio, da campioni del calibro di Seedorf, Shevchenko, Kakà, Rui Costa, Crespo e, ovviamente, Maldini compie un percorso straordinario in Champions League, arrivando, da favorito, alla finale di Istanbul. Di fronte c'è il Liverpool di Rafa Benitez che regala un tempo ai rossoneri, passati in vantaggio per 3-0, salvo poi rimontare e vincere ai rigori. Nonostante la delusione cocente, però, come racconta nel suo libro, Pirlo non appende gli scarpini al chiodo, ma, anzi, scrive ancora una volta la storia. Un anno dopo, viene convocato per i Mondiali tedeschi. Ad aprire il mondiale dell'Italia è proprio lui che con un bellissimo gol sblocca il match con il Ghana. Sarà l'inizio di un cammino meraviglioso, in cui gli Azzurri giungeranno in finale contro i rivali della Francia, battendola ai rigori anche grazie al primo penalty trasformato proprio da Pirlo che si aggiudicherà la palma di Man of the Match della partita.
4. La vendetta contro il Liverpool
Tornato dal Mondiale vinto, Pirlo ritrova un Milan uscito con le ossa rotte dal noto processo Calciopoli in cui era coinvolto. Penalizzato e con a rischio la partecipazione alla Champions League. Nonostante questi problemi, a differenza per esempio di Shevchenko, il regista bresciano decide di restare in rossonero.
La stagione 2006/2007 rossonera si rivela a due facce. In campionato il Milan fa fatica e a novembre è già lontano da ogni discorso Scudetto, mentre è protagonista in Champions League, dove, avendo dovuto iniziare dai preliminari a causa di Calciopoli, passa agevolmente il turno di qualificazione, superando, poi, anche gironi, ottavi (contro il Celtic), quarti (con il Bayern Monaco) e la semifinale contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo. Si presenta, così, alla finale di Atene, di fronte c'è di nuovo il Liverpool di Rafa Benitez. I rossoneri vogliono vendicarsi e Pirlo apre le danze con un calcio di punizione che, sbattendo sulla schiena di Inzaghi, batte Reina. La partita finirà 2-1 per il Milan con Pirlo che alza al cielo la sua seconda Champions League.
5. Lo Scudetto del 2011 e l'addio al Milan
Nella stagione successiva, 2007/2008, Pirlo mette in bacheca un'altra Supercoppa europea e la sua prima Coppa del mondo per club, mentre l'annata 2008/2009 non raccoglierà alcun successo. Quella è l'ultimo anno di Ancelotti sulla panchina rossonera.
Nel 2009, infatti, Carletto si trasferisce al Chelsea e tenta di portare con sè il suo pupillo, Pirlo, ma il presidente Berlusconi blocca il trasferimento. Resta, così, in rossonero e si mette a disposizione del nuovo allenatore, Leonardo. La stagione si rivela, nuovamente, avara di trofei e, perciò, nell'estate 2010 il presidente rossonero ingaggia in panchina un giovane emergente, Massimiliano Allegri, e sul mercato decide di investire pesantemente, acquistando Zlatan Ibrahimovic, Robinho e Boateng. Nonostante gli infortuni, Pirlo offre il suo contributo, aiutando il Milan a conquistare lo Scudetto. A causa, tuttavia, della preferenza di Allegri nei confronti di Van Bommel (arrivato a gennaio), il regista bresciano e la società rossonera decidono di separarsi. Alla fine dell'ultimo match di quella stagione, a Udine, dunque, Pirlo scoppia in lacrime, salutando la Curva Sud e venendo celebrato dai compagni.
6. L'approdo alla Juventus
Lasciato andare dal Milan quasi fosse un calciatore sul viale del tramonto, Pirlo decide di accettare l'offerta della Juventus reduce da anni bui e che, sotto la direzione del nuovo allenatore, l'ex capitano Antonio Conte, vuole tornare a vincere.
Pronti, via e già nella prima giornata di campionato, nonchè la prima partita ufficiale dei bianconeri nel nuovo impianto, lo Stadium, Pirlo si presenta con l'assist al bacio per Lichtsteiner in occasione del primo gol e il passaggio vincente a Marchisio per il 4-1 finale. Per tutta la stagione, la squadra di Antonio Conte lotta con l'ex di Pirlo, il Milan per la vetta della classifica, riuscendo a sorpassare i rossoneri ad aprile. Da lì in poi, la Juve resterà sempre in testa e, con una giornata d'anticipo, si laurerà campione d'Italia con Pirlo che si prende una bella rivincita sul Milan e su Allegri che non avevano creduto in lui.
7. L'epilogo: la finale di Berlino
Sempre nel 2012, Pirlo, trascina l'Italia alla finale degli Europei, poi persa contro la Spagna di Xavi e Iniesta, confermando, anche negli anni successivi, di essere ancora un fuoriclasse.
Nelle due stagioni successive, infatti, Pirlo conquista altri 2 Scudetti con Antonio Conte in panchina. Nell'estate del 2014, però, a ritiro estivo appena iniziato, l'allenatore bianconero lascia il club che, in sua vece, prende l'uomo che aveva portato il Maestro a lasciare il Milan dopo 10 anni di militanza, Max Allegri. Ritrovatisi a Torino, i due si mostrano subito favorevoli a lasciarsi dietro le scorie passate e pensare al bene della Juventus. In quella stagione, 2014/2015, infatti, i bianconeri conquistano il loro quarto Scudetto consecutivo e arrivano in finale di Champions League. La partita che assegna il 'trofeo dalle grandi orecchie' si gioca a Berlino, dove 9 anni prima Pirlo (e Barzagli) conquistò il Mondiale con l'Italia. Tuttavia, di fronte la Juve si ritrova il Barcellona del trio Messi-Suarez-Neymar che vince 3-1 spegnendo i sogni bianconeri e quelli di Pirlo di chiudere in bellezza. Dopo la finale, il Maestro è in lacrime e, qualche giorno più tardi, annuncerà l'intenzione di andare in America a chiudere la carriera. Un epilogo triste di una carriera, però, molto gloriosa.
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