Jurgen Kohler racconta la Germania che vinse l'Europeo del '96
Di Marco Deiana
Si è dovuto fermare dopo appena un quarto d'ora nella gara d'esordio contro la Repubblica Ceca, supportando i compagni dalla panchina per il resto di Euro '96. Jürgen Kohler ci ha raccontato la sua esperienza in quel torneo che portò la Germania sul tetto d'Europa.
Dalla forza del gruppo all'exploit di Oliver Bierfhoff, autore del Golden Goal nella finalissima contro la Repubblica Ceca (affrontata sia nella fase a gironi sia nell'atto finale del torneo).
Ricordi ancora il momento in cui Oliver Bierhoff segnò il Golden Goal per il titolo europeo nel 1996?
"Sì, certo. Ero infortunato ma ovviamente ero allo stadio. All'inizio non eravamo i favoriti a vincere quella finale. Però penso che alla fine meritassimo di vincerla. Per Bierhoff è stata la più grande soddisfazione personale. Quel gol è passato alla storia".
Olivier Bierhoff è diventato il protagonista della partita con i suoi due gol in finale. Il giocatore come ha vissuto nel corso del torneo e verso la finale?
"In realtà non è mai stato titolare in Nazionale. In Italia ha anche iniziato a giocare in Serie B, in un club piccolo. Poi è andato all'Udinese dove ha giocato e segnato con regolarità. Così ha conquistato la convocazione".
Cosa ha contraddistinto la Germania del '96? Una volta in una intervista hai detto che eravamo delle bestie dal punto di vista mentale.
"Penso che sia quello che ci ha contraddistinto di più. Se pensi a quanti infortuni abbiamo avuto nel corso del torneo. Erano tutti infortuni in cui i giocatori hanno dovuto lasciare o non hanno più potuto giocare durante l'Europeo. Steffen Freund e Dieter Eilts si strapparono il legamento crociato. Alla fine però siamo diventati comunque Campioni d'Europa perché quello che la squadra ha mostrato è stato fantastico".
La situazione della Nazionale ha unito ancora di più la squadra?
"È stata la caratteristica del torneo che, nonostante i tanti infortuni, la squadra ha capito come essere sempre lì e concentrarsi sull'essenziale. Questa è stata sempre la grande forza delle squadre tedesche. Sicuramente abbiamo avuto anche un po' di fortuna, serve anche quella. Abbiamo vinto 2-1 contro la Croazia nei quarti di finale, ma non credo fossimo la squadra migliore in quella partita. Ci sono gare così in un torneo".
Che ruolo ha avuto come vicecapitano infortunato nel corso del torneo? Come capitano della squadra (per l'infortunio di Klinsmann) ti sei infortunato nella prima partita contro la Repubblica Ceca dopo quattordici minuti.
"Sono tornato con il dottor Muller-Wohlfahrt molto presto la mattina, intorno alle 6, per verificare se fosse interessato il legamento interno. La diagnosi era relativamente chiara: una lesione del legamento interno, out dalle sei alle otto settimane. Sono tornato in squadra 3-4 giorni dopo e sono stato di supporto verbale e mentale".
Come valuteresti la nazionale rispetto a quella del Mondiale degli anni '90, che era costellata di stelle?
"Completamente diversa. Nonostante la grande qualità individuale, siamo riusciti a funzionare come una squadra nel '90. Nel 1996 non avevamo più questi giocatori eccezionali, forse qualcuno sì ma non con tutta questa ampiezza. Berti Vogts ha imparato molto tramite i tornei del '92 e '94 e ha coronato la sua carriera con il titolo europeo, il che mi ha reso molto felice per lui. Non ha mai avuto una posizione privilegiata con il pubblico, ma riuscì comunque ha creare un bel gruppo nel '96. E questo ha giocato un ruolo decisivo per la vittoria del titolo".