L'uomo della 17ª giornata di Serie A: Brahim Diaz, il pupillo di Zidane vuole prendersi il Milan

Brahim Diaz
Brahim Diaz / Emilio Andreoli/Getty Images
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Fare del bene al proprio club sul campo e… fuori, dal punto di vista economico. Quale calciatore non sogna uno scenario del genere, quello di far impazzire i propri tifosi e al contempo rappresentare un valore aggiunto per il club a livello patrimoniale. Tuttavia nel calciomercato moderno, e in particolare data la contingenza attuale, diventare un crack è sempre più difficile visto che sono state inventate formule di trasferimento particolari, con abbondanza di prestiti anche senza diritto di riscatto.

Proprio con queste modalità è sbarcato a Milano Brahim Diaz, ceduto dal Real Madrid al Milan appunto con la formula del prestito secco. Del resto nelle qualità del talentino andaluso aveva creduto per primo Zinedine Zidane, per questo fino a quando Mister Champions sarà seduto sulla panchina dei Blancos è facile immaginare che a Madrid non vorranno perdere il controllo del cartellino di Diaz. Il Milan, consapevole del proprio nuovo ruolo sul mercato internazionale, quello di scopritore di talenti da valorizzare, ha dovuto accettare, mettendo in un angolo la speranza di poter proporre in un secondo tempo alla controparte l’inserimento di un diritto di riscatto.

Real Madrid v SD Huesca - La Liga Santander
Real Madrid v SD Huesca - La Liga Santander / Soccrates Images/Getty Images

Uno scenario, quest’ultimo, legato in primo luogo al rendimento di squadra e in seconda battuta a quello del giocatore. Il primo obiettivo, è sotto gli occhi di tutti, è stato centrato, il secondo anche, seppur con riserva, considerando le diverse attenuanti, ovverossia che Diaz non è titolare e che la giovane età e il ruolo particolare richiedono pazienza, quella che allenatore e ambiente hanno avuto in un girone di andata nel quale Brahim ha convinto solo a tratti. Contro il Torino è arrivata la miglior prestazione stagionale del classe ’99, in un momento non banale. Vuoi perché bisognava ripartire dopo la sconfitta contro la Juventus, vuoi perché l’assenza per infortunio anche di Calhanoglu obbligava Brahim a caricarsi la squadra sulle spalle.

Detto e (finalmente) fatto, perché lo spagnolo ha fatto… lo spagnolo, brillando per quelle che sono le caratteristiche che gli vengono riconosciute: tecnica, velocità e imprevedibilità nei movimenti e nelle giocate. Per un’ora solo l’assenza dei tifosi gli ha impedito di ricevere applausi. L’assist per Leao con tanto di tunnel che stappa la partita è la giocata più evidente, il resto è un mosaico di tocchi di classe e di pochi riferimenti dati a centrocampisti e difensori del Toro. Giampaolo e i suoi giocatori si stanno ancora chiedendo come prenderlo e del resto il compito di un trequartista è proprio quello, mandare fuori giri due reparti avversari non facendosi prendere né da un centrocampista in ripiegamento, né da un centrale in uscita.

Si aggiunga anche la dote, non comune nei talenti di oggi e di ieri, di non innamorarsi del pallone, preferendo tocchi rapidi a un possesso palla sterile e un po’ gigione, magari per pavoneggiarsi delle proprie qualità. Insomma per un’ora Diaz ha giocato da talento moderno, tanta roba, ed ecco il discorso della valorizzazione economica, in un momento delicato come quello della trattativa per il rinnovo di Calhanoglu. Da sabato sera il turco è un po’ meno “indispensabile”, perché pur con caratteristiche molto diverse e un’universalità assai inferiore, Brahim ha dimostrato di poter illuminare la trequarti rossonera.

A Madrid, dove, proprio su input di Zidane, hanno investito sul suo talento spendendo 17 milioni quando il ragazzo aveva appena 19 anni e aveva giocato solo pochi scampoli con il Manchester City, si fregano le mani in vista del ritorno alla base del ragazzo, che potrebbe però anche essere rinviato se il Milan tornerà in Champions e saprà utilizzare argomenti validi per un rinnovo del prestito secco o (meglio) l’inserimento di un diritto di riscatto, magari con controriscatto.

Leganes v Real Madrid - La Liga Santander
Leganes v Real Madrid - La Liga Santander / Soccrates Images/Getty Images

Semmai, ora che è chiaro come Diaz sia un fattore tra le linee e non defilato nel tridente, ci si potrebbe chiedere perché contro la Juventus è stato confinato in panchina per 70 minuti, venendo mandato in campo solo a risultato ormai definito, visto che la convivenza con Calhanoglu magari da schierare più arretrato non è impossibile. Ok tenersi un’alternativa offensiva in panchina, ma ogni lasciata è persa anche in emergenza…


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