L'addio di Lukaku, le colpe di Suning e il calcio che era

Romelu Lukaku
Romelu Lukaku / Marco Canoniero/Getty Images
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Romelu Lukaku via dall'Inter. È questa la notizia che rimbalza ormai da diverse ore nel mondo nerazzurro, costretto a sbattere contro uno scenario che difficilmente avrebbe immaginato dopo l'addio pesante di Achraf Hakimi e quello precedente di Antonio Conte.

Romelu Lukaku
Romelu Lukaku / Marco Canoniero/Getty Images

La situazione dell'Inter è chiara da tempo: come molti altri club la pandemia si è fatta sentire (pesano tanto i mancati introiti dallo stadio), ma a questo si aggiunge il blocco agli investimenti dalla Cina che ha messo il bastone tra le ruote alla strategia di Suning. Che nonostante le difficoltà ha deciso di non vendere il club, ma di optare per un rifinanziamento con il primo obiettivo di abbassare i costi e sistemare i conti. Mettendo i suoi interessi davanti a quelli di un club appoggiato da milioni di tifosi.

Da qui la necessità, palesata a inizio mercato, di vendere un big, individuato appunto in Hakimi. E ora è invece sempre più vicina anche la cessione di Lukaku: un altro addio doloroso, che se fosse arrivato a queste cifre a inizio mercato (130 milioni di euro - ricordiamolo - rappresenterebbe la cessione più importante del campionato italiano e l'acquisto più importante della storia della Premier), e magari con la possibilità di trattenere a Milano il marocchino, sarebbe stata (magari) più facilmente digeribile.

Ora, però, è un'altra storia: a neanche 20 giorni dall'inizio dal campionato l'Inter è vicina a perdere uno dei migliori 9 al mondo, ma anche un leader e un simbolo della squadra che è riuscita a rivincere lo Scudetto. Se la società avesse avuto un progetto forte e delle sicurezze (che ora invece mancano), avrebbe dovuto - e potuto - respingere ogni assalto al suo totem: perché uno come Lukaku non ha prezzo. E proprio la mancanza di certezze future ha spinto Big Rom, che ha sempre - anche recentemente - sottolineato la sua voglia di rimanere a Milano, ad accettare la prestigiosa corte del Chelsea campione d'Europa e uno stipendio monstre che non avrebbe visto in nerazzurro.

L'affare Lukaku è l'ennesima conferma che il divario tra Italia e Inghilterra esiste ed è abissale, almeno sul piano economico. E anche che l'attaccamento alla maglia da parte dei giocatori e l'amore per i tifosi da parte certe proprietà non è più una priorità. Ma solo un triste ricordo del calcio che era.


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