Pellegrini e l'operazione Matthäus: "Lo portai all'Inter su consiglio di Rummenigge"

Lothar Matthäus
Lothar Matthäus / MIGUEL MEDINA/Getty Images
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L'ex presidente dell'Inter Enrico Pellegrini, in un'intervista esclusiva rilasciata ai microfoni di Calciomercato.com, ha svelato i retroscena della trattativa che portò Lothar Matthäus in nerazzurro (oggi compie 60 anni, auguri!) nel lontano 1988, con il centrocampista tedesco che fu tra i principali protagonisti dell'indimenticabile "scudetto dei record".

Ernesto Pellegrini
Ernesto Pellegrini / Pier Marco Tacca/Getty Images

“Ho comprato Matthaeus perché fu Rummenigge a consigliarmelo con grande entusiasmo”.
Un equilibrio mistico in quel filo di voce che difende e sostiene una montagna di cortesia. Ernesto Pellegrini ancora si emoziona quando parla della sua Inter e dei suoi ragazzi, con i quali conserva un rapporto speciale. 

Sente ancora i suoi ex calciatori?
“Spesso, anzi, proprio qualche tempo fa c’è stata una cena a casa mia. In quell’occasione ho sentito Matthaeus al telefono. Avrebbe dovuto esserci, ma un inderogabile impegno televisivo non gli ha consentito di raggiungerci”. 

Oggi compie 60 anni, ricorda ancora la trattativa per portarlo a Milano?
“Come dimenticarla”. 

Come nacque quella meravigliosa idea?
“A consigliarmelo fu un calciatore che mi è rimasto nel cuore, Karl-Heinz Rummenigge: «È un fuoriclasse, deve prenderlo subito perché le darà soddisfazioni enormi». Così non ebbi dubbi”. 

Fu convincente…
“Uomo e calciatore fantastico, di Kalle non posso che fidarmi”.

Karl-Heinz Rummenigge
Karl-Heinz Rummenigge / Alexander Hassenstein/Getty Images

Ricorda i primi passi della trattativa?
“Matthaus ci raggiunse a Milano, cenammo insieme e gli dicemmo che lo avremmo voluto all’Inter. Non si sentiva pronto, era chiaro quanto l’idea lo allettasse, ma aveva bisogno di tempo per metabolizzare quella novità che un po’ gli avrebbe cambiato la vita. Arrivò l’anno dopo, ma fu durante quella cena che ponemmo le basi per il suo trasferimento. Durante quell’incontro ebbi modo di percepire la sua grande personalità. Mi resi conto di quanto potesse essere fisicamente dominante, insomma, sapevamo fosse bravo, ma poi si rivelò bravissimo. Ancora più forte di quanto pensassi”.
 
Alla fine ebbe ragione Rummenigge, Matthaus seppe regalare tante soddisfazioni. 
“Vincemmo lo scudetto dei record, poi la Supercoppa e la Coppa Uefa. Tante gioie, mai uno screzio. Solo qualche consiglio”. 

Un consiglio in particolare?
“Quando si separò dalla moglie. La conoscevo e ci rimasi male. Ero affezionato a tutta la famiglia, ma poi queste sono sue cose private”. 

In quell’Inter c’erano altri due tedeschi molto bravi. 
“Sì, Brehme e Klinsmann. Il primo lo prendemmo proprio su suggerimento di Matthaus. Gli chiedemmo chi fosse a suo parere il miglior terzino tedesco e ci indicò Brehme a colpo sicuro”. 

Non furono gli unici tedeschi.
“Arrivarono anche Sammer e Bierhoff, uno rimase solo una stagione, l’altro fui obbligato a darlo in prestito”.

Patrick Kluivert, Matthias Sammer
Matthias Sammer / Etsuo Hara/Getty Images

Rammaricato per qualcosa che poteva essere e non è stato?
 “Sammer ha dimostrato il suo valore vincendo un Pallone d’Oro. Bierhoff avrei voluto farlo giocare all’Inter ma c’era la regola dei tre stranieri e avevamo tutte le caselle occupate. Andai a parlare col presidente federale nel tentativo di provare a convincerlo a inserire almeno il quarto straniero in panchina, ma non ci fu verso e io dovetti dare Bierhoff in prestito all’Ascoli. Era dispiaciuto del fatto che l’Inter non gli avesse concesso l’opportunità che sperava arrivasse.

Quest’Inter attraversa una severa crisi economica, se l’aspettava?
“Ne resto fuori perché non ne conosco i motivi e preferisco non entrare in certe cose”. 

Però può dirci se davvero Conte somiglia a Trapattoni come dicono?
“In quanto a grinta e determinazione nel gestire i calciatori sono simili, anzi uguali”. 

Lotar Matthaus, Jurgen Klinsmann, Andreas Brehme, Giovanni Trapattoni
Trapattoni e i tedeschi Matthaus, Klinsmann e Brehme / Alessandro Sabattini/Getty Images

C’è un aneddoto legato a Trapattoni che la fa sorridere ancora oggi?
“All’inizio del campionato dello Scudetto dei Record, ci vedemmo nell’albergo di Ascoli. Era la vigilia della prima partita e decidemmo di chiamare singolarmente ogni calciatore per dare  loro un simbolico in bocca al lupo. Terminato il giro di chiamate, rimanemmo soli io e Trapattoni. Presi una bottiglia di Champagne e iniziammo a brindare alla fortuna della squadra e “alla faccia di tutti quelli che ci vogliono male”. Ricordo sempre quel momento con allegria”. 

Tornando a Matthaeus, cosa gli augura per questi 60 anni?
"Intanto spero di poterlo vedere presto e anche di abbracciarlo, pandemia permettendo. Gli auguro di cuore ogni bene possibile”.

E all’Inter cosa augura?
“Ci stiamo avvicinando sempre di più a un traguardo importante e questo non è il momento di distrarsi. Non accadrà, anche grazie alla gestione di  due fuoriclasse come Marotta e Antonello e alle capacità di Conte”.


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