Il ricordo di Napoli, la stima per Kean e l'attesa di Inter-Juve: parla Spalletti

Le parole di Spalletti dopo aver ricevuto il premio Panchina d'Oro.
Luciano Spalletti
Luciano Spalletti / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Luciano Spalletti, commissario tecnico della Nazionale, ha ricevuto il premio Panchina d'Oro 2022/2023. Il tecnico di Certaldo succede quindi a Stefano Pioli e, da Coverciano, ha parlato ai media presenti. Tanti i temi trattati, a partire ovviamente dall'importanza del premio, senza sottovalutare incursioni extracalcistiche (pensando a SInner) e riferimenti alla Nazionale (con particolare stima espressa per Kean).

Il premio e il ringraziamento a Napoli: "Panchinone d'Oro con l'Europeo? Quello sì, ma non ne voglio altre. Sono già troppe queste qui (ride, ndr), perché spero che questo premio lo possano vincere anche i miei colleghi bravissimi che non hanno potuto far vedere la loro qualità esercitando il mestiere. Ce ne sono tanti, come ho detto precedentemente. Devo ringraziare tutti quelli che mi hanno permesso di vincere questa panchina, a partire dai giocatori, il miei collaboratori, il direttore Giuntoli, la società con a capo Aurelio De Laurentiis, e una città magnifica che quando vedevo prima il video mi veniva quasi da piangere per quello che ho vissuto lì. A quella città vanno fatti particolari complimenti, perché in quel periodo ha saputo accogliere qualsiasi colore di qualsiasi altra maglia che avesse voluto festeggiare e gioire con il calcio. Ha fatto veramente vedere che il calcio bello, la vittoria vera è quella senza confini, dove tutti possono partecipare e divertirsi", riporta Calciomercato.com

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Sul miglioramento: "Non so dove possa essere migliorato e quale sia stato il vero cambiamento. So che mi sono sempre alzato presto la mattina, sono andato a vedere tutti i miei colleghi da cui ho potuto imparare tantissimo, ho dedicato tanto tempo al calcio e sono andato a cercare cose nuove, ad essere in evoluzione continua. Saper imparare, sistemare cose che hanno fatto altri, cercare di metterle dentro le caselle giuste che vorrebbe dire messi a servizio per poter far diventare migliori i miei calciatori, per poter far giocare la squadra meglio. La nostra prima qualità è di creare un ambiente in cui i giocatori si sentono a proprio agio e possono esprimere tutto il loro talento. Io non vinco niente, non butto la palla dentro".

Su Riva: "In questo momento in cui siamo felici di andare a ricordare Gigi Riva, che era il personaggio non personaggio, che usava l'essere personaggio per donare agli altri. Quando lui aveva la palla e mirava tra il palo della porta e il palo di sostegno la metteva sempre lì. Essere allenatori diventa difficile se non hai quella qualità e quella umanità".

Sul premio:"Me le sono fatte tutte le postazioni per arrivare a ct della Nazionale, so quale qualità ci sia nei colleghi. Ricevere la Panchina d'Oro significa ricevere la stima di allenatori fortissimi che hanno fatto vedere come si gioca al calcio al mondo intero. Sia in quel momento, sia in questo, è il massimo della felicità alla quale possa ambire uno che fa il mio lavoro".

Sulla Nazionale: "Ho cominciato a pensarci sin dal primo momento in cui ho ricevuto la telefonata di Gravina, per diventare ct. Ero in giardino a passeggiare con il mio cagnolino, da quel momento lì penso a questi tre anni, devo tentare di mettere a disposizione quello che ho, di essere migliore di quello che sono, consumare il mio tempo dentro quel pensiero lì. Non posso fare promesse di nessun genere, ma sono convinto che i nostri calciatori sapranno far vedere poi quello che è un po' il pensiero di tutti ad affrontarci, che avranno timore anche gli altri. Perché dentro le competizioni noi, come Italia, riusciamo sempre a subire questa forza per la storia che abbiamo, per quei calciatori che hanno vestito prima la maglia azzurra. Avere intorno Buffon per me è fondamentale, l'avevo apprezzato da calciatore ma ho potuto apprezzarlo ancora di più da collega e collaboratore. Pensa a 360°, pensa di poter essere quello che dà consigli avendo fatto errori in precedenza. Avere testimonianze vere diventa fondamentale per colpire nel sentimento i ragazzi. Se noi gli si portano storie belle come quelle che ha vissuto Gigi, diventa una scorciatoia per tirare fuori il massimo".

Sul derby d'Italia: "Mi aspetto una partita di quelle belle. Forse un cambiamento, se posso dire. Quando ho iniziato a fare questo mestiere c'erano delle situazioni e delle partite che mi creavano timore e apprensione, avevo quasi paura ad andare ad affrontarle. Quindi pensavo come tutelarmi, come difendermi, come compattare verso qualcuno che ti deve attaccare e aggredire. Ora la penso diversamente. La partita che fa sangue, quella che devi avere il coraggio di ribaltare i pensieri che ti vengono, per strappare il risultato. Per me la partita, che poi abbiamo sbagliato e perso, che mi dava queste sensazioni è la partita con l'Inghilterra. Non sono andato dentro a consumarla aspettando quelle successive per poterci qualificare, per me era quella lì. Poi l'abbiamo persa, ma i giocatori hanno avuto un atteggiamento giusto e corretto. Da quell'atteggiamento, da quella prova abbiamo argomenti per far credere ai giocatori che sia la strada giusta".

Sempre sull'essere ct: "Sei cosciente un po' di tutto, sistemi le cose per potere ricevere roba da tutti i calciatori, le componenti. Bisogna essere convinti di fare un calcio bello, di livello, che merita una Nazione e una storia come la nostra".

Luciano Spalletti
Italian Football Federation 'Panchina D'Oro' Awards / Gabriele Maltinti/GettyImages

Sulla questione centravanti: "Io ci metterei Kean, perché poi ha fatto vedere di essere un calciatore forte, bisogna andare ad avere l'opportunità, dentro queste convocazioni, di avere giocatori che possono fare anche altri ruoli, diventa fondamentale. E diventa fondamentale non sentirmi dire che questo calciatore se è in condizione, se è in forma, però c'è la partita che la può risolvere da solo... Io ho solo una gara da far bene, ho bisogno delle certezze. Quelli che hanno bisogno di essere stimolati possono stare a casa, io non stimolo nessuno. Se prendo gente e poi devo stimolarla vuol dire che ho sbagliato a convocare la persona. Hai addosso la maglia della Nazionale, la più bella di tutti, devi avere tu il tuo stimolo. Vieni qui, pettinato a festa, mettendo a disposizione tutto quanto per quella partita lì, non che io debba sperare che si abbia il vento a favore oppure il campo in discesa. Il campo è pari, dobbiamo essere al loro livello".

Su Sinner: "Tutto, ha quella semplicità, umanità, essere un ragazzo tranquillo, che ha fatto del lavoro, dell'umiltà, la sua forza maggiore... Io ci vorrò parlare con Sinner perché ci saranno delle cose da assorbire, dalle quali uscirne più forti".

Sul campionato: "Per me il campionato italiano riceve da qualsiasi partite. Se uno vuole prendere le storie belle nel calcio, nel campionato, ce ne sono moltissime prendendo momenti delle partite e portare un contributo di crescita. In questo siamo perfetti, poi ci sono altre storie dove vogliamo rimanere quelli, cioè le sconfitte le viviamo come fossero la fine del mondo. Prima si poteva andare a prendere la maggior parte delle convocazioni da tre squadre sole, cioè Juventus-Milan-Inter che portavano il blocco squadra, ora prendiamo giocatori dall'Atalanta, dal Sassuolo e dal Genoa. Tutte le cose che propongono le partite sono un contributo importante".