L'uomo della 3ª giornata di Champions League: Diogo Jota, il triplettista seriale che studia da Ronaldo
Campione d’Europa nel 2016 non grazie alle prodezze del proprio totem Cristiano Ronaldo, bensì a un gol di un egregio sconosciuto tutt’altro che alle prime armi come Eder, il Portogallo sta tornando a svolgere il proprio ruolo che ha sempre avuto nella storia del calcio, quello di fucina di giovani talenti, riuscendo però al contempo a restare ai vertici del panorama continentale e mondiale.
Così, una settimana dopo le magie di Joao Felix con l’Atletico Madrid contro il Salisburgo la copertina se la prende Diogo Jota, che fa tripletta all’Atalanta mostrando un repertorio da campione consumato dall’… alto dei suoi 23 anni.
Ala sinistra, adattabile anche come attaccante centrale, sia centravanti che punta di movimento, inarrestabile in ripartenza grazie alla tecnica in velocità di cui è in possesso, ma anche intelligente tatticamente nel farsi trovare smarcato sui servizi dei compagni. Il ritratto richiama da vicino quello del primo Cristiano e infatti in patria in tanti lo etichettano come l’erede più credibile del Re. Un’etichetta fatalmente assegnata a tanti, ma che Diogo sembra avere le caratteristiche per sostenere.
Anche perché pur essendo ancora giovane, il ragazzo ha già fatto la propria gavetta e ha pure già dovuto ingoiare qualche delusione, come il fatto di venire sedotto e abbandonato dall’Atletico Madrid. Se c’è una squadra in Europa simile al Liverpool per la filosofia di gioco, questa è proprio quella di Simeone. E invece i Colchoneros si sono dimostrati abili solo nello scovare il talento del ragazzo di Massarelos, sobborgo di Oporto, ma non nel valorizzarlo. Scoperto nel Pacos de Ferreira a 19 anni e pagato 7 milioni, il quinquennale firmato con i castigliani si rivelerà virtuale, visto che Diogo non riuscirà a giocare un solo minuto ufficiale con l’Atletico.
Neppure dopo il prestito al Porto, con tanto di primo gol in Champions a 20 anni (a una squadra inglese, il Leicester…), il ragazzo conquista le attenzioni di Simeone così ecco la cessione al Wolverhampton, in prestito con diritto di riscatto. Gli Wolves, da poco diventati… colonia portoghese grazie alle abili mani di Jorge Mendes, riusciranno a far esplodere le qualità di Jota, artefice del ciclo che ha riportato la squadra di prima in Premier e poi in Europa con Nuno Espirito Santo in panchina e la qualità di un tridente da urlo completato da Adama Traoré e Raul Jimenez con Ruben Neves a ispirare.
Il salto di qualità è inevitabile e allora ecco che Jota diventa l’acquisto più luccicante della campagna 2020 del Liverpool, un mercato particolare in piena pandemia e al termine di una stagione sui generis per i Reds, quella del trionfo in Premier dopo 30 anni, ma anche della bruciante delusione in Champions con l’eliminazione da detentori. Contro chi? Ovviamente l’Atletico Madrid, che nulla può per impedire quello che rischia di diventare un vero e proprio crack.
Nell’accademia di Klopp Jota, sesto acquisto più caro della storia del club con 45 milioni, è un rincalzo del tridentissimo Salah-Firmino-Mané, ma sono bastate poche partite per capire che il ruolo sta stretto al ragazzo terribile, che sta vivendo un inizio di stagione semplicemente devastante. Tre gol in Premier, due dei quali decisivi, con appena due partite giocate dall’inizio e quattro centri in Champions, perché prima della tripletta alla Dea c’era stato il sigillo al Midtjylland, che tanto per non far capire che il ragazzo è un predestinato è stato il gol numero 10000 della storia del Liverpool e c’erano state altre due triplette, con il Wolverhampton, nella scorsa Europa League contro Besiktas ed Espanyol.
Alla Gewiss Arena si sono stropicciati gli occhi in tanti tra gli addetti ai lavori atalantini per le giocate del portoghese e da quelle parti i talenti sanno riconoscerli: pallonetto delizioso, controllo orientato e fucilata sotto la traversa, dribbling e scatti da centravanti consumato, oltre a un feeling abbagliante con compagni di reparto con cui ha giocato pochi minuti. Quello che sembra un animale da area di rigore è in realtà un attaccante moderno, veloce e tecnico, che non ha paura neppure del paragone con Cristiano, viste le due reti segnate con il Portogallo alla Svezia nella gara di Nations League in cui il ct Santos ha puntato su di lui per sostituire lo juventino fermato dal Coronavirus. Quella che a Bergamo sia comparsa non una stella cometa, ma un futuro punto fermo del firmamento mondiale è molto più di una sensazione.
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