Alla scoperta del Gola Restaurant, la casa di Aaron Rutigliano diventata rifugio per le stelle della Premier League

Il Gola Restaurant di Londra
Il Gola Restaurant di Londra / Aaron Rutigliano
facebooktwitterreddit

Londra - Il sole gioca a nascondino in questo freddo maggio londinese, illuminando solo per un attimo l'attesa della District Line (la linea verde) a Notting Hill. La fermata di oggi è Parsons Green, esattamente a metà strada tra Stamford Bridge e Craven Cottage.

Qui, al 787 di Fulham Road, c'è il Gola Restaurant, aperto da Aaron Rutigliano nel 2010 e diventato negli anni un'emblema dell'eccellenza culinaria italiana e un punto di riferimento per tantissime personalità del mondo dello spettacolo e soprattutto del calcio, che tra originalissime lampade fatte di bottigliette di Aperol Spritz e le pareti sommerse dai vini migliori, non possono far altro che sentirsi a casa.

Il perché non è affatto difficile da capire: Aaron partito dalla Puglia 18 anni fa, ma con Foggia e il Foggia sempre nel cuore, ha il sorriso contagioso di chi ne ha viste tante e lo sguardo pieno di passione per ciò che fa : "Il calcio mi piace troppo", dice. "Tutti i calciatori che vengono mi regalano la maglietta e sanno che prima di andare via devono fare una foto con la sciarpa del Foggia".

Quando gli chiedo com'è iniziato tutto e quali sono stati i primi calciatori che sono andati mangiare da lui inizia un viaggio fatto di aneddoti e storie incredibili:

"È impossibile raccontare tutto quello che ho visto in questi anni, perché sono successe davvero tantissime cose. Quando ho aperto il ristorante, non avrei mai creduto che potesse diventare un punto di ritrovo per tantissimi protagonisti del mondo del calcio, anche se sapevo di essere esattamente a metà strada tra Stamford Bridge e Craven Cottage. Mi ricordo che una domenica, avevo aperto da poco e c’era ancora
Mourinho al Chelsea, misi fuori una lavagna con lo speciale del giorno come si usa fare qui con su scritto Special One e la foto di Mourinho. Preparammo delle pennette alla puttanesca con il Bacalao portoghese e le macchine iniziarono a fermarsi per fotografare la lavagna. Fu incredibile. Credo che gli giunse anche voce anche se qui non è mai venuto… Il primo a venirci a trovare se non ricordo male è stato Francesco Totti, poi vennero Sol Campbell e Fabio Capello".

Oltre alla qualità del cibo, il segreto di Aaron è l'attenzione con cui protegge la privacy della propria clientela, senza però smettere di essere sé stesso:

"Per me la cosa più importante è che si sentano a casa, stiano rilassati e senza stress. Io cerco di lasciarli liberi senza stargli troppo addosso. Può sembrare strano ma è così, perché quando sei abituato a vivere sotto i riflettori la normalità è ciò che ti porta a stare bene. Alla fine non dobbiamo mai dimenticare che stiamo parlando di ragazzi giovani. Quindi cerco di essere sempre molto attento alla selezione dei miei clienti per preservare la tranquillità. Molte volte mi trovo in difficoltà quando ci sono clienti italiani, perché magari se vedono il calciatore non riescono ad aspettare e vogliono la foto durante il pranzo, mentre gli inglesi che hanno una cultura completamente differente vengono a chiedere il permesso a me prima di avvicinarsi".

Aaron, che oltre ai calciatori ha avuto la fortuna di ospitare le feste di squadra del Chelsea, è convinto che tutto questo sia possibile perché nel Regno Unito, la cultura sportiva è completamente differente da quella a cui si è abituati in Italia:

"La cosa bella di quando arriva un calciatore dall’estero, e secondo me è anche uno dei motivi perché ora ci sono pochi italiani, è che al primo discorso gli viene fatto subito capire che nella cultura sportiva del paese il rugby è più importante del calcio. È una cosa bellissima, anche perché nel rugby se le danno di santa ragione per 80 minuti e poi si stringono la mano e tutti amici. L’essenza dello sport. Quindi immagina un calciatore che arriva dall’Italia o dalla Spagna dove c’è un modo di vivere lo sport completamente differente, è felicissimo perché giocherà in Premier League e la prima cosa che si sente dire è che al centro della cultura sportiva anglosassone c’è il rugby. Anche a mio figlio a scuola, hanno fatto lo stesso discorso. Adoro il loro modo di vivere lo sport, perché qui il calciatore viene lasciato libero di vivere la propria vita, è completamente un altro mondo. Io mi diverto tantissimo anche a guardare la Championship, perché gli stadi sono fantastici e si respira magia…".

Anche Antonio Conte era un cliente abituale del Gola nella sua esperienza londinese. L'attuale allenatore dell'Inter dava suggerimenti ad Aaron - tra conterranei ci si intende meglio - su cosa dovessero mangiare i suoi calciatori:

"Sapendo che molti di loro venivano a mangiare qui, il mister mi suggeriva sempre di evitare i carboidrati, è capitato che però loro arrivassero la sera e volessero la cacio e pepe, un bel rischio visto che Conte molto spesso faceva delle improvvisate per controllare. Antonio è fenomenale, cura i dettagli in maniera maniacale e chi lo segue è destinato a migliorare, anche i giovani su cui punta sono destinati a diventare campioni. Chi non ha voglia di lavorare invece non lo ama più di tanto, perché Antonio crede fermamente nella cultura del lavoro. Io credo sia unico e alla fine si può dire quello che si vuole, ma i risultati parlano per lui".

Dopo due ore passate a parlare a ruota libera: "Mi hai fatto sfogare", dice sorridendo, gli chiedo un aneddoto che gli è rimasto nel cuore e con un sorriso emozionato mi racconta della volta in cui al ristorante c'era Roberto Carlos:

"Una volta venne Roberto Carlos, e io avevo due amici che giocavano nel Chelsea e sapevo che non lo avevano mai conosciuto. Li chiamai per dirgli di venire a cena senza avvisarli che fosse qui. Appena entrarono e lo videro, ricordo che si bloccarono, si guardarono e iniziarono a tremare come bambini e per me fu un’emozione unica. Li feci sedere al tavolo con lui, la storia del calcio brasiliano. Bellissimo".

Riprendo la metro dopo un viaggio di quasi 3 ore tra gli aneddoti di Aaron. Del sole non c'è traccia, il calcio invece sembra essere ad ogni angolo della città. Se passate di qui fermatevi al 787 di Fulham Road. Troverete buon cibo e Aaron avrà sicuramente una storia per voi.


Segui Alessandro Eremiti e 90min Italia su Instagram per altre storie sulla Premier League!