L'uomo della 12ª giornata di Serie A: la rinascita di Mattia Destro, l'arte del bomber che non molla mai
Guida la classifica della Serie A dall’inizio della stagione, eppure nella sua rosa non c’è un giocatore con il numero 9 sulle spalle. Una bestemmia per un club come il Milan, nel quale ha militato uno dei più forti centravanti di ogni tempo come Marco Van Basten, ma dove si sono affermati tanti altri punteri, da Nordahl in giù.
Dopo la fine della gloriosa era di Filippo Inzaghi, tuttavia, nessun giocatore che ha tentato di indossare quella maglietta è più riuscito a sfondare. Anzi, per tutti l’avventura a Milano è diventata in breve tempo un vero e proprio incubo, al punto che anche uno come Zlatan Ibrahimovic al quale le responsabilità piacciono ha preferito virare su un altro numero per la prima e pure la seconda stagione della sua avventura bis in rossonero.
Uno di quelli che “la maledizione del numero 9” l’ha vissuta sulla propria pelle è Mattia Destro, che pure qualità e numeri per vincere il sortilegio sembrava averli. Grazie alla doppietta segnata proprio contro il Milan, l’attaccante marchigiano ha infatti toccato quota 73 reti in Serie A. Una cifra che di per sé può anche non colpire l’immaginario se si parla di un centravanti, ma come dicono proprio i veri bomber, i gol vanno “pesati” e non “contati”. Ecco allora che i gol di Destro in A segnati in 240 presenze sono stati spalmati, fonte Transfermarkt, su poco più di 14.000 minuti. Calcolatrice alla mano fa un gol ogni 190 minuti, quindi circa ogni due partite. La stessa media che sta tenendo con il Torino un certo Andrea Belotti.
Tutto ciò vuol dire che è come se Mattia Destro avesse giocato la metà delle partite che ha disputato in A. Questa bella baraonda di numeri serve per dimostrare che il 16 dicembre 2020, proprio contro una delle squadre in cui non è riuscito ad affermarsi, potrebbe essersi aperto un nuovo capitolo della carriera di Mattia, che con il ritorno al Genoa non sembra aver recuperato l’entusiasmo, la voglia di rincorrere un pallone e di gonfiare le reti avversarie, che ne avevano accompagnato i primi passi nel grande calcio.
Magari quello stesso entusiasmo che gli si lesse in faccia nel settembre 2010 quando, al debutto in A a 19 anni sempre con il Grifone sul petto, impiegò sei minuti per trovare il primo gol da professionista. L’inizio di una carriera da predestinato che proseguì con l’ottima stagione a Siena, fu inghiottita dall’esperienza alla Roma, dove le cose funzionarono davvero solo nella seconda stagione e dove le aspettative che gravavano sulla squadra e sullo stesso Mattia finirono per schiacciarlo. Il ritorno al Genoa era sembrato la classica ultima spiaggia e allora ecco Mattia in versione Ulisse, rinascere nella propria Itaca, con nel cuore la gioia della paternità dello scorso settembre a fare da stella polare.
Il posto da titolare da conquistare non lo ha spaventato così dopo il gol alla prima di campionato al Crotone che spezzò un digiuno in A che durava da oltre 400 giorni eccolo scalare cima dopo cima: partito come terzo centravanti in un reparto molto affollato, Destro ha saputo sfruttare ogni minuto che gli ha concesso Maran, risultando un fattore in ogni scampolo di gara disputato a partire da quello contro la Fiorentina, quando però dopo aver fornito l’assist vincente a Pjaca quel gol mancato in pieno recupero fece da preludio al rocambolesco pareggio viola. Vietato abbattersi, le spiagge sono finite e allora ecco un altro spezzone con la Juve fino al nuovo “incontro” con il Milan, titolare al posto del quotato Scamacca con annessa l’emozione di una doppietta nel massimo campionato esattamente tre anni dopo l’ultima volta.
Era il 22 dicembre 2017 quando Destro contribuì alla vittoria per 3-2 del Bologna allenato da Roberto Donadoni in casa del Chievo. Da quel giorno Destro avrebbe disputato “appena” 60 partite in campionato, ma meno della metà di esse dall’inizio e per novanta minuti. Sono stati due gol “alla Destro”, di scaltrezza e opportunismo, ma in fondo erano queste le doti che gli venivano riconosciuti fin dalla Primavera dell’Inter, dove si mise in luce insieme ad un certo Mario Balotelli. Il destino calcistico li ha accomunati nell’incapacità di esprimere appieno il proprio talento, ma se SuperMario ha vinto tanto e ha giocato due Mondiali e due Europei, pur dovendo ricominciare ora dalla Serie B, Destro si è dovuto accontentare di una scheda personale che parla solo di Serie A.
“Colpa”, diranno gli osservatori più attenti, di un ingaggio non sostenibile dalle squadre del torneo cadetto e questo è in parte vero, perché dopo essere passato per Roma e Milan Mattia viaggia su cifre di stipendio difficilmente sostenibili anche per club di media levatura in Serie A. Per questo motivo il Bologna, dove pure aveva timbrato 25 volte nei primi tre anni e mezzo, lo ha messo ai margini verso la scadenza del contratto. Tre mesi prima dei 30 anni è tutto ancora possibile, a patto. La salvezza con il Genoa magari con la doppia cifra di gol segnati potrebbe rappresentare l’ultima ripartenza di Mattia. Poi, però, chi lo lascia più il Grifone?
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