Il "Sistema" ed il "Metodo": storia di due moduli leggendari

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Nel calcio di oggi ogni squadra gioca in modo diverso a seconda delle preferenze tattiche del suo tecnico e dei giocatori che ha a disposizione. Ovviamente questo non vuol dire che non ci siano delle "tendenze", ad esempio dopo che Pep Guardiola ha introdotto il suo rivoluzionario 4-3-3 con il cosiddetto Falso Nueve al Barcellona, in molti hanno tentato di seguire il suo esempio e di emulare l'affermato modulo dei blaugrana. Tuttavia è altrettanto evidente che le squadre non sono inchiodate ad un particolare tipo di modulo e possono cambiare la loro disposizione tattica frequentemente, anche durante il corso della partita se serve. Oggi è cosi, ma la situazione non è stata sempre questa. C'è stato un periodo, agli albori del gioco del calcio, quando quasi tutte le squadre giocavano allo stesso modo ed i moduli disponibili erano davvero pochi. Oggi vogliamo raccontarvi la storia di due dei moduli più famosi della storia calcio il cui scontro ha contribuito alla nascita del calcio moderno: il Sistema ed il Metodo.

Le origini

Non è un impresa semplice andare a recuperare le disposizioni tattiche con cui si schieravano le squadre verso la fine dell'ottocento agli albori del gioco. Questo anche perchè l'interesse verso la tattica era poco nel calcio pioneristico che invece si basava quasi esclusivamente sul concetto di Kick and Rush (calcia e corri), ovvero i pochi difensori cercavano solo di tenere la palla lontana dalla loro porta e quando potevano effettuavano lanci lunghi per gli attaccanti che la colpivano cercano di metterla in porta. La cooperazione tra i reparti era minima se non inesistente e gli attaccanti si lanciavano in azioni personali senza tenere molto conto dei compagni di squadra. Si narra che la prima partita "ufficiale" tra nazionali sia stata, ovviamente, la versione calcistica dell'eterna rivalità tra Inghilterra e Scozia nel 1872. Sempre secondo quanto si dice, le formazioni adottate dalle due squadre che sono anche le prime mai registrate sarebbero state un 1-1-8 per gli inglesi ed un 2-2-6 per gli scozzesi, a discapito di quello che si potrebbe pensare, la partita finì 0-0.

Man man che il calcio crebbe in popolarità negli anni successivi si iniziò anche a parlare più seriamente di tattiche e col tempo si andò affermando il primo vero modulo calcistico che fu rapidamente adottato da tutte le squadre, questo era la cosiddetta Piramide di Cambridge. Questa disposizione tattica era sostanzialmente un 2-3-5 che visto graficamente ricordava appunto una piramide rovesciata. L'introduzione di questo modulo fu dovuta al fatto che il modo di giocare a calcio stava rapidamente mutando: dal Kick and Rush si stava passando al Passing Game (gioco di passaggio) cioè un tipo di gestione della palla molto più moderno con cui non si prediligevano le azioni personali ma si tendeva e servire i compagni coinvolgendo tutti (o quasi) i giocatori della squadra. La definizione di uno schema più preciso portò anche alla primissima suddivisione in ruoli e reparti. Gli inglesi, che ovviamente avevano invetato questo modulo, divisero i giocatori in due macro-categorie: quelli offensivi (5) erano chiamati Forwards (letteramente, quelli davanti) , quelli difensivi (anche loro 5) erano chiamati invece Backs (cioè quelli dietro). I giocatori offensivi, pur avendo ruoli diversi erano schierati tutti su un unica linea, mentre quelli difensivi erano schierati su due linee diverse, prima gli half-backs (che erano i precursori dei moderni centrocampisti) e poi i full-backs (ovvero gli antenati dei moderni difensori).

In italiano le tre sezioni del campo erano dette prima, seconda e terza linea e da questo derivano molte delle definizioni in uso ancora oggi nel nostro gergo calcistico, ad esempio rappresentando la cosiddetta terza linea, i difensori erano definiti terzini, mentre invece i centrocampisti essendo in mezzo tra le altre due linee erano detti mediani. Il modulo non aveva una vera e propria fase offensiva perchè era già pensato per essere offensivo, tuttavia mutava leggermente in fase difensiva quando le due ali d'attacco arretravano leggermente fino ad arrivare al centrocampo ed il mediano centrale arretrava tra i due difensori andando a fare quello che verrà poi chiamato il libero. I primi ad utilizzare questo metodo furono gli inglesi del Blackburn che proprio grazie a questo rivoluzionario cambio di gioco dominarono il calcio d'oltremanica tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento quando vinse ben cinque Coppe d'Inghilterra (al tempo la competizione più prestigiosa del paese). La prima squadra italiana ad adottare questo modulo fu il Genoa, fondato e diretto appunto da personale inglese che infatti vinse 6 delle prime 7 edizioni del neonato campionato italiano di calcio. In ambito internazionale la Piramide fu adottata con grandissimo successo dalle due selezioni platensi dell'Argentina e dell'Uruguay che proprio grazie ad esso furono in grado di vincere diverse edizioni della Coppa America e delle Olimpiadi, vinte dall'Uruguay nel 1924 e nel 1928, l'ultima in finale proprio contro i rivali dell'Argentina. Inoltre l'Uruguay vinse anche il primo mondiale in assoluto nel 1930 battendo sempre gli argentini in finale. Nonostante il successo di questo modulo verso la fine degli anni venti il calcio stava cambiando e la Piramide cominciava ad essere antiquata. A sconvolgere del tutto le cose arrivò, nel 1925, una decisione del IFAB (International Football Association Board) che decretò un cambio fondamentale nella regola del fuorigioco che passava da 3 uomini, compreso il portiere, a 2 come nel calcio attuale.

Il Sistema

Nella stessa estate in cui fu introdotta la nuova regola sul fuorigioco avvenne un trasferimento che era destinato a segnare in maniera decisiva la storia del calcio. In quello stesso periodo infatti l'allenatore inglese Herbert Chapman passò dall'Huddersfield Town all'Arsenal. Appena arrivato nella capitale inglese il tecnico discutendo di calcio con i suoi calciatori ebbe una brillante intuizione: dietro suggerimento del suo nuovo centravanti Charlie Buchan decise di far arretrare il mediano centrale in posizione permanente tra i due difensori per far fronte alla superiorità numerica avversaria in attacco che la nuova regola avrebbe favorito. A questo giocatore, che a tutti gli effetti era diventato un libero furono dati i compiti sia di impostare la manovra che di marcare i giocatori offensivi di riferimento della squadra avversaria. Gli altri due difensori furono allargati più verso i lati del campo con lo scopo di contenere le ali avversarie, diventando cosi molto più simili ai terzini attuali. Allo stesso tempo Chapman decise anche di far arretrare le due mezzali d'attacco, gli Inside Forwards, verso il centrocampo trasformandoli da finalizzatori a rifinitori e facendoli diventare a tutti gli effetti dei trequartisti. Questi giocatori dovevano formare una sorta di cerniera tra il reparto arretrato e quello avanzato ed avevano il compito di effettuare assist per il centravanti lanciato a rete. Il reparto di mezzo era quindi costituito da quattro giocatori che formavano un quadrilatero. L'attacco invece rimaneva formato dalla punta (centravanti) e dalle due ali che per il momento avevano compiti prettamente offensivi. Il modulo era quindi passato ad essere un 3-2-2-3 che visto graficamente sembrava disegnare sul terreno di gioco una W ed una M, era nato cosi il famoso WM di Chapman che fu subito ribattezzato il Sistema. Il tipo di gioco su cui si basava il Sistema andava ancora di più allontanandosi dal Kick and Rush ed era basato sul possesso del pallone e sulla costruzione con perizia della manovra attraverso numerosi e brevi passaggi rasoterra, in un certo senso era un antenato del famoso Tiki-Taka del Barcellona e della Spagna, gli inglesi chiamarono questo nuovo tipo di gioco Carpet Football, ovvero calcio sul tappeto.

Il Metodo

Nello stesso periodo in cui in Inghilterra si stava sviluppando il Sistema, in Italia si stava formando un altra corrente di pensiero per quanto riguarda la tattica. In questo periodo Vittorio Pozzo, allenatore della nazionale e del Milan, insieme all'amico e rivale tecnico dell'Austria Hugo Meisl, sviluppò una sua variante della Piramide di Cambridge destinata ad avere grande successo negli anni a venire. Dal punto di vista offensivo Pozzo propose un cambio simile a quello di Chapman: far indietreggiare verso il centrocampo i due Inside Forwards che però non diventavano dei trequartisti ma piuttosto delle mezzali. La sezione di campo in cui il modulo dell'allenatore italiano differiva maggiormente da quello della sua controparte inglese era nella difesa. Pozzo infatti decise di arretrare i due mediani destri e sinistri in difesa facendoli diventare a tutti gli effetti dei difensori esterni che avrebbero contrastato le ali avversarie. Allo stesso tempo fece arretrare anche il mediano centrale che andò a posizionarsi tra i due ricoprendo un ruolo a metà tra il centrocampo e l'attacco. Questo nuovo ruolo, chiamato del centromediano metodista, era quello chiave della squadra perchè il giocatore che lo interpretava aveva il compito di far partire ed impostare la manovra, insomma era un vero e proprio antenato del regista all'italiana. Questa nuovo modulo a differenza di quello di Chapman prediligeva un calcio molto più difensivo poichè prevedeva la presenza di un uomo in più in difesa piuttosto che uno in più a centrocampo. La difesa a quattro era a tutti gli effetti un antenata delle moderne difese a quattro con due centrali e due esterni, salvo che in questo caso i due esterni avevano ruoli esclusivamente difensivi di contrasto alle ali avversarie, per i terzini di spinta dovremo aspettare gli anni sessanta con gente del livello di Giacinto Facchetti. Il fatto di aver tolto un uomo dal centrocampo rendeva ovviamente meno semplice l'impostazione della manovra tramite una fitta rete di brevi passaggi, per questo il modulo di Pozzo prevedeva di giocarsela quasi esclusivamente in contropiede. Visto graficamente questo 2-3-2-3 sembrava disegnare sul campo due W, fu cosi che nacque il celebre WW che sarà da li in poi conosciuto come il Metodo. A differenza di Meisl che, nonostante adottasse questo sistema, col tempo lo ibridizzò con elementi del Sistema, Pozzo fu sempre fortemente contrario all'adozione di ogni precetto del modulo inglese perchè a sua detta non si addiceva per niente alle caratteristiche atletiche ed allo stile degli italiani. Per tutta la sua lunga carriera Pozzo sosterrà sempre che questo modulo che sacrificava la spettacolarità e la costruzione lenta a favore di una una maggiore concretezza e rapidi contropiedi era l'unico che poteva essere applicato con successo al calcio nostrano.

L'ascesa e il declino dei due sistemi

Questi due moduli divennero quasi subito delle vere e proprie scuole di pensiero con le maggiori compagini europee o internazionali che adottarono o l'uno o l'altro. Per quanto riguarda il Metodo, i primi ad adottarlo con grande successo furono proprio gli italiani. La prima squadra di club che lo usò come disposizione tattica fu la Juventus del cosiddetto quinquennio d'oro che proprio grazie alle intelligenti innovazioni tattiche del Metodo fu in grado di vincere 5 scudetti consecutivi dal 1931 al 1935. A parte la Juve, questo modulo fu adottati con grandissimo successo dal Bologna che in Italia vinse ben 6 scudetti a cavallo tra gli anni venti e trenta e che in Europa fu addirittura in grado di vincere non una ma ben due edizioni della Coppa Mitropa nel 1932 e nel 1934 sotto la guida di Arpad Weisz. A livello di nazionali poi il Metodo fu adottato con enorme successo proprio da Vittorio Pozzo con la nazionale italiana che grazie a questa solidissima ed efficace disposizione tattica fu in grado di vincere ben due mondiali consecutivi nel 1934 e nel 1938 (impresa mai ripetuta), un Olimpiade nel 1936 e due Coppe Intercontinentali (l'antenato degli europei moderni) nel 1930 e nel 1935.

Il Sistema invece per molto tempo rimase confinato in Inghilterra dove appunto permise all'Arsenal di Chapman di dominare la scena calcistica d'oltremanica vincendo oltre 5 titoli nazionali nel corso degli anni trenta. Fu soltanto negli anni 40' che iniziò a diffondersi in Europa. Tra quelli che lo adottarono con successo in quel periodo nessuno fece meglio del Grande Torino che fu in grado di imporsi come la compagine più forte del nostro calcio vincendo ben 5 scudetti nel corso degli anni quaranta. Una variante del Sistema nota come MM fu adottata anche dalla Grande Ungheria di Ferenc Puskas e Nandor Hidegkuti degli anni cinquanta che grazie alle sue innovazioni tattiche riuscì a vincere le Olimpiadi del 1952 e di arrivare alla finale del mondiale del 1954. L'avvento del Sistema in Italia coincise con il tramonto del Metodo e del suo creatore, Vittorio Pozzo che nel 1948, nel periodo del pieno successo del Grande Torino fu rimosso dalla carica di Ct della nazionale perchè ritenuto troppo difensivista dal punto di vista del gioco e troppo compromesso con il regime fascista dal punto di vista dell'immagine (pur non essendo lui fascista per nulla). Il Sistema resisterà in Italia fino verso la fine degli anni cinquanta quando, ormai adottato da tutti, si inizierà a rendersi conto delle sue falle. Verrà infatti alla luce il fatto che solo le squadre più forti possono veramente permettersi di giocare con questo tattica, le più piccole invece per meglio proteggersi inizieranno ad adottare il cosiddetto Mezzo-Sistema che poi evolverà nel celeberrimo Catenaccio. Quest'ultimo, inizialmente osteggiato dalla stampa specializzata, si dimostrerà particolarmente adatto alle caratteristiche di gioco degli italiani ed avrà poi grandissimo successo nel corso degli anni.


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