L'uomo della 1ª giornata di Champions League: Kingsley Coman, l'uomo dei record è diventato grande
Due mesi nel calcio possono rappresentare un intervallo molto lungo o viceversa un battere d’occhi di cui nemmeno ci si accorge. Se però quei 60 giorni dividono una stagione da un’altra e se si parla di annate molto particolari a causa di un dramma che sta coinvolgendo l’umanità intera, forse si può intuire che riuscire ad essere decisivi in coda di un’annata calcistica e all’inizio di quella successiva non è proprio da tutti. Kingsley Coman è già nella storia di parecchi top club europei.
Del Psg, come il più giovane debuttante in Ligue 1 di sempre del club, a 16 anni, 8 mesi e 4 giorni, nel febbraio 2013. Della Juventus, perché quella plusvalenza dell’agosto 2015, quando dopo appena 22 partite in bianconero e un solo gol, in Coppa Italia, lo scarto tra gli 0 euro spesi per acquistarlo a parametro zero dallo stesso Psg e i 28 della cessione al Bayern rappresentano la cessione più redditizia di sempre per i torinesi in rapporto al minutaggio avuto. Ma anche, ovviamente, del club tedesco, dove King sembra aver spiccato il volo verso la gloria, perché nessun calciatore, non solo nella storia del club più titolato di Germania, aveva deciso la finale di Champions della stagione precedente e firmato una doppietta nella prima partita dell’edizione successiva.
Peraltro a distanza, appunto, di soli due mesi, mentre in condizioni normali tra la fine e l’inizio di giorni ne passano almeno una novantina. Il tutto, peraltro, contro avversari contro Paris Saint-Germain e Atletico Madrid. Delle due, l’una: o si tratta di uno stato di grazia e di forma magico, oppure il ragazzo sta firmando le carte per entrare nel club dei grandissimi del calcio europeo. Alla fine potrebbero anche essere vere entrambe le ipotesi, ma guai a pensare che la prima sia solo figlia del caso, perché farsi trovare pronti in momenti cruciali di un’annata non è da tutti.
La finale di Champions a Lisbona si è infatti giocata a metà agosto, quando di solito la condizione di un calciatore è lontana dai migliori standard, e l’inizio della nuova fase a gironi è stato fissato a ottobre, un mese dopo l’inizio dei campionati nazionali e dopo una vacanza brevissima. Eppure, Kingsley c’era e c’è. E come fanno i campioni, quelli bravi, si è presto messo alle spalle l’oro che lo ha avvolto in terra portoghese per quel gol decisivo, ricominciando alla grande nell’anno dell’auspicata conferma europea, propria e del club. Nel 4-2-3-1 di Flick l’ex juventino si trova alla grande giostrando sulla sinistra per poi accentrarsi, il ruolo ricoperto nella finale, ma anche il ruolo che a Torino provarono a far digerire a un giovane Thierry Henry prima che Arsene Wenger lo inventasse centravanti, ma che invece Allegri non ha pensato di ritagliare per Coman, che nella Juve di oggi farebbe la sua figura in un attacco con Chiesa e Ronaldo.
Acqua passata, oggi Coman fa magie e esulta in maglia rossa. Contro l’Atletico, un avversario mai semplice sul piano difensivo, il francesino è stato devastante con due reti, non banali, bensì la prima, di freddezza in area, e l’ultima in contropiede per il 4-0, e con un assist, per il 2-0 di Goretzka. In mezzo, tanta personalità e coraggio anche nelle giocate più difficili. E se tutto questo al Bayern succede in una serata in cui non segna Lewandowski, si può già assegnare la palma di favorita della nuova Champions. KG è decollato, o quasi. Per la felicità totale manca il pubblico con cui condividere la gioia delle proprie imprese e la consacrazione in Nazionale, dove un certo Kylian Mbappé inizia a temere di essere oscurato…
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