Il riscatto di Danilo, l'uomo in più di Pirlo
Da Sassuolo a Sassuolo. Da quel 15 luglio 2020 a ieri sera, 10 gennaio 2021. Danilo segna il suo terzo gol italiano, il suo secondo al Sassuolo, nuovamente da fuori area, dopo che nella scorsa estate aveva trafitto i nero-verdi al Mapei Stadium. In mezzo? A cavallo tra la scorsa e l'attuale stagione di Serie A, il difensore brasiliano aveva ricevuto critiche, vissuto malumori ed incomprensioni all'interno del mondo Juventus, non essendo tanto convincente nel gioco di Sarri, secondo il modesto parere dei tifosi bianconeri. Ma cosa è cambiato da una stagione all'altra?
Danilo è diventato un vero e proprio insostituibile. Terzino destro in assenza di Cuadrado, terzino sinistro in assenza di Alex Sandro, all'occorrenza pure terzo nella linea difensiva a tre schierata più di una volta da Andrea Pirlo nella sua prima esperienza sulla panchina della Vecchia Signora: un tuttofare, quindi, sarebbe giusto dire, un giocatore chiave per duttilità, qualità tecnica e senso della posizione. Questo è cambiato tra la stagione 2019-20 e la stagione corrente: con Sarri sulla panchina juventina, il difensore era impiegato con molta meno regolarità, giocando esclusivamente da terzino destro nel 4-3-3 sarriano, alternandosi con lo stesso Cuadrado. Risultato? Mai un vera presa di consapevolezza nei propri mezzi, mai una continuità che, al contrario, Pirlo sta concedendo, tanto per emergenza quanto per meriti, all'ex Manchester City. Mentre l'ex tecnico del Napoli assegnava a Danilo compiti prettamente difensivi, lasciando spingere magari la corsia opposta (Alex Sandro nella fattispecie), l'allenatore bresciano ha reso il brasiliano importante anche nella fase di spinta, non facendogli però perdere l'abitudine e l'accortezza necessaria nella fase difensiva: ne è derivato quindi un Danilo attento, meticoloso e ben applicato nel difendere, ma che non disdegna nemmeno la fase di spinta, sia da terzino in uno schieramento a quattro sia da interno di una difesa a tre.
Non solo: i dati raccontano di un brasiliano quale terzo giocatore della Serie A per passaggi effettuati, quindi primo tra le fila bianconere. Segno dell'importanza in chiave tattica che Pirlo ha attribuito, differentemente da Sarri, al 29enne ex Real Madrid, fondamentale nella costruzione del gioco, abbassandosi, impostando e lasciando campo e spazio ad incursori come Chiesa, McKennie o Cuadrado. Ma le qualità di Danilo emergono anche quando non è egli stesso in possesso palla: pur agendo, spesso, da terzo difensore, il brasiliano si spinge oltre la metà campo avversaria, creando situazioni di vantaggio numerico e scompiglio tra le linee difensive avversarie, dove sa inserirsi perfettamente, come testimonia l'assist a McKennie nel gol del momentaneo 0-1 di Cesena, contro lo Spezia.
Infine, la presenza in mezzo al campo di Danilo mostra la sua importanza anche nelle situazioni di transizione negativa quando, lasciato come ultimo uomo soprattutto nelle situazioni di palla inattiva, grazie alle sue qualità fisiche da terzino, può disinnescare la transizione avversaria reagendo in tempi brevi sia per andare in anticipo sia per scivolare e andare in marcatura preventiva se il contrattacco si sviluppa per vie esterne.
Danilo è, quindi, l'incarnazione perfetta del calcio fluido, dinamico, senza ruoli e posizioni statiche voluto e proposto da Pirlo. Un calcio posizionale, di movimento e di letture, che consente di sviluppare una manovra fluida senza snaturare le caratteristiche dei giocatori: Danilo si è calato perfettamente nella parte, impostando, secondo anche quello che è stato il diktat di un suo ex allenatore come Guardiola, difendendo, coprendo e ripartendo. L'uomo in più di Pirlo, tanto costante, possiamo dirlo, quanto, a volte, invisibile, per lavoro di copertura, impostazione e prevenzione, fondamentale in una squadra propensa all'attacco come la Juventus. Riscatto, firmato Danilo.
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