Kalac: "Non potevo dire no al Milan. Ancelotti il migliore, guai a toccare Kakà"
L'ex portiere Zeljko Kalac ha ripercorso ai microfoni di The World Game l'esperienza vissuta con la maglia del Milan dal 2005 al 2009, vincendo la Champions League nel 2007 ad Atene contro il Liverpool.
ARRIVO - “Avevo 32 anni quando sono andato a Milano, quindi avevo praticamente giocato la mia carriera. Sarei potuto andare alla Fiorentina dove sarei stato il numero uno, ma come avrei potuto dire di no al Milan. Non c’era nemmeno da pensarci. Nel calcio mai dire mai e alla fine ho giocato molte partite. Vincere la Champions League del 2007 è stato speciale, anche se non ho giocato nella finale contro il Liverpool dopo aver giocato alcune partite fino ai quarti di finale. L’annata è stata un grande successo perché abbiamo anche vinto la Coppa del Mondo per Club e la Supercoppa europea”.
ANEDDOTI - “La pressione al Milan aumentava durante l’allenamento e dovevi sempre esibirti al 100%. Ogni volta che uscivi da casa per un caffè o un pasto, era importante il modo in cui ti presentavi. Un giorno stavo bevendo un drink nel centro; il cameriere mi si avvicinò e mi disse ‘oggi hai fatto schifo in allenamento’. Mi sono detto ‘come diavolo fa questo tipo a sapere come sono andato’. Poi ho scoperto che parti delle nostre sessioni venivano trasmesse in streaming in diretta per i tifosi ogni giorno. E se non ti esibivi al massimo perdevi rapidamente il rispetto dei fan”.
COMPAGNI DI SQUADRA - "Gattuso era un ragazzo eccezionale che ha vinto tutto, ma tanto umile e concreto. Il calciatore più influente è stato Paolo Maldini. Quando parlava tutti ascoltavano. Il numero uno come giocatore e leader. Aveva un carattere e una personalità forti. Uomo di alto livello a 360 gradi. Chi non potevi toccare durante l’allenamento era Kaká; dovevamo tenerlo in forma perché poteva vincere delle partite da solo per noi. Tutti erano incredibilmente umili e dovevano anche essere brave persone. Sono stato orgoglioso di compagni di squadra come Andrea Pirlo, Clarence Seedorf e Ronaldinho".
SAN SIRO - “È lo stadio migliore del mondo e non mi interessa quello che dicono tutti gli altri. Quando giochi a San Siro ed è pieno, il rumore e l’atmosfera sono incredibili. Mi fa venire la pelle d’oca anche solo a parlarne adesso”.
ANCELOTTI - “Il miglior allenatore mai avuto. Lavorare con un mister della sua statura, vedere il modo in cui si rapportava con i top player e il modo in cui rendeva felice lo spogliatoio è stato un privilegio e un’esperienza di apprendimento enorme per me”.
AVVERSARI PIU' FORTI - “Tanti, ma il migliore Francesco Totti. Era davvero difficile da fermare, specialmente quando lui e Antonio Cassano guidavano l’attacco della Roma”.
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