Inter, Lukaku: "Penso sempre allo Scudetto. Conte mi ha fatto crescere"
Romelu Lukaku sarà uno dei protagonisti della prossima stagione. A lui spetterà infatti il compito di segnare gol decisivi per trascinare l'Inter verso lo Scudetto, che lo scorso anno è sfumato per un soffio. L'attaccante belga ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN:
Chi è stata la prima persona a cui hai detto che saresti tornato all'Inter?
"Lautaro. Ci siamo parlati su Instagram, avevo cambiato numero. E poi su WhatsApp. E' stato uno dei primi con cui ho parlato, poi Dimarco, Bastoni e gli altri".
Dove saresti se non avessi incontrato l'Inter?
"La stagione al Chelsea mi ha dato una motivazione in più per fare ancora meglio di prima. In un anno tutti hanno dimenticato cosa sono capace di fare in campo, è una sorta di rabbia che ho dentro di me. Tutti insieme speriamo di fare meglio dell'anno scorso e di portare qualcosa a casa".
Perché e in che cosa hai sbagliato ad andare via?
"Tante cose. Prima quando sono andato via, ho voluto fare questa rivincita al Chelsea. Era la mia squadra da 11 anni, ho avuto l'opportunità di andare e di essere protagonista ma non è stato così. A marzo quando ho saputo che c'era l'opportunità di tornare qui, non ho detto nulla ma siamo riusciti a farmi ritornare, con la società abbiamo fatto un ottimo lavoro. Faccio riflessioni dopo alla fine stagione, ho pensato tanto, al Chelsea è stato difficile e non avevo dubbi, volevo tornare".
Che lavoro hai fatto mentalmente dopo aver capito che saresti tornato all'Inter?
"Di inserirmi al meglio nella squadra, l'Inter gioca diversamente rispetto a quando c'ero io. L'importante è inserirmi bene, capire il modulo dell'allenatore, ho avuto tanti contatti con i giocatori dell'Inter, per me è come se fossi al secondo anno e non me ne sia mai andato. I giocatori hanno più voglia di vincere, ogni partitella è vita o morte e questo mi piace. Questa squadra è ancora più unita di prima".
Su Brozovic e Barella:
Brozo è diventato ancora più leader e più aperto nella comunicazione rispetto a prima, si lamenta tanto (ride, ndr). Barella è ancora più protagonista in campo, ha fatto più assist l'anno scorso, aver vinto anche Coppa Italia, Supercoppa e l'Europeo lo ha reso più forte".
Lautaro?
"Gli ho detto che deve fare di più (ride, ndr). Entrambi ci siamo detti che dobbiamo fare meglio di prima. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi di squadra, dobbiamo tutti fare meglio perché le altre squadre sono diventate più forti. Ho visto subito che le sue qualità possono aiutare me e le mie qualità possono aiutare lui. Non siamo attaccanti egoisti, io so quando è il giorno di Lautaro e non il mio così lo aiuto e vinciamo e la portiamo a casa. Abbiamo voglia di vincere anche le partitelle, siamo sempre in squadre opposte ma sappiamo che anche insieme possiamo fare la differenza per la squadra in allenamento".
Classifica marcatori?
"Non mi importa, vi dico solo che penso allo Scudetto. I gol arrivano ma siamo all'Inter, si gioca per lo Scudetto, non per premi individuali".
Senti la pressione?
"La pressione c'è in allenamento. C'è sempre qualcuno che provoca sempre in allenamento, questa è la più grande pressione, il resto non importa. Io sono concentrato sul campo, non leggo giornali, mi impegno al massimo e alla fine deve vincere l'Inter, il resto non importa".
Sei sempre così?
"Quando sono arrivato all'Inter sono diventato così, perché sono arrivato da due anni difficili al Manchester United mentalmente. Fisicamente ho sofferto perché non c'ero con la testa, devo ringraziare Conte perché mi ha reso un giocatore forte ma mentalmente mi ha fatto davvero crescere, a non mollare mai e di dare il massimo. Questo rimarrà con me fino alla fine".
Inzaghi
"Anche Inzaghi è così, anche per questo sono tornato. Mio fratello mi ha parlato bene di lui, anche l'anno scorso ho visto come ha lavorato e mi piace".
Che Lukaku saresti senza aver incontrato l'Inter?
"Era destino giocare per l'Inter, come per l'Anderlecht e per il Chelsea. Era quello che mi immaginavo, l'Inter e l'Anderlecht e l'Everton mi hanno dato l'opportunità di diventare il giocatore che sono. L'amore della gente e dei tifosi, per me e per la mia famiglia, li ringrazio e chiedo ancora scusa per come sono andato via ma devo parlare in campo".
La tua immagine più iconica è l'urlo nel derby in un San Siro vuoto. Sei tornato per riprenderti il trono?
"Io vorrei prendermi il trofeo, non sono qui per me stesso ma per aiutare l'Inter a vincere lo scudetto. Dopo la corona (ride, ndr)".
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