Juninho Pernambucano, il Re delle punizioni

Juninho Pernambucano
Juninho Pernambucano /
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Centrocampista centrale, in cabina di regia, con compiti di impostazione, all'occorrenza anche trequartista di un centrocampo a rombo o esterno d'attacco nei tre giocatori del reparto avanzato. Quale è stato il ruolo in cui si è affermato? Il calcio di punizione. In poche parole, Antonio Augusto Ribeiro Reis Junior, conosciuto da tutto il mondo calcistico come Juninho Pernambucano. Magico padrone dei tiri da fermo.

Nato e cresciuto a Recife, il giovane si afferma calcisticamente nella squadra della città costiera brasiliana, per poi approdare al Vasco da Gama, dove colleziona 111 presenze (1995-2001), mette a segno 26 gol e trionfa anche in Copa Libertadores, la prima della storia del club. Le sorti della squadra dipendono totalmente da Juninho, maestro di tempi di gioco, chiave tecnico-tattica in mezzo al campo e cuore di geometrie e giocate. Da quella famosa vittoria inizia il grande salto di carriera: i top club europei sono incantati di fronte a tale estro e tale livello tecnico, dando vita ad una vera e propria battaglia per assicurarsi le prestazioni di un centrocampista completo, che segnerà la storia di questo ruolo e di quella maglia, col numero 8 sulla schiena.

Ma il ragazzo, seppur solo 23enne, dimostra una maturità ed umiltà a dir poco sorprendenti. Non cede alle lusinghe dei migliori club europei, decide di rimanere ancora nel Vasco da Gama, componendo assieme a Romario, Juninho Paulista ed Edmundo (di ritorno da Firenze) il pacchetto offensivo più celebre e forte di tutto il Brasile; nel 2000, infatti, prima della rottura col club, arrivano la Copa Mercosur ed il Brasilerao. Conquista il cuore dei suoi tifosi (pur non essendo il classico giocoliere brasiliano, tutto estro e dribbling), dimostrandosi leale anche nel momento in cui la società - per non perderlo a parametro zero - lo mette davanti ad un bivio, obbligandolo a rinnovare il contratto. Juninho, ormai esasperato, porta la questione per vie legali, vincendo e non intaccando l'affetto reciproco con i tifosi.

STRINGER/Getty Images

Ecco, dunque, l'approdo in Francia, a Lione, in una squadra ed una società che punta su di lui per risollevarsi dopo un XX secolo ricco di insoddisfazioni e di secondi posti in Ligue 1. Le prime apparizioni lasciano però l'amaro in bocca ai tifosi; non notano il classico dribblomane brasiliano, le classiche finte a lasciar l'uomo sul posto, l'estro fantasioso del centrocampista verdeoro per eccellenza. No, Juninho Pernambucano è tutt'altro: i tifosi devono aspettare un po' di tempo per apprezzarne le sue doti tecniche, le sue verticalizzazioni, la sua precisione nei passaggi lunghi, nonché le doti umane e la capacità di dare equilibrio alla squadra. Poco appariscente, forse, ma tanto sostanzioso.

Sì, col pallone incollato al piede il brasiliano è tutto: passa dal cuore del centrocampo alla trequarti, finendo per fare anche il tornante sulla corsia esterna. Ma, soprattutto, Juninho in Francia mette in mostra il colpo da fuoriclasse del proprio repertorio: il calcio da fermo, sia questo un calcio d'angolo o, in particolare, un calcio di punizione. Dopo una prima stagione in cui il Lione diventa per la prima volta campione di Francia (29 partite, 5 gol e 3 assist), dalla stagione successiva ogni giocata è sinonimo di consacrazione per il centrocampista verdeoro: per quattro stagioni consecutive si afferma tra i confini nazionali, col Lione che trionfa sia in campionato sia in Supercoppa francese, giungendo per due stagioni ai quarti di finale di Champions League. Proprio nella massima competizione europea, Juninho mette a segno uno dei suoi gol più celebri da calcio di punizione: siamo nella stagione 2003-04 ed il gol viene segnato nella fase a gironi, contro il Bayern Monaco, difeso in porta da un certo Oliver Kahn. La parabola di Juninho è clamorosa: la sua micidiale conclusione prende una potenza inaudita, si alza per poi scendere improvvisamente, colpendo la parte bassa della traversa e lasciando il portiere tedesco confuso e frastornato.

GERARD JULIEN/Getty Images

Juninho rifiuta categoricamente qualsiasi proposta di mercato, dichiarando il proprio amore e la propria gratitudine alla società francese, che propende per farlo capitano. Responsabilizzato ulteriormente, il centrocampista vive altre due stagioni di apice calcistico col Lione: per il quinto ed il sesto anno consecutivo, la squadra domina in Francia, dove vince ancora sia Ligue 1 che Supercoppa, approdando ai quarti ed agli ottavi di Champions League. Nel dicembre 2006, il giornale francese L'Equipe calcolò come il 45% dei gol dei francesi fossero stati messi a segno da calci piazzati o da passaggi diretti/indiretti del centrocampista brasiliano, a testimonianza di quanto abbia consacrato e fatto la storia della maglia numero 8 in giro per il mondo.

Le ultime due stagioni in Francia sono in fase calante per la squadra, ma non per Juninho: il Lione, con Perrin prima e Puel poi (entrambi mantengono il calciatore capitano), dopo otto anni di trionfi, non vince più alcun trofeo, ma Juninho si conferma sui suoi numeri (10 gol e 12 assist), regalando ancora gioie ed emozioni al popolo lionese. Segna due punizioni memorabili, entrambe contro il Nizza; la prima viene messa a referto nel primo tempo, con un tiro a giro prepotente, forte e preciso, che lascia il portiere con un sorriso beffardo. Sì, Juninho dimostra ancora una volta di possedere un bagaglio tecnico invidiabile, non calciando come sempre ma pennellando una conclusione a giro che sbatte contro il palo e si insacca alle spalle dell'estremo difensore. La seconda punizione invece arriva nel secondo tempo: si tratta della punizione "record" per il centrocampista, che segna da ben 48 metri, cambiando ancora una volta il modo di calciare. Da dove solitamente si mette la palla a centro area, in attesa di una spizzata o di un colpo di testa, il centrocampista disegna la cosiddetta parabola "tirapugni", col pallone che non viene deviato da nessuno, rimbalza sul terreno all'altezza del dischetto e si infila all'angolino. Due punizioni, due modi di calciare differenti, due gol. Maestro.

Xavier Laine/Getty Images

Lascia il Paese transalpino per provare nuove emozioni, cestinando ancora una volta top club mondiali (immaginate chi sarebbe potuto diventare altrimenti?): passa prima in Qatar, dove colleziona 39 presenze e segna 14 gol con la maglia del Al-Gharafa, e poi in America, col New York Red Bulls (5 mesi) ed infine chiude la strabiliante carriera. Dove? A casa. Ancora al Vasco da Gama, preso da una nostalgica mancanza che solo lui poteva avere. Nel 2014 dichiara di lasciare il calcio giocato, divenendo poi nel 2019 dirigente del Lione, squadra alla quale ha legato la sua esperienza in Europa.

Juninho dichiara di aver avuto due eccellenti maestri sui calci piazzati: Roberto Carlos e Branco, entrambi connazionali. Ma vedendolo calciare ed apprezzando tutto dei suoi movimenti perfetti, è ben chiaro che come calciava Juninho Pernambucano le punizioni, nessuno era mai riuscito. «Un direttore d’orchestra montato al contrario, con la bacchetta tra i piedi, uno che il segno Ok lo faceva con l’alluce, non con il pollice. Uno scherzo ben riuscito dell’Ikea. L’ho studiato, ho raccolto CD, DVD, addirittura vecchie  fotografie delle sue partite» afferma di lui un altro maestro come Andrea Pirlo, confessando di aver ripreso molto dal brasiliano nei suoi calci di punizione. Non una zolla preferita, non una determinata posizione del pallone, non un'unica e singolare traiettoria: Juninho era estroso non nella fantasia, non nei dribbling, non nelle finte, ma esclusivamente sul modo di calciare le punizioni ed i corner. Ogni volta una parabola diversa, utilizzando o l'intero collo del piede o, nelle situazioni più nostalgiche, le classiche "tre dita", seguite da una letterale frustata ad ingannare e superare i portieri. Al diavolo la fisica, per sempre Juninho Pernambucano. 130 gol totali in carriera, 75 su calcio di punizione. Serve altro? No, solo consacrarlo come uno dei più forti numeri 8 della storia del calcio e, numeri alla mano, il Re del calcio di punizione.


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