Joao Felix, i danneggiamenti alla "placa" e l'addio forzato

"Giocare nel Barça è il mio sogno da quando ero bambino", parole che lasciano il segno quelle del portoghese.

Joao Felix
Joao Felix / Gonzalo Arroyo Moreno/GettyImages
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"Mi piacerebbe giocare per il Barça. Il Barcellona è sempre stata la mia prima scelta e sarei onorato di giocare lì" - e ancora - "È stato sempre il mio sogno fin da quando ero un bambino. Se succederà, sarà un sogno realizzato per me". No, non sono le parole di un canterano blaugrana, da poco maggiorenne, che per le prime volte tasta con mano il sogno di giocare al Camp Nou, nè di un catalano come Oriol Romeu, tornato a casa dopo tanti anni.

Nulla di strano, o forse un po' sì. Un portoghese che non ha mai nascosto l'apprezzamento per Neymar e Messi è già raro di per se, ancor di più se è nato nel 1999 ed entrato nell'adolescenza nel periodo prime del connazionale più forte di tutti i tempi, che giocava però uno dei Barcellona più forti di sempre. Le giovanili nel Porto, il passaggio e il punto di massimo apprezzamento con la maglia del Benfica, poi il salto inaspettato per una cifra esagerata all'Atletico Madrid.

La stagione 2018-19 è quella della rivelazione. Joao Felix segna 20 gol in 43 partite con il Benfica (e deve ancora compiere 20 anni), vince il campionato portoghese e il Golden Boy. Sembra oggettivamente pronto al trasferimento in una big e la vicenda Griezmann facilita le cose. Il Barcellona strappa all'Atletico il campione francese per 120 milioni di euro; soldi che i colchoneros girano ai lusitani pagando la clausola di Felix. In un attimo, da promessa del futuro si trasforma in calciatore portoghese più costoso (davanti a Cristiano Ronaldo), quinta operazione (127.2 milioni) più onerosa di sempre (dopo Dembelé, Coutinho, Mbappé e Neymar) e acquisto più oneroso della centenaria storia dell'Atletico Madrid.

Un fardello che è stato costretto a sostenere per anni, quelli più delicati della sua carriera.

Una via d'uscita

Si è detto spesso di come la seconda punta di fantasia e qualità nel gioco del Cholo Simeone appaia quasi come ingabbiata in un sistema tattico che spreme anche i calciatori più offensivi, limitandoli forse troppo nella creatività. Chi reagisce bene a questo sistema è senza dubbio Antoine Griezmann, ma può considerarsi una fantastica eccezione. Di solito, "10" con queste caratteristiche i colchoneros non li comprano nemmeno.

Con Felix sembrava diverso, si era di fronte al papabile craque del calcio contemporaneo, a un 10 che può essere anche un 9, ce ne sono pochi, e l'Atletico Madrid aveva sia la necessità di sostituire un punto fermo come Griezmann, sia di dare un segnale all'ambiente sparando un colpo all'altezza delle due Regine di Spagna, da oltre 100 milioni di euro.

Un rendimento in crescita quello del portoghese al Wanda Metropolitano, interrotto bruscamente da un calo generale dell'Atletico e culminato nel trasferimento invernale della passata stagione con il prestito secco al Chelsea. La luce nella buia grotta dei blues non si è mai accesa, anzi, quando l'argentino Mauricio Pochettino è arrivato per cercare l'interruttore ha scelto di chiudere la porta principale a un eventuale ritorno del portoghese a Londra.

La nuova stagione con l'Atletico Madrid, a cui lo lega un contratto fino al 2027 (rinnovato nel gennaio 2023), non è cominciata nel migliore dei modi e, se la recente situazione dovesse evolversi rapidamente, potrebbe proprio non iniziare.

La reazione dei tifosi

Con il Barça non c'è la rivalità che separa l'Atletico dal Real, ma quando il tuo giocatore di spicco (almeno in teoria), ancora sotto contratto, dichiara pubblicamente di ambire a giocare per una diretta rivale, il sentimento che si genera nei tifosi non è chiaramente positivo. C'è chi sarà contento per la risoluzione di un amore mai sbocciato, chi invece potrà sentirsi tradito dalle parole della stella portoghese.

Come già successo per Thibaut Courtois, la prima idea è quella di danneggiare la "placa", ovvero il riconoscimento antistante al Wanda Metropolitano. Il motivo della creazione di queste "placas" risale al trasferimento nel nuovo stadio e risponde alla volontà di creare un "paseo de leyendas" del club. Ora, lecitamente, qualcuno potrebbe domandarsi: "Perché Joao Felix ha un riconoscimento così significativo per i colchoneros nonostante le prestazioni?".

La risposta risiede nel criterio utilizzato dalla dirigenza per concedere la "placa", ovvero totalizzare più di 100 presenze con il club. Traguardo mancato da giocatori dell'importanza di Radamel Falcao e Luis Suarez, ma non da Joao Felix. Paradosso riaperto con la sensazione che, dopo lo stemma, a Madrid possa cambiare nuovamente qualcosa.